Visualizzazioni totali

sabato 28 giugno 2014

Cronache di Leggende Perdute - X

Alle prima luci dell'alba, Alea era già in piedi e fuori dalla casa.
Seduta sotto l'albero con i piedi nella fresca acqua del laghetto, ponderava sulla sua prossima mossa.
Guardando la luce filtrare tra le fronde ondeggianti, la bekku notò un particolare a cui non aveva fatto caso il giorno precedente. Il giorno era chiaro e luminoso, proprio come su Zemlya, tuttavia al posto del sole in cielo vi era quello che sembrava essere un enorme glifo magico, che risplendeva di luce propria.
"Ma cosa..."
Percependo una presenza alle sue spalle, Alea si alzò di scatto voltandosi.
Dietro di lei però c'era solo la piccola bekku.
"Per i Sette! Dovresti imparare ad annunciarti anziché apparire come un fantasma!"
Disse visibilmente scossa.
"Ma se ti ho chiamata ben tre volte!" Rispose la piccola.
"Eri talmente assorta nei tuoi pensieri che non mi hai nemmeno sentita."
Alea realizzò che dal suo arrivo a Rohe, era diventata molto più vulnerabile, era in qualche modo cambiata.
"Comunque..." Disse ricomponendosi. "Sono arrivata ad una decisione." Asserì parlando alla piccola.
"Non posso rimanere qui per sempre, devo tornare su Zemlya"
La bimba applaudì la decisione e ridendo allegramente si sedette sul prato.
"Dunque hai un piano?"
"Sì. Ma prima di tutto mi servono dei vestiti. Per quanto possa essere più comodo, non credo sia appropriato andare in giro così."
Chiudendo gli occhi per trovare la concentrazione necessaria, Alea provò nuovamente ad evocare le sue vesti da viaggio, ma ancora una volta senza successo.
La piccola osservava attentamente Alea, e le si avvicinò posandole una mano sul fianco.
"Ma perché non me lo hai detto subito?"
Disse, e schioccando le dita fece comparire i vestiti, ordinatamente ripiegati e puliti.
"In questo mondo siamo una d'avanti l'altra. Non c'è il legame telepatico come con la gemma. Se vuoi qualcosa devi dirlo."
Disse facendo la linguaccia.
Alea rimase un momento in pensiero, essendo abituata a canalizzare la sua volontà alla gemma non aveva immaginato una cosa tanto semplice.
Tornarono entrambe all'abitazione e una volta giunta alla sua stanza, prima di vestirsi, Alea si guardò allo specchio.
La sua figura slanciata era la stessa di sempre e quella che ci si aspetterebbe da una bekku in costante allenamento con lineamenti sinuosi ed eleganti, come quelli di un felino e nonostante le innumerevoli battaglie affrontate, neanche una cicatrice. A contraddistinguerla ulteriormente da tutte le altre persone del mondo poi, quelle strisce metalliche che le adornavano i fianchi e il disco alla base della coda, così perfettamente fusi alla pelle da sembrare una cosa unica.
"Non mi abituerò mai alla loro vista." Disse sospirando prima di vestirsi.
Pochi minuti dopo, uscì dalla stanza e si diresse in cucina, dove la bimba la attendeva.
"Eccomi. Sono pronta. Prima di andare però, dobbiamo metterci d'accordo.  Come ti devo chiamare? Mi fa strano usare il mio stesso nome."
La piccola portò una mano al mento e pensando disse.
"In effetti non è conveniente. Che ne dici di Al? Semplice e facile da ricordare, non trovi?"
Alea annuì.
"Bene Al, per la nostra prossima mossa mi servirà il grimorio. Ho intenzione di aprire un portale per Malkia'wa"
Al, sorridendo come sempre, evocò lo spesso tomo magico, porgendolo ad Alea.
"Sei sicura di ciò?  Non so se sia possibile creare un portale così.  Ci vorrebbe una quantità enorme di mana."
"Oh, ma non ho intenzione di creare un nuovo portale. Voglio solo riaprire quello che c'era già."
Al rimase in silenzio senza riuscire a comprendere ciò che Alea intendesse, non sapeva infatti di alcun portale da Rohe alla città. 
"La gemma non è più a Thi'Saiuaela, vero?"
"No, dopo essere diventata portale l'ho riportata per sicurezza... Ah! Ma come facevi a saperlo?"
"Non lo sapevo. Ma è ciò che avrei fatto io."
Disse sorridendo.
"Bene, è ora. Andiamo."
Uscendo dalla casa raggiunsero il grande albero col cristallo, da quel punto la visuale sul glifo in cielo era perfetta.
Aprendo il Grimorio, Alea iniziò ad imprimere sulla carta una serie di glifi e formule con una piuma evocata all'istante.
L'inchiostro generato dal mana raccolto dal cristallo si staccò dai fogli e prese a fluttuare in cielo. I caratteri e i simboli magici formarono una spirale che lentamente salì fino a giungere al grande glifo, che si aprì in un enorme varco.
L'energia iniziò a scorrere lungo i simboli fluttuanti, creando un vortice che sembrava voler risucchiare tutto ciò che vi era intorno.
Alea guardò Al un'ultima volta, le sorrise, chiuse il grimorio e saltò nelle correnti magiche.

sabato 21 giugno 2014

Cronache di Leggende Perdute - IX

Il cristallo incastonato nell'albero emetteva una flebile luce, a malapena visibile sotto i raggi del sole.
La minuta figura era di spalle, indossava un vestitino bianco ed un largo cappello dello stesso colore.
Immobile in quel punto, sembrava osservare qualcosa verso l'alto, solo la fresca brezza muoveva le sue vesti.
Alea si avvicinò lentamente per vedere meglio, e solo dopo qualche passo riuscì a capire che si trattava di una bambina, una piccola bekku, in quanto anche lei aveva una candida coda che spuntava fuori dal vestito.
Giunta sulla riva del laghetto, la bimba ne percepì la presenza e girò il capo lentamente.
Alea rimase di stucco nel vederla.
Il volto dai lineamenti delicati, i capelli color del platino e gli occhi d'oro e d'argento.
Quella che le si parava d'avanti era una piccola Alea, una sua copia identica ma da bambina.
"Finalmente ti sei svegliata!"
Disse la piccola con un sorriso radioso sul volto.
"Chi sei tu? Perché sei uguale a me?"
La bambina sorrise e tornando a guardare verso l'alto rispose.
"Davvero non mi risonosci? Eppure abbiamo passato così tanto tempo insieme."
Una forte folata di vento costrinse Alea a pararsi il volto con un braccio per evitare che foglie e polvere le finissero negli occhi.
Quando scostò la mano tuttavia la piccola bekku non era più d'avanti a lei.
Alea si guardò intorno per cercarla, ma di lei non vi era alcuna traccia.
"Quassu!"
La voce della piccola provaniva dall'alto.
Seduta su di un ramo dondolava le gambe e rideva allegramente.
"Quando..."
Ma Alea non fece in tempo a terminare la domanda che la piccola, con un rapido balzo, scese dal ramo ritrovandosi al suo fianco.
"Per me tutto è possibile." Sussurrò, correndo poi verso la casa ridendo.
La bekku si voltò stupita e si diresse anche lei verso l'abitazione.
Seduta al tavolo della grande cucina, la piccola sembrava essersi addormentata.
Alea si avvicinò lentamente e silenziosamente, poi le posò una mano sulla spalla per svegliarla.
Una sensazione di calore e familiarità la pervase, dandole l'impressione di averla conosciuta da sempre.
Quel morbido calore, quel senso di pace e quiete erano gli stessi che provava ogni volta che usava la sua gemma.
"Finalmente hai capito?"
Disse la piccola Alea alzandosi dal tavolo e stropicciando gli occhi.
"Io sono te, io sono la tua anima, e questa è Rohe."
Rohe,  la terra degli Spiriti. Un mondo parallelo dove le anime, sia dei vivi che dei defunti, vagano in attesa di essere richiamate, peregrinando per l'eternità. O almeno così raccontano i bardi.
Un'antica leggenda narra che solo i possessori delle gemme di risonanza possano avere un contatto con Rohe, nei loro sogni, dove possono incontrare le proprie anime.
"Quindi questo è un sogno? Posso parlarti perché sto sognando?" Chiese Alea un po' sconvolta dalla rivelazione.
"No. Questo non è un sogno. Tu sei tangibile. Le Anime Affini, come le chiamaimo noi, quando arrivano dal sonno, appaiono come dei fantasmi."
Rispose la piccola bekku.
Alea si sedette e chiuse gli occhi, doveva elaborare le informazioni ricevute, le sembrava di essere in un incubo dal quale si sarebbe improvvisamente svegliata da un momento all'altro.
Nella sua mente cercava di ripercorrere gli avvenimenti che l'avevano portata in questo luogo. L'indizio del ladro misterioso, le rovine di Thi'Saiuaela, il combattimento con le statue dei reggenti, e poi quello spazio infinitamente vuoto, del quale non ricordava molto, se non la sensazione di disagio e il desiderio di riavere la gemma al suo fianco, mentre cadeva in un sonno profondo.
Fu allora che comprese, riaprendo di scatto gli occhi e ritrovandosi la faccia della piccola a pochissimi centimetri dal naso.
Indietreggiando d'istinto, perse l'equilibrio sulla sedia, cadendo rovinosamente a terra.
"Hahaha! Sei buffa sai?"
"Buffa io? Cosa ti aspettavi che facessi ritrovandomi improvvisamente qualcuno così vicino?"
Disse mentre si rialzava massaggiandosi la coscia che aveva sbattuto sul pavimento.
"Quando ero in quello spazio, la voce che sentivo, quella risata... eri tu!"
La piccola annuì, porgendo una mano ad Alea per aiutarla a rialzarsi.
"Le tue memorie sono state sigillate dentro di me. Quello che sai, chi sei, le tue abilità, sono un potere troppo forte per lasciare che qualcuno possa trarne vantaggio." Iniziò a spiegare.
"Per questo non ricordi più nulla. Il luogo in cui ti trovavi avrebbe risvegliato le memorie perdute, e per evitare che ti autodistruggessi ti ho fatta entrare in un sonno profondo e ti ho portata qua."
Alea scosse il capo, la sua ragione di vita fino ad allora era stata la ricerca del suo passato, ed ora che lo aveva quasi raggiunto si vedeva il cammino bloccato.
"Ma perché? Perché non posso sapere chi sono? Se le mie abilità sono così pericolose, perché semplicemente non bloccare quelle?"
La piccola chiuse gli occhi e mosse la testa in segno di diniego.
"Il tuo nome è stato cancellato da ogni testo, se la gente oggi sapesse chi è Alea Yanglea, farebbe di tutto per averti sotto il suo controllo. Non posso rivelarti altro, non è ancora giunto il momento."
"Il momento? Il momento per cosa?" Chiese infuriata.
"Porta pazienza, un giorno ti sarà rivelato tutto e allora capirai."
Si era fatto buio nel mentre, e una coltre di stelle aveva reso il panorama ancora più suggestivo, con la luce del cristallo che si specchiava nel laghetto, creando un gioco di colori e riflessi simile a quello dell'aurora boreale.
Alea osservava quel cielo stellato dalla finestra della sua stanza, non riconosceva alcuna di quelle costellazioni, e nemmeno le due lune di Zemlya erano visibili.
Sdraiandosi sul letto si infilò sotto le coperte e chiuse gli occhi, e ripensando alla giornata appena trascorsa si addormentò.

sabato 14 giugno 2014

Cronache di Leggende Perdute - VIII

La luce del sole filtrava lievemente attraverso le leggere tende verdi.
I raggi accarezzavano quel volto dai lineamenti delicati e si riflettevano su quei lunghi capelli del colore del platino.
Una lieve brezza mosse le tende e il sole riempì la stanza.
Le palpebre si strizzarono ed uno sbadiglio profondo separò quelle rosee labbra che fino a poco fa erano delicatamente poggiate tra loro.
Stiracchiandosi per scrollare il sonno di dosso, Alea spalancò i felini occhi eterocromi. Si guardò intorno cercando di capire dove si trovasse. Togliendosi le coperte di dosso, scese dal letto.
Non aveva nulla indosso e nella stanza non c'era alcun vestito. L'armadio era vuoto e non c'era niente nemmeno nei cassetti.
"La mia gemma! Dov'è?"
Il ciondolo non era al suo collo e non ne percepiva la presenza da nessuna parte. Provò ad evocare le sue vesti da viaggio ma non accadde nulla.
Senza perdere altro tempo raggiunse la porta della sua stanza e ne uscì. Il corridoio non era molto lungo e solo un'altra stanza era presente sul lato opposto.
Avvicinandosi con cautela appoggiò l'orecchio alla porta per sentire se ci fosse qualcuno all'interno.
Non percependo alcun rumore, Alea aprì la porta ed entrò.
La stanza era identica alla sua, sbirciò quindi in giro sperando di trovare la sua gemma o almeno qualche vestito, ma senza alcun risultato.
Decise quindi di scendere le scale in fondo al corridoio per esplorare il piano inferiore.
Le scale davano su un disimpegno arredato in maniera rustica, piccoli quadri raffiguranti il susseguirsi delle stagioni erano appesi sulle pareti. Un tavolinetto piazzato a ridosso delle scale sosteneva un vaso in ceramica con fiori di campo ancora freschi. Ai lati del tavolino due sedie di canapa completavano la composizione. Dalla grande porta a doppio battente lì di fronte non proveniva alcun suono, Alea decise quindi di proseguire.
La grande cucina abitabile faceva anche da ingresso, con una porta che dava sull'esterno dal lato opposto della stanza.
Le grandi finestre lasciavano passare la luce del sole che illuminava l'intera stanza. Solo il grande tavolo in legno separava la bekku dall'uscita.
Senza preoccuparsi minimamente della sua nudità, come se non le importasse per nulla, Alea varcò la soglia, ritrovandosi sul portico esterno. Lo spettacolo che le si parò innanzi la lasciò senza fiato. La casa si trovava su una piccola isola fluttuante. Un grande prato fiorito sospeso nel cielo, circondato da immense cascate. Un piccolo ruscello di acqua pura divideva quasi a metà quella peculiare isoletta, sfociando in un lagetto poco distante, con un unico, maestoso albero al suo centro.
Inglobato nel fusto dell'albero vi era un cristallo enorme, iridescente proprio come la sua gemma.
E ai piedi dell'albero, una figura minuta che guardava verso l'alto.