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sabato 13 giugno 2015

Cronache di Leggende Perdute - XXXII

Lo scrosciare della pioggia ed il frastuono dei tuoni destarono Alea dal suo sonno.
Il cielo era oscurato dalle fitte nubi che sembravano estendersi senza fine.
Dopo aver riposto la tenda da viaggio nello zaino, la Bekku non perse altro tempo e si rimise in cammino, questa volta con la spada al fianco.
La fitta pioggia rendeva la visuale difficile ed il terreno fangoso non facilitava il cammino. Passarono un paio d'ore prima che il paesaggio iniziasse a cambiare.
Lo sconfinato spazio erboso era ora interrotto da qualche albero da frutto.
Controllando la bussola per sicurezza, Alea proseguì il cammino. Mancava ormai poco al villaggio che sarebbe dovuto essere visibile all'orizzonte.
Bastarono infatti pochi minuti di marcia affinché il profilo delle case apparve in lontananza.
La pioggia si fermò lentamente e per quando la Bekku raggiunse l'entrata del villaggio anche le nuvole iniziarono a diradarsi.
"Finalmente, non ne potevo più di tutta quell'acqua."
"E se ne prevede ancora molta!"
La voce di un anziano colse Alea di sorpresa. Il vecchietto era arrivato di soppiatto alle spalle della Bekku senza fare il minimo rumore.
"E lei chi sarebbe?" Chiese Alea incuriosita dallo strano uomo.
"Oh, nessuno di importante. Sono solo un vecchietto che ormai passa le sue giornate a zonzo per il villaggio. Alla mia veneranda età non c'è molto da fare." Disse puntando lo sguardo nel vuoto.
"Uhm, certo. Capisco." Rispose la Bekku confusa. "Saprebbe per caso dirmi dove mi trovo e come posso tornare a Kadala Nadara?"
L'uomo sorrise come se la domanda fosse provenuta da un ingenuo bambino. "Questo è il villaggio di Feheloa, e mi spiace, ma non è possibile raggiungere la città di cui parli."
"Come sarebbe a dire? Perché non dovrebbe essere possibile?"
Il vecchio si guardò in torno accertandosi che non ci fosse nessuno abbastanza vicino da poter origliare.
"Seguimi ragazza, è meglio stare lontani da orecchie indiscrete."
Alea annuì e seguì l'anziano. I paesani la osservavano al suo passaggio come se non avessero mai visto uno straniero prima.
Arrivati all'ingresso di una piccola casa il loro breve viaggio terminò.
"Prima le donzelle!" Disse il vecchio aprendo l'uscio cigolante.
La Bekku avanzò attraversando la porta verso la stanza buia. Bastarono pochi secondi affinché la sua vista si adattò alla poca luce. L'uomo la seguì subito dopo, richiudendo attentamente la porta senza fare rumore.
"Bene, qui non dovrebbe poterci sentire nessuno"
Alea però non si sentiva al sicuro e pensò di essere stata troppo avventata nel seguire così quello sconosciuto che, nonostante l'età avanzata, era riuscito a coglierla di sorpresa. 
"Ragazza, prima che ti riveli ciò che desideri conoscere, potresti togliere quelle orecchie e quella coda finte?"
La Bekku osservò il vecchietto stupefatta, pensando che forse la demenza senile lo affliggesse.
"Mi scusi buon uomo... ma queste non sono orecchie finte." Rispose muovendo le appendici per mostrarne la genuinità.
"Per i Dodici!" Esclamò l'anziano. "Non è possibile!"
Con scatto fulmineo si avvicinò ad Alea afferrandone la coda.
"È... è vera!"
Alea non fu rapida abbastanza da schivare la mano del vecchio, ma comunque non gli permise di mantenerle la coda a lungo.
"Cosa crede di fare?" Chiese adirata estraendo la spada pronta a difendersi.
L'uomo si inginocchiò prostrandosi al suolo.
"Mi perdoni, Emissario, non era mia intenzione mancarle di rispetto."

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