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giovedì 10 dicembre 2015

Cronache di Leggende Perdute - XXXIV

Il mattino seguente, Alea si svegliò all'alba. L'idea di dover attraversare una tempesta eterea la turbava.
Senza la protezione di un cristallo, addentrarsi in quel mare di etere concentrato sarebbe stato un suicidio.
"A cosa potrebbe mai servire potenziare il mio spirito? Anche con una barriera magica non potrei fermate completamente quei fulmini. Il minimo errore e comunque mi ritroverei a Rohe." Disse tra se e se.
Uscì dalla piccola locanda del villaggio per fare due passi, l'aria frizzante la rinvigorì.
Le strade erano ancora deserte, un silenzio quasi surreale circondava il paesaggio. Non si muoveva una foglia e la nebbia stava ormai diventando foschia, diradandosi a poco a poco..
"C'è qualcosa che non va, troppo silenzio." Pensò la Bekku portando istintivamente la mano alla spada.
Un sibilo sferzò l'aria e Alea fece appena in tempo a scansarsi quando una freccia si conficcò nello stipite della porta.
"I riflessi non ti mancano, straniera. Ma riuscirai a schivare anche questo?"
La voce di ragazza proveniva da lontano ma la Bekku non ebbe tempo per individuarla. Altri dardi arrivarono in rapida successione, ne schivò un paio e ne respinse altri due con la spada ma non fu abbastanza rapida da evitare anche l'ultimo che le colpì di striscio la gamba.
"Sei molto più abile di quanto pensassi, ma ormai non hai scampo. La freccia è cosparsa di un potente veleno paralizzante e presto non potrai più muoverti."
Alea sentiva la sostanza che iniziava ad agire, la sua gamba era intorpidita e faceva fatica a muoverla, ma nonostante ciò non si diede per vinta.
"Non so chi tu sia, ma se pensi che questo espediente possa fermarmi ti sbagli di grosso!"
Prelevò dalla piccola borsa legata alla cintura una fiala con un liquido argenteo e l'aprì, trangugiandone il contenuto.
"Un antidoto? Il suo effetto non sarà mai veloce come una freccia!"
“Ti sbagli, non è un antidoto.”
La Bekku chiuse gli occhi, le sue orecchie incominciarono a sondare l'aria freneticamente, ogni singolo rumore era ora percepibile, i fili d’erba mossi dalla lieve brezza, le fronde degli alberi in lontananza, lo scrosciare del ruscello dietro al villaggio. Finché non si fermarono di colpo qualche istante dopo.
"Trovato!"
Il suono dell'arco in tensione ed il respiro controllato per non perdere la mira erano facilmente captati, così come il battito accelerato.
Alea sorrise e rimase immobile.
"Non so chi tu sia ne cosa tu voglia da me, ma una cosa è certa. Non scaglierai quell'ultima freccia."
"E cosa te lo fa pensare?"
Riaprendo gli occhi puntò la lama verso la cima di un albero in lontananza.
"Il fatto che so dove ti trovi."