La base a sostegno del cristallo era molto simile a quella delle fontane. Un cerchio perfetto in cermet, con altorilievi raffiguarnti persone che rendevano omaggio ai reggenti e al cristallo stesso.
La luce lampeggiante che catturò l'attenzione di Alea proveniva da quello che sembrava essere un piedistallo, identico a quelli che reggevano le placche metalliche vicino alle fontane. Tuttavia su di questo non era presente alcuna placca, ma una lastra trasparente.
La curiosità era forte, quella luce quasi ipnotica, e la Bekku si avvicinò per vedere meglio.
Le antiche lettere dell'alfabeto Ilbechin comparivano e scomparivano su quello strano aggeggio.
"La via per la verità passa attraverso se stessi"
Senza farci troppo caso, Alea appoggiò la sua mano su quella fredda lastra.
Le lettere precedentemente mostrate scomparvero, e dei disegni animati apparvero al loro posto, libri che si aprivano e le lettere al loro interno che scorrevano verso la mano poggiata sul vetro.
"Senza dubbio gli Ilbechin non erano privi di fantasia."
Mentre le lettere raggiungevano la mano, Alea avvertì un cambiamento. Sentiva un formicolio alla mano, ma non riuscì a rimuoverla dal vetro, come se il braccio fosse paralizzato. Una luce rossa iniziò a lampeggiare dalla lastra, per poi scomparire assieme alla luce emanata dal cristllo.
Lo spazio intorno a lei iniziò a distorcersi, come se tutto stesse venendo risucchiato.
Non capendo cosa stesse accadendo, Alea si girò istintivamente per guardarsi intorno, ma non c'era nulla da vedere.
La città era scomparsa. L'enorme cristallo non era più di fronte a lei. Solo un vuoto infinito la circondava, senza pavimento, senza soffitto. Vuoto in ogni direzione.
Nessun suono poteva essere udito, e nemmeno la sua voce si propagava in quello spazio.
Il terrore la assalì improvvisamente, un brivido freddo le percorse l'intera schiena fino alla punta della sua lunga coda, facendo rizzare il morbido pelo candido.
La sua gemma di risonanza iniziò a brillare e fluttuare, staccandosi dalla catenina alla quale era legata e allontanandosi da lei.
I suoi abiti svanirono, ed Alea rimase sospesa in quello spazio, nuda.
Il suo corpo era diventato rigido e pesante, non eseguiva i suoi ordini, rendendola incapace di raggiungere la sua gemma, che rimaneva immobile di fronte a lei, così vicina ma irraggungibile.
I caratteri delle piccole placche metalliche sulla coda e sui fianchi si illuminarono di azzurro, come la luce dei cristalli, mandando scosse per tutto il suo corpo.
I sensi si affinarono, le sue pupille si dilatarono fino ad occupare tutto lo spazio dell'iride, permettendole di vedere in quello spazio infinito. Riusciva a sentire l'odore della sua pelle e percepire da esso la sua paura, le sue orecchie si agitavano incontrollabilmente, captando il profondo silenzio ormai più insostenibile di qualsiasi rumore. Sentiva pesante sulla pelle la fredda aria che la circondava.
La sua mente fu invasa da immagini, luoghi lontani, paesaggi suggestivi, battaglie dimenticate, grandi guerre e lunghi periodi di pace.
Tra le immagini vi era quello che sembrava essere un laboratorio. Fiale contenenti liquidi fluorescenti poggiate su tavoli metallici. Capsule in vetro e cermet fiocamente illuminate, contenenti gli stessi liquidi ma anche quelle che sembravano essere persone al loro interno.
Uomini e donne con camici bianchi e maschere per nascondere la propria identità, osservavano fogli e discutevano. Impossibile capire però cosa dicessero.
L'unica cosa che accomunava queste visioni, era lei.
La gemma rimaneva lì, fluttuante. Iniziò a vibrare e a roteare su se stessa, emettendo un suono limpido e cristallino, ed Alea ebbe come l'impressione che stesse ridendo.
Tutti i pensieri che fino a quel momento avevano affollato la mente della Bekku, svanirono uno dietro l'altro, facendola calmare e rilassare, fino a che non fu più in grado di mantenere gli occhi aperti.
Lentamente cadde in un lungo sonno profondo, privo di sogni, privo di sensazioni, accompagnato solo dal dolce suono della gemma.
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