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sabato 25 ottobre 2014

Cronache di Leggende Perdute - XVII

Il sole alto in cielo picchiava sul brullo terreno, arso dalla calura.
La carovana era ormai in viaggio da diverse ore, intorno ad essa si estendeva in ogni direzione il desolato paesaggio fino all'orizzonte, spezzato unicamente da qualche alberello e pochi arbusti ormai completamente rinsecchiti.
I mercenari marciavano ai fianchi dei carri dandosi il cambio ogni ora circa, rimanere esposti al caldo torrido del deserto più a lungo avrebbe sfiancato anche il più forte dei guerrieri.
Yarost' era seduto al fianco del cocchiere della prima carrozza, scrutava la mappa mentre con un binocolo osservava attentamente il paesaggio, dando direzioni per raggiungere la destinazione.
Alea era sdraiata sul tetto della stessa carrozza, coperta dalla sua cappa, riparava gli occhi dal sole con un braccio.
Lo Sthula si arrampicò sulle scalette e affacciandosi osserò la Bekku e tirò un profondo sospiro.
"Non si stanchi troppo Madama, non vorrei che un fiore si delicato possa rovinarsi." Disse con tono ironico.
"Siamo ancora lontani dale Terre di Fuoco e non ci arriveremo prima di domani continuando di questo passo. Questa zona è sicura, meglio conservare le energie fino ad allora, ci serviranno."
"E cosa ti fa pensare di essere fuori pericolo?"
Alea non rispose ma con la coda indicò un punto in lontananza. Osservando col binocolo Yarost' potè individuare la zona, un'oasi nel mezzo del deserto.
"Quella è l'ultima oasi prima delle Terre di Fuoco, consiglio di fermarci lì per la notte, ci vorranno comunque ancora diverse ore per raggiungerla." Disse ghignando.
Yarost' sbuffò, ridiscese e tornando a sedere controllò nuovamente la mappa. L'oasi era effettivamente marcata e distava almeno altre cinque ore di viaggio dai confini delle Terre di Fuoco.
"Dannata gatta, come diamine fa ad orientarsi così facilmente nel deserto anche dormendo?" Dopo il suo sfogo, diede nuove indicazioni al cocchiere, cambiando la direzione della carovana.
Quando raggiunsero l'oasi, il sole era ormai quasi tramontato del tutto. Alcuni degli uomini piazzavano le tende per la notte sotto le direzioni del massiccio Sthula, altri raccoglievano acqua per il viaggio. Alea nel mentre perlustrò il perimetro dell'oasi, assicurandosi che il luogo fosse sicuro e tracciando dei glifi di protezione tutt'intorno.
Diversi falò fuorno accesi ed il cuoco della compagnia preparò un calderone pieno di stufato, la Bekku era la prima della fila.
"Stufato, ottima idea, le notti nel deserto sono molto fredde. Mangiate e riposatevi, da domani entreremo in territorio nemico!" Disse Yarost' agli uomini.
Dopo aver gustato la sua porzione, Alea balzò agilmente sul tetto di uno dei carri.
"Mi occupo io del turno di guardia, lascia che i tuoi uomini riposino. D'altronde hanno marciato per quasi tutto il giorno."
"È per questo che hai dormito per tutto quel tempo? Carino da parte tua, non me lo sarei mai aspettato." Rispose lo Sthula con tono ironico.
"Uno dei vantaggi della vita da avventuriera è che non ricevo mai ordini. Gestisco il mio lavoro come meglio credo, l'importante è raggiungere l'obiettivo." Disse, poi guardando Yarost' con un sorriso beffardo continuò "E fin ora non ho mai fallito!"
La notte passò velocemente ed in tutta tranquillità, come previsto da Alea, e alle prime luci dell'alba i mercenari erano già intenti a smontare l'accampamento per riprendere il viaggio.
Ben presto il panorama iniziò a cambiare, il piatto orizzonte lasciò spazio ad una serie di canyon ed altipiani, non meno brulli o desolati rispetto al deserto. Quanto meno il cambio di colore tra il giallo del terreno sabbioso e il più scuro ocra dell'arenaria rendeva la vista meno dolorosa per gli occhi.
Le Terre del Fuoco erano ormai vicine.

sabato 18 ottobre 2014

Cronache di Leggende Perdute - XVI

Il mattino giunse in fretta, le prime luci dell'alba filtravano dai lati delle tende, illuminando fiocamente la stanza della locanda.
Al si svegliò, il suo volto colpito da un raggio di sole, e stopicciando gli occhi si alzò dal letto.
Si guardò intorno ma di Alea non vi era traccia. Cercò ovunque nella stanza, nel piccolo bagno, dentro l'armadio, persino sotto le coperte del letto.
"Benedetta ragazza, dove si sarà cacciata?"
La porta si aprì improvvisamente ed Alea fece il suo ingresso lanciando un rotolino alla cannella in direzione di Al, che riuscì con non poca difficoltà ad afferrarlo prima che cadesse al suolo.
"Su, mangia e preparati, abbiamo una carovana da scortare!" Disse prima di addentare uno dei dolcetti che stava trasportando.
Pochi minuti dopo le ragazze erano pronte per il viaggio, uscendo dalla locanda in silenzio salutarono Lelei intenta a trafficare dietro al bancone e si diressero verso i grandiosi cancelli della città.
Appena fuori dalle grandi mura, un folto gruppo di mercenari circondava i cinque carri della spedizione.
Il capo della spedizione, un grosso Sthula reso ancora più massiccio dall'imponente armatura che indossava, attirò l'attenzione dei soldati di ventura ed iniziò a spiegare  gli obiettivi della missione.
"Il mio nome è Yarost' Vetra, comandante delle Lame Sanguinarie. Seguite alla lettera i miei ordini e tornerete tutti a casa interi... più o meno. Fate di testa vostra e vi assicuro che non rivedrete un altro giorno. Chi non se la sentisse di affrontare questo viaggio è libero di andare via ora."
Alcuni dei combattenti meno coraggiosi abbandonarono il gruppo per tornare in città.
Lo Sthula proseguì.
"Bene, ora che ci siamo liberati degli scocciatori, proseguiamo. Come probabilmente già sapete, il nostro scopo è quello di far arrivare questi cinque carri intatti a Kadala Nadara."
"Ancora non capisco perché dobbiamo viaggiare con questa gente." Chiese Al ad Alea.
"Ascolta e capirai." Rispose la Bekku senza aggiungere altro.
"Dovremo attraversare le Terre di Fuoco per giungere alla nostra destinazione. Sebbene gli elementali siano pacifici, quelle dannate lucertole che li venerano non saranno altrettanto amichevoli. Con un po' di fortuna incontreremo poca resistenza, ma nella peggiore delle ipotesi ci ritroveremo a dover affrontare orde di Pallikal come non ne avete mai visti prima."
La piccola si rivolse nuovamente ad Alea con sguardo perplesso.
"Non avremmo fatto prima con un'Aeronave? Perché affrontare questo pericolo?"
Alea allungò il braccio e mostrò ad Al tre dita.
"Uno, per prendere un'Aeronave serve una licenza che non abbiamo. Due, siamo rimaste senza fondi. Tre, perché così è più divertente!"
Yarost' divise i mercenari in 4 gruppi ed assegnò a ciascuno dei compiti diversi. Alea che si era tenuta in disparte fino a quel momento si avvicinò al massiccio Sthula, dandogli dei colpetti sulla spalla per attirare la sua attenzione.
"E tu chi saresti?" Chiese dopo essersi girato ed aver osservato attentamente la Bekku e la piccola di fianco a lei.
"Non mi sembri un mercenario e non credo che questo sia un luogo adatto ad una bambina."
"Sul primo punto hai ragione, sono un'avventuriera, non una mercenaria. Per quanto riguarda la tua seconda osservazione, posso assicurarti che questa bambina è più che capace di badare a se stessa."
Lo Sthula continuò ad osservarle attentamente per dei lunghi secondi.
"Ah sì, mi avevano detto che un avventuriero aveva accettato la richiesta. Non avrei mai pensato che qualcuno di quegli incapaci fosse anche tanto stupido da rischiare la vita per un lavoro simile, né tanto meno mi sarei aspettato una Bekku. Se ne vedono proprio di tutti i colori."
"Beh, se non ti dispiace, io vado a prendere il mio posto su quel carro lì. Vieni Al!" Ed indossando la sua cappa da viaggio si sedette di fianco al conducente del primo carro.
"Vedi di non farti ammazzare!" Gridò lo Sthula e dopo aver terminato gli ultimi preparativi, ordinò alla carovana di iniziare il viaggio.

sabato 11 ottobre 2014

Cronache di Leggende Perdute - XV

Evard rimase in silenzio, ponderando sulla mole di informazioni ricevute. Nonostante i suoi studi sull'antica civiltà, mai avrebbe pensato che la causa della sua scomparsa potesse essere un'arma.
"È difficile credere che un'arma, per quanto potente, possa avere distrutto tutta la civiltà Ilbechin. Dopotutto l'Impero si estese su quasi tutta Samuha. Non avrebbe dovuto spazzare via l'intero pianeta?"
Al non rispose immediatamente, sapeva che il vecchio Teyvam non avrebbe accettato una risposta che non fosse stata esauriente.
"L'arma non va pensata come un semplice strumento, non è infatti una spada, un fucile o un catalizzatore magico, eppure è tutte le cose in una." fece una breve pausa.
"Come avete visto, il frammento è facilmente scambiabile per una gemma di risonanza, questo perché è stata costruita per essere una replica di una gemma. Ciò che più temevano gli Ilbechin era l'ignoto, e solo con la conoscenza è possibile sconfiggerlo. L'arma è un ricettacolo che contiene tutta la conoscenza del nostro mondo, passata, presente ad anche futura."
Il vecchio comprese ed immediatamente, senza pronunciare parola, tirò fuori da un cassetto della scrivania una pergamena, penna e calamaio, ed iniziò a scrivere.
Dopo poco terminò la stesura del documento, vi appose un timbro e lanciò un incantesimo sul pezzo di carta, poi lo arrotolò e lo sigillò con la ceralacca.
"Questo," disse ad Alea porgendole la pergamena.
"È il documento che attesta la vostra proprietà della gemma. Inoltre è anche un mandato speciale, che vi autorizza ad accedere alle più importanti locazioni archeologiche di Samuha, per la ricerca dei restanti pezzi." Detto ciò si alzo dalla sedia e accompagnò le due Bekku fino all'uscita del museo.
"Solo una domanda rimane," Disse prima che le due si incamminassero per la strada.
"Se l'arma è stata smantellata, l'utilizzatore..."
"Non è più tra noi." Rispose Al.
Lo studioso sorrise.
"D'altronde come avrebbe potuto? Sono passate ben nove ere!" Salutò e rientrò nel suo museo per immergersi nuovamente nei suoi studi.
Alea decise di tornare alla locanda, era ormai pomeriggio inoltrato e tutto quel parlare ed ascoltare l'aveva fatta stancare non poco. Stiracchiandosi si rivolse ad Al.
"Certo che non si finisce mai di imparare, ad esempio, tu come fai a sapere tutte quelle cose se sei la mia anima?"
Al saltò davanti ad Alea e sorridendo le rispose.
"Questo è un segreto!"
"Oh, ottimo! Adesso ho segreti anche con me stessa! Non bastavano tutti questi misteri ed un passato che non ricordo?"
Per tutto il tragitto fino alla locanda, la Bekku non potè far altro che ripensare alle nuove rivelazioni, a quell'arma che ha distrutto un'intera civiltà e a come tutto questo potesse in qualche modo essere collegato al suo passato. Dopotutto, la visita al museo aveva come scopo quello di imparare qualcosa in più su se stessa e sulla sua gemma.
I suoi pensieri però svanirono in fretta, l'odore del cibo e delle bevande avevano ormai pienamente catturato la sua attenzione. Alea raggiunse velocemente il bancone dove la mattina aveva parlato con Lelei, si sedette ed ordinò.
La Babama portò velocemente il cibo, riempiendo presto il bancone.
"Allora? Com'è andata la visita al museo?"
"Oh, befe! Ho fscopeffho faffe cofe!" Rispose la Bekku con la bocca ancora piena, mandò giù il boccone e continuò.
"Ma la cosa più importante è questa!" Mostrò la pergamena che il vecchio saggio le aveva dato.
"Ora avrò accesso a tutte le rovine Ilbechin di Samuha, anche se è sorto un piccolo problema..."
Per un momento si fermò, poi riprese a mangiare come se nulla fosse.
"Sono più che sicura che tu sia in grado di risolvere qualsiasi problema ti si pari davanti. In fondo, l'hai dimostrato più volte. Non ti arrendi mai, a volte davvero non so come tu faccia." E ridendo tornò a servire gli altri clienti del locale.
"Dunque che hai intenzione di fare ora?" Chiese Al. Sapeva bene che Alea non si sarebbe mai arresa nella sua ricerca, nonostante l'avviso sulla pericolosità del suo passato.
"Beh, questi frammenti sono pericolosi giusto? Se tu puoi tenerli al sicuro, allora sarà il caso di trovarli tutti. Domani si parte!"

sabato 4 ottobre 2014

Cronache di Leggende Perdute - XIV

La gemma ruotò vorticosamente attorno al piedistallo, la sua luce illuminava completamente la stanza.
"Cosa sta succedendo?"
Chiese il vecchio estremamente preoccupato.
"Non lo so, non era mai accaduto prima!" Alea era preoccupata quanto se non più di Evard.
Improvvisamente la gemma si fermò esattamente al di sopra del piedistallo, vibrando iniziò ad emanare onde di energia luminosa.
Al apparve, fuoriuscendo dalla pietra e fluttuando raggiunse la gemma poggiata sul piedistallo, che iniziò a risplendere a sua volta, come se fosse tornata in vita.
"Questa non è una gemma di risonanza." Spiegò Al.
"Non dovrebbe nemmeno trovarsi qui, questo è uno strumento molto pericoloso nel suo stato attuale."
Senza aggiungere altro, Al toccò la pietra, che nelle sue mani evaporò in uno sbuffo di energia, assorbito dalla gemma di risonanza.
Al scese dal piedistallo, tornando al fianco della Bekku e così fece anche la gemma di risonanza, tornando al suo aspetto normale.
Lo studioso rimase di stucco nell'assistere alla scena, mai nella sua lunga vita gli era capitato di assistere ad un evento simile, e tra lo stupore nel vedere Al materializzarsi e il pezzo più importante della collezione del museo sparire non sapeva da dove cominciare a porre le sue domande.
"Al! Restituisci subito quella gemma!" Gridò Alea infuriata, l'ultima cosa che avrebbe voluto sarebbe stato passare per una ladra.
"Non posso, ma suppongo siano necessarie delle spiegazioni. Sono sicura che anche Evard capirà e ci permetterà di tenere questa pietra."
Il Teyvam osservava attentamente la piccola Bekku, poi portando la mano al mento disse.
"Non ho capito molto di ciò che è appena accaduto, ma sono sicuro che ci spiegerai tutto, non è vero piccola?"
Fece poi cenno alle due di seguirlo, attraversando nuovamente il corridoio e l'atrio, giunsero ad una nuova porta che dava sull'ufficio dello studioso.
La stanza era di dimensioni modeste, una scrivania, due sedie per gli ospiti e libri, tanti libri, libri ovunque.
Il Vecchio tolse alcuni volumi appoggiati sulle sedie e li ripose tra le varie pile che decoravano la stanza.
"Prego, sedetevi pure."
Evard andò a sedersi alla scrivania, su quello che somigliava più ad un trono che ad una semplice sedia.
"Bene ragazze, che ne dite di cominciare dal principio?" Il volto dell'anziano era illuminato dalla curiosità, era evidente che la sua sete di conoscenza prevaleva anche nelle situazioni più complesse.
Alea raccontò di se stessa, della perdita di memoria e della sua estenuante ricerca del suo passato. Insieme ad Al raccontò degli ultimi avvenimenti, del viaggio a Rohe e del motivo della sua visita al museo.
"Interessante, molto interessante. E così sei riuscita a raggiungere il cristallo perduto di Thi'Saiuaela e ne hai persino sconfitto i guardiani. Incredibile, eppure sento che ciò che racconti sia la verità. Anche perché i rapporti della Guardia confermano il tuo racconto, almeno in parte, poiché nessuno ti ha mai vista uscire dalle rovine."
"Come fa a sapere del rapporto della Guardia?" Chiese Alea incuriosita.
"Beh, lo studio di quelle rovine è affidato a me. O almeno lo era finché non mi sono ritirato, sai, ad una certa età si inizia a risentire della stanchezza!" Il vecchio rise sonoramente.
"Ebbene dunque, questa gemma che in realtà non è una gemma, cosa sarebbe?" Chiese rivolgendosi ad Al.
Con un aria preoccupata, la piccola osservò prima Alea, poi il vecchio ed infine sospirò profondamente, iniziando a spiegare.
"Questa pietra simile ad una gemma di risonanza è in realtà una parte di un'arma, costruita dagli antichi Ilbechin."
Si fermò un momento, poi continuò.
"La dinastia imperiale era ossessionata dal potere. I reggenti erano convinti che solo diventando immortali avrebbero potuto mantenere la loro potenza e il controllo sulla popolazione. Fu così che iniziarono gli studi sull'incremento della vita e la clonazione."
Lo studioso rimase a bocca aperta, neanche lui era a conoscenza di tali dettagli.
Al proseguì con la spiegazione.
"Sulle targhe nelle rovine Alea ha potuto vedere come la vita dei reggenti fosse molto più lunga rispetto al normale, quelli furono i risultati degli studi. Tuttavia alcune persone temevano questa acquisita immortalità. Alcuni degli studiosi decisero di creare in segreto un'arma che potesse porre fine al dominio Ilbechin in caso di necessità. Questa gemma è un pezzo di quell'arma."
Il vecchio rimase in silenzio, cercando di riorganizzare le informazioni ricevute con quello che sapeva sugli Ilbechin.
"Dunque la calamità che pose fine alla terza era..."
Al annuì.
"Come gli studiosi avevano previsto, l'ultimo reggente impazzì. Aveva vissuto troppo a lungo, ed ossessionato dalla sua sete di potere iniziò a fare ricorso alla magia proibita, per diventare ancora più forte e soggiogare ciò che rimaneva degli altri imperi. Non ci fu scelta, l'arma andava usata. Immaginate, una singola persona con l'addestramento e l'esperienza, in qualche decennio può far diventare la propria gemma multicolore, cosa sarebbe in grado di fare chi ha secoli di vita da spendere?"
"E quindi l'impero Ilbechin fu sterminato così... non oso immaginare quanto possa essere potente e distruttiva quest'arma." Disse il vecchio.
"In realtà, l'arma non avrebbe dovuto causare tutta quella distruzione, ma il tempo stringeva e non riuscirono a completarla, il catalizzatore che avrebbe dovuto regolarne la potenza non era ancora maturo, così usarono un prototipo. I pochi sopravvissuti decisero di smantellarla e disperderla per il mondo, visto che non era possibile distruggerla. L'arma fu divisa tra i 12 studiosi rimasti, ed ognuno andò per la sua strada."