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mercoledì 1 giugno 2016

Cronache di Leggende Perdute - XXXV

"Impossibile, e anche se fosse, sono troppo distante!"
Alea iniziò a mormorare parole arcane, scariche elettriche cominciarono a scorrere sul filo della lama e nuvole scure presero a formarsi su di lei. In un istante un fulmine discese dal cielo, colpendo la lama e venendo catapultato verso l'albero.
Il tuono fu accompagnato dal grido dell'arciera.
Tirando un sospiro di sollievo, la bekku rinfoderò la sua spada e si lasciò cadere in ginocchio, il veleno paralizzante le aveva ormai completamente bloccato le gambe.
"Non si può dire di certo che la mia vita sia noiosa..." disse tra se e se.
"Wow! Sei davvero un portento! Non credo di aver mai conosciuto una persona forte come te!"
Di fianco ad Alea si sedette una giovane dalle gambe longilinee, capelli color avorio e lunghe orecchie che puntavano il cielo, leggermente abbrustolita dalla scarica elettrica appena ricevuta.
"Sei qui perché vuoi un'altra carica o possiamo riposare un po'? Fare moto di prima mattina non mi dispiace, se non ho le gambe paralizzate"
La Lepur rise.
"No no, tregua, anche io non mi reggo più in piedi. Tieni, prendi questo"
Disse porgendo una fiala ad Alea.
"È l'antidoto, farà effetto in pochi minuti."
La bekku prese la fiala e la osservò sospettosa.
"Oppure puoi sempre attendere che finisca la paralisi... tra qualche ora."
Alea trangugiò il contenuto della boccetta, l'idea di starsene seduta in mezzo alla strada per ore non l'allettava poi troppo.
In breve tempo l'intorpidimento svanì e sebbene con un po' di fatica riuscì a rialzarsi.
"Quindi è così che fate per conoscere la gente da queste parti? Tentando di ucciderla?"
"Hahaha, no, volevo solo capire cosa aspettarmi da te in caso di pericolo. Mi chiamo Leorina e sarò la tua guida per la piana della tempesta eterna."
La bekku tese la mano alla lepur, aiutandola a rialzarsi.
"Sono Alea e faccio un po' di tutto, corriere, guardia del corpo, investigatrice... qualsiasi cosa serva. Anche se ultimamente sembra che sia solo in grado di cacciarmi nei guai."
Rialzatasi, Leorina cercò di sistemarsi un po', scrollando la polvere di dosso.
"So che dovrai attraversare la tempesta, ma sinceramente penso che sia una pazzia."
"Stando a ciò che ha detto il vecchio pazzo, è l'unico modo che ho per tornare nel mio mondo. Anche se devo dire che di solito non ho tutti questi problemi in combattimento."
"Beh, il viaggio è lungo, e sicuramente avremo entrambe modo di affinare le nostre abilità prima dell'arrivo."
"Lo spero, l'ultima cosa che voglio è rimanere fritta."
"Allora prepariamoci immediatamente per il viaggio! L'emporio è piccolo ma dovrebbe avere tutto il necessario per ora. Ci fermeremo in qualche città per comprare il resto."
Le due si diressero verso il mercato del paese dove acquistarono viveri, una nuova tenda, delle bisacce e sacchi a pelo.
Così pronte si incamminarono per il sentiero che usciva dal villaggio, verso la piana della tempesta eterna.

giovedì 10 dicembre 2015

Cronache di Leggende Perdute - XXXIV

Il mattino seguente, Alea si svegliò all'alba. L'idea di dover attraversare una tempesta eterea la turbava.
Senza la protezione di un cristallo, addentrarsi in quel mare di etere concentrato sarebbe stato un suicidio.
"A cosa potrebbe mai servire potenziare il mio spirito? Anche con una barriera magica non potrei fermate completamente quei fulmini. Il minimo errore e comunque mi ritroverei a Rohe." Disse tra se e se.
Uscì dalla piccola locanda del villaggio per fare due passi, l'aria frizzante la rinvigorì.
Le strade erano ancora deserte, un silenzio quasi surreale circondava il paesaggio. Non si muoveva una foglia e la nebbia stava ormai diventando foschia, diradandosi a poco a poco..
"C'è qualcosa che non va, troppo silenzio." Pensò la Bekku portando istintivamente la mano alla spada.
Un sibilo sferzò l'aria e Alea fece appena in tempo a scansarsi quando una freccia si conficcò nello stipite della porta.
"I riflessi non ti mancano, straniera. Ma riuscirai a schivare anche questo?"
La voce di ragazza proveniva da lontano ma la Bekku non ebbe tempo per individuarla. Altri dardi arrivarono in rapida successione, ne schivò un paio e ne respinse altri due con la spada ma non fu abbastanza rapida da evitare anche l'ultimo che le colpì di striscio la gamba.
"Sei molto più abile di quanto pensassi, ma ormai non hai scampo. La freccia è cosparsa di un potente veleno paralizzante e presto non potrai più muoverti."
Alea sentiva la sostanza che iniziava ad agire, la sua gamba era intorpidita e faceva fatica a muoverla, ma nonostante ciò non si diede per vinta.
"Non so chi tu sia, ma se pensi che questo espediente possa fermarmi ti sbagli di grosso!"
Prelevò dalla piccola borsa legata alla cintura una fiala con un liquido argenteo e l'aprì, trangugiandone il contenuto.
"Un antidoto? Il suo effetto non sarà mai veloce come una freccia!"
“Ti sbagli, non è un antidoto.”
La Bekku chiuse gli occhi, le sue orecchie incominciarono a sondare l'aria freneticamente, ogni singolo rumore era ora percepibile, i fili d’erba mossi dalla lieve brezza, le fronde degli alberi in lontananza, lo scrosciare del ruscello dietro al villaggio. Finché non si fermarono di colpo qualche istante dopo.
"Trovato!"
Il suono dell'arco in tensione ed il respiro controllato per non perdere la mira erano facilmente captati, così come il battito accelerato.
Alea sorrise e rimase immobile.
"Non so chi tu sia ne cosa tu voglia da me, ma una cosa è certa. Non scaglierai quell'ultima freccia."
"E cosa te lo fa pensare?"
Riaprendo gli occhi puntò la lama verso la cima di un albero in lontananza.
"Il fatto che so dove ti trovi."

lunedì 14 settembre 2015

Cronache di Leggende Perdute - XXXIII

"Emissario? Di cosa stai parlando, vecchio?"
Chiese Alea tenendo saldamente l'arma in mano.
"Le antiche Leggende narrano dell'arrivo di un messaggero degli Dei. Venuto da un'altra dimensione, sconfiggerà le tenebre che divorano il cielo riportando la pace sul nostro pianeta."
La Bekku non era convinta, diffidava di quel vecchio troppo agile per la sua età e ne percepiva il potere.
"E così io sarei questo messaggero eh?"
Il vecchio sì alzò lentamente, osservò per bene Alea e poi scoppiò a ridere.
"No di certo, no. Perdonami ragazza,  stavo solo divertendomi un po'. Non passano molti visitatori da queste parti, e ancora più difficilmente arrivano da Samuha."
"Conosci Samuha? Sai dirmi come tornare?"
"Con calma giovanotta, con calma. Conosco Samuha poiché anche io ero un suo abitante... finché non sono stato esiliato."
Il volto del vecchio si oscurò per un momento ma subito tornò normale.
La Bekku rinfoderò la spada e si sedette al tavolo.
"Quindi non è possibile tornare indietro?"
"Oh no, è possibile, non semplice ma possibile"
Anche il vecchio si sedette, iniziando a spiegare.
"Per venire trasportati in questo mondo, è necessario il rilascio di una immensa energia, nessun mago da solo sarebbe in grado di aprire un portale di tali dimensioni."
"Quanta energia serve?"
"Diciamo che se si facesse esplodere un cristallo, con tutta la distruzione che ne consegue, si avrebbe abbastanza energia. Ma in questo mondo i cristalli non esistono."
Alea rimase in silenzio, pensando a come avrebbe potuto aprire un portale. Ora che la sua gemma non funzionava più non era nemmeno in grado di evocare il proprio equipaggiamento.
"Ragazza, non crucciarti. Probabilmente non te ne sei resa ancora conto, ma non sei completa."
La Bekku osservò incuriosita l'uomo.
"Cosa vorresti dire?"
"Sai che la nostra esistenza si compone di due elementi vero? Il corpo materiale e lo spirito, o meglio, il corpo etereo. Beh, posso affermare con certezza che il tuo corpo fisico non è qui, ma è rimasto su Samuha."
Alea non capiva, se il suo corpo non era in questo mondo, come poteva essere tangibile? Il corpo etereo non è in grado di interagire con oggetti materiali. Poi all'improvviso la sua mente vagò su di Al, che nonostante fosse uno spirito, comunque era in grado di avere contatti fisici.
"Bene, quindi devo solo far tornare la mia forma eterea al mio corpo giusto? Come faccio?"
"Beh, nel tuo stato attuale di certo non puoi tornare indietro. Il tuo corpo è troppo debole." Rispose l'uomo ridendo.
"Per poter rientrare in contatto con il tuo corpo fisico devi prima potenziare quello etereo. Quando avrai raggiunto un livello di potenza sufficiente ti basterà raggiungere il luogo dove i due mondi sono più vicini."
"E sarebbe?"
"Che domande, una tempesta eterea ovviamente!"

sabato 13 giugno 2015

Cronache di Leggende Perdute - XXXII

Lo scrosciare della pioggia ed il frastuono dei tuoni destarono Alea dal suo sonno.
Il cielo era oscurato dalle fitte nubi che sembravano estendersi senza fine.
Dopo aver riposto la tenda da viaggio nello zaino, la Bekku non perse altro tempo e si rimise in cammino, questa volta con la spada al fianco.
La fitta pioggia rendeva la visuale difficile ed il terreno fangoso non facilitava il cammino. Passarono un paio d'ore prima che il paesaggio iniziasse a cambiare.
Lo sconfinato spazio erboso era ora interrotto da qualche albero da frutto.
Controllando la bussola per sicurezza, Alea proseguì il cammino. Mancava ormai poco al villaggio che sarebbe dovuto essere visibile all'orizzonte.
Bastarono infatti pochi minuti di marcia affinché il profilo delle case apparve in lontananza.
La pioggia si fermò lentamente e per quando la Bekku raggiunse l'entrata del villaggio anche le nuvole iniziarono a diradarsi.
"Finalmente, non ne potevo più di tutta quell'acqua."
"E se ne prevede ancora molta!"
La voce di un anziano colse Alea di sorpresa. Il vecchietto era arrivato di soppiatto alle spalle della Bekku senza fare il minimo rumore.
"E lei chi sarebbe?" Chiese Alea incuriosita dallo strano uomo.
"Oh, nessuno di importante. Sono solo un vecchietto che ormai passa le sue giornate a zonzo per il villaggio. Alla mia veneranda età non c'è molto da fare." Disse puntando lo sguardo nel vuoto.
"Uhm, certo. Capisco." Rispose la Bekku confusa. "Saprebbe per caso dirmi dove mi trovo e come posso tornare a Kadala Nadara?"
L'uomo sorrise come se la domanda fosse provenuta da un ingenuo bambino. "Questo è il villaggio di Feheloa, e mi spiace, ma non è possibile raggiungere la città di cui parli."
"Come sarebbe a dire? Perché non dovrebbe essere possibile?"
Il vecchio si guardò in torno accertandosi che non ci fosse nessuno abbastanza vicino da poter origliare.
"Seguimi ragazza, è meglio stare lontani da orecchie indiscrete."
Alea annuì e seguì l'anziano. I paesani la osservavano al suo passaggio come se non avessero mai visto uno straniero prima.
Arrivati all'ingresso di una piccola casa il loro breve viaggio terminò.
"Prima le donzelle!" Disse il vecchio aprendo l'uscio cigolante.
La Bekku avanzò attraversando la porta verso la stanza buia. Bastarono pochi secondi affinché la sua vista si adattò alla poca luce. L'uomo la seguì subito dopo, richiudendo attentamente la porta senza fare rumore.
"Bene, qui non dovrebbe poterci sentire nessuno"
Alea però non si sentiva al sicuro e pensò di essere stata troppo avventata nel seguire così quello sconosciuto che, nonostante l'età avanzata, era riuscito a coglierla di sorpresa. 
"Ragazza, prima che ti riveli ciò che desideri conoscere, potresti togliere quelle orecchie e quella coda finte?"
La Bekku osservò il vecchietto stupefatta, pensando che forse la demenza senile lo affliggesse.
"Mi scusi buon uomo... ma queste non sono orecchie finte." Rispose muovendo le appendici per mostrarne la genuinità.
"Per i Dodici!" Esclamò l'anziano. "Non è possibile!"
Con scatto fulmineo si avvicinò ad Alea afferrandone la coda.
"È... è vera!"
Alea non fu rapida abbastanza da schivare la mano del vecchio, ma comunque non gli permise di mantenerle la coda a lungo.
"Cosa crede di fare?" Chiese adirata estraendo la spada pronta a difendersi.
L'uomo si inginocchiò prostrandosi al suolo.
"Mi perdoni, Emissario, non era mia intenzione mancarle di rispetto."

domenica 26 aprile 2015

Cronache di Leggende Perdute - XXXI

Senza perdere la calma, Alea si preparò ad affrontare il pericolo imminente.
Il rumore era sempre più vicino e la Bekku ancora non riusciva a scorgere nulla. Poi improvvisamente il fruscio si fermò.
Alea rimase immobile, con le orecchie puntate nella direzione in cui il rumore si era estinto, cercando di captare qualsiasi suono. Solo il frinire delle cicale spezzava il profondo silenzio della pianura.
Passarono diversi minuti, senza che nulla accadesse, tuttavia la sensazione di pericolo non abbandonò la Bekku, che lentamente estrasse dal fodero sulla cinta un piccolo pugnale da caccia, pronta a difendersi.
L'erba cominciò nuovamente ad agitarsi, qualsiasi cosa vi fosse nascosta era stata allertata dal riflesso della luce sulla lama.
La creatura scattò all'attacco, lanciandosi su di Alea in un balzo fulmineo.
La Bekku riuscì a malapena a schivare l'assalto, la bestia si mosse fulminea, impedendole di distinguerne le caratteristiche. 
Senza perdersi d'animo, Alea si voltò pronta a contrattaccare, ma ciò che vide la lasciò di stucco.
Di fronte a lei infatti, la piccola figura rimaneva immobile a pochi passi dalla tenda, nonostante ciò, i suoi contorni non erano ben definiti.
Come avvolta dalla nebbia, la creatura era sfocata, il che rendeva impossibile capire di cosa si trattasse.
Nei suoi lunghi viaggi la Bekku non aveva mai osservato una cosa simile. Solo la coda dell'anmale sembrava non essere alterata da quello strano effetto ottico.
Sfruttando quel breve momento di distrazione, la bestia sferrò un nuovo attacco, colpendo Alea in pieno petto, facendola cadere al suolo.
"Dannazione!"
Rotolando su se stessa riuscì appena in tempo a schivare un nuovo assalto per poi rialzarsi velocemente.
"Non ti permetterò di rifarlo." Disse preparandosi ad intercettare il colpo.
L'animale si scagliò nuovamente su di lei, ma questa volta non riuscì a colpirla. La Bekku rispose con un colpo ben mirato, tuttavia l'effetto di distorsione non le consentì di centrare il suo bersaglio, sfiorandolo solamente con la lama.
La piccola creatura ferita si fermò vicino al falò, emettendo un acuto stridio prima di allontanarsi  scappando nel buio profondo.
Alea rimase sull'attenti, ascoltando il fruscio allontanarsi fino a sparire in lontanaza. Il pericolo era cessato.
Rinfoderando il pugnale, tornò alla tenda e si sedette, cercando di rilassarsi un po'. Portò la mano al petto dove era stata colpita, parte dell'armatura era stata lacerata.
"Se non avessi avuto questa addosso probabilmente non mi sarei più rialzata." Pensò, ed il suo sguardo cadde nuovamente sul ciondolo che le pendeva dal collo.
La gemma, priva di vita, sembrava solo un cristallo di quarzo bianco.
"Che diamine è successo? Perché non funziona più?" Un mare di domande affollavano la mente di Alea.
Nonostante la gemma fosse morta infatti, riusciva ancora a mantenere il controllo su se stessa.
"Eppure quando una gemma muore, il proprietario diventa un vegetale. Senza la propria anima non si può vivere..."
Un lieve bagliore proveniente dallo zaino colpì la sua attenzione. Avvicinandosi per guardare meglio, Alea scorse il frammento cristallino dell'arma emettere una lieve luce.
Prese quell'elsa di cristallo e la osservò con attenzione, ma oltre a quello scintillio non notò nulla di diverso dal solito.
"Oggi deve essere la giornata delle stranezze. Meglio dormirci su, domani al villaggio cercherò di capirci qualcosa." E così dicendo si stese nella tenda per riposare.

sabato 18 aprile 2015

Cronache di Leggende Perdute - XXX

"...tto bene? ... senti?"
Quelle parole echeggiavano nella sua mente, rimbombando come in una grande stanza vuota.
"Che... Cosa?" Disse riaprendo gli occhi.
La luce era troppo forte e non riusciva a vedere nitidamente, ogni cosa era sfocata ed irriconoscibile.
"Stai bene? Mi senti? Riesci a capire quello che dico?"
C'era qualcuno di fianco a lei, anche se non riusciva a riconoscere quella voce.
"D-dove sono? Chi sei?"
"Oh, per l'amore degli Dei, sta bene! Riesci ad alzarti?"
Alea provò a muoversi, tutto il suo corpo doleva e sembrava molto più pesante di quanto non ricordasse.
Sì guardò intorno, una immensa e sconfinata pianura si estendeva a perdita d'occhio.
"Che posto è questo? Mi trovavo a Kadala Nadara, c'era l'ammiraglio... poi ho perso i sensi e non ricordo più niente..."
"Kadalache? Ammiraglio? Non so di cosa tu stia parlando, ma evidentemente hai sbattuo la testa da qualche parte." Disse il ragazzo inginocchiato di fianco a lei.
"Questa è la pianura di Ubralo, a dieci giorni di cammino dal villaggio di Sop'el."
La Bekku non aveva mai sentito parlare né della pianura, né di quel villaggio, tuttavia non poteva rimanere nel bel mezzo del nulla. Decise quindi di tentare di raggiungere il piccolo borgo, nella speranza di trovare qualche informazione su come tornare alla città marittima.
Dopo essersi fatta indicare la direzione in cui incamminarsi, Alea si congedò dal giovane e si incamminò.
Addosso aveva la sue vesti da viaggio che tuttavia le sembrarono meno confortevoli del solito e sentiva sulle sue spalle il peso dello zaino che le rallentava i movimenti.
Mise una mano in tasca e ne estrasse la scaglia di Jörmungandr. Il frammento brillava fiocamente tuttavia non sembrava puntare in nessun luogo particolare.
"Fortuna che avrebbe dovuto indicarmi la strada da seguire." Disse Alea scrollando le spalle.
Continuò il suo viaggio fino al tramontare, quando decise di accamparsi per la notte. Lasciò cadere lo zaino dalle spalle e si sedette a terra per riposare qualche minuto prima di iniziare a montare la tenda.
In quella enorme distesa verde si poteva sentire solo il fruscio dell'erba mossa dalla brezza. Il cielo, libero da nuovole, consentiva di vedere in ogni direzione. Il verde si estendeva in ogni dove senza mai accennare a terminare.
Dopo aver montato la tenda Alea accese un piccolo fuoco e prendendo una striscia di carne essiccata dalla bisaccia, si accomodò per mangiare.
Le sue orecchie scattarono improvvisamente sull'attenti. Uno strano suono proveniva dalle vicinanze.
Si voltò in direzione del rumore, ma nonostante la sua vista non riuscì a notare nulla.
Per precauzione decise di evocare la sua spada, tuttavia non accadde nulla. Istintivamente portò la mano al ciondolo, togliendolo da sotto le vesti. Solo allora si accorse che la gemma di risonanza era spenta.

domenica 12 aprile 2015

Cronache di Leggende Perdute - XXVIV

La luce emanata dai simboli sulle placche metalliche di Alea si fece mano a mano più intensa.
Fasci luminosi iniziarono a diramarsi per tutto il suo corpo finché la Bekku non cominciò a levitare a pochi centimetri dal letto sul quale prima era sdraiata.
Anche la sua gemma iniziò a fluttuare e emanare luce, roteando vorticosamente su se stessa, fino ad espellere i frammenti dell'arma che aveva accumulato fino a quel momento.
Le pietre reagirono all'energia emanata dal corpo di Alea, avvicinandosi a lei come attratti da una forza magnetica e vorticandole intorno si fusero insieme, tramutandosi nell'elsa di una spada.
La luce diminuì lentamente, ed Alea ricadde sul letto esausta.
"Co... Cosa è successo? Cos'era quella luce?" Chiese Lailah.
"Non c'è tempo per spiegare! Il sigillo si sta indebolendo, dobbiamo uscire da qui ed in fretta! Fa evacuare l'edificio!"
Le due Bekku corsero fuori dalla stanza, avvisando le guardie del palazzo affinché venisse vacato nel più breve tempo possibile.
Era notte fonda ed il trambusto causato dalla fuga destò quasi tutta la città. La maggior parte degli abitanti si radunò nella piazza centrale.
Nel caos generale, mentre la guardia tentava di riportare la calma, il vento si alzò minaccioso, trasportando con se pesanti nuvole violacee.
"Una tempesta eterica!" Gridò l'Ammiraglio.
"Presto! Portate tutti fuori dalla città! Non c'è tempo da perdere!"
Fulmini viola s'infransero sulla barriera generata dal cristallo, dando vita ad una cascata di scintille che si infransero sui tetti delle costruzioni sottostanti.
"La barriera non reggerà a lungo, sbrigatevi!" Urlò Echter.
"Alea è ancora la dentro! Qualcuno deve aiutarla!" Disse Lailah cercando di tornare indietro.
"Ammiraglio no!" L'uomo la fermò afferrandola per un braccio e trascinandola via. "Non le permetterò di rischiare la sua vita così!"
Un raggio di luce fuoriuscì dalla finestra della stanza nella quale si trovava la Bekku, tagliando le fitte nubi che si erano venute a creare e lasciando uno squarcio nel cielo.
Il fascio scomparve dissolvendosi, seguito a breve da una forte esplosione che distrusse gran parte del palazzo amministrativo.
La tempesta si diradò lentamente, senza arrecare ulteriori danni, passarono tuttavia delle ore prima che fosse possibile rientrare a Kadala Nadara.
Della grande palazzina rimaneva in piedi solo una metà, il resto era stato distrutto dall'esplosione.
"Alea! Ci sei? Riesci a sentirmi?" Urlò Lailah sperando di percepire qualche segno della presenza della Bekku.
"Nessuno avrebbe potuto sopravvivere a quell'esplosione, e anche se fosse, ha mezzo palazzo addosso ora." Disse Echter.
"È ancora viva, se fosse morta io non potrei essere qua" Rispose Al.
"Beh, allora non c'è altra scelta." Leilah iniziò a spostare pezzi di muro, scavando tra le macerie. Il Guardiano scrollò le spalle arrendendosi all'ostinatezza della Bekku ed iniziò anche lui a spostare detriti.

lunedì 9 febbraio 2015

Cronache di Leggende Perdute - XXVIII

Il resto della giornata trascorse tranquilla. Quando Alea uscì dalle rovine era già sera inoltrata.
Il viaggio di ritorno verso Kadala Nadara fu rapido e senza incontri.
La Bekku si diresse immediatamente verso il suo alloggio, era tardi e avrebbe fatto rapporto all'Ammiraglio il giorno seguente.
Si tolse i vestiti di dosso lanciandoli su una sedia per poi immergersi nella grande vasca da bagno.
"Oggi ne sono accadute di cose strane, la voragine, l'indovinello per il frammento, l'incontro con Jörmungandr... quante ancora me ne dovrò aspettare?" chiese tra se e se, sprofondando nell'acqua calda fin quasi alle orecchie.
Ritornò con i suoi pensieri al sogno fatto nella caverna, quegli strani macchinari, gli studiosi che aveva visto e quella persona nella capsula. Tutto era così familiare eppure in un certo senso distante.
Dopo essersi lavata ed asciugata, Alea tornò nella camera da letto, lanciandosi sull'enorme baldacchino.
"Che stanchezza, mi fanno male tutti i muscoli!"
"Allora sciogliamoli un po'!" disse una voce proveniente da sotto le coperte.
"Ma cos..." La Bekku non fece in tempo a reagire, presa completamente alla sprovvista fu subito immobilizzata dalla persona che uscì dalle lenzuola. Non potè neanche vedere di chi si trattava, poiché sdraiata a faccia in giu.
"Rilassati, andrà tutto bene." Disse la voce.
Alea provò a liberarsi ma ogni suo tentativo fu inutile, non si era ancora completamente ripresa dalla battaglia contro Periya e gli eventi della giornata l'avevano lasciata senza forze.
"Bene, ora che hai capito di non poter vincere, rilassati e lasciami lavorare."
Un senso di tepore iniziò a spandersi sulla schiena della Bekku, qualcosa di caldo ed unto le scorse addosso. Poi le calde mani dell'aggressore iniziarono a spargere l'unguento su tutto il suo corpo e a massaggiare.
"Hai tutti i muscoli tesi, vedrai che dopo questo massaggio starai meglio. Che ne dici intanto di raccontarmi il viaggio di oggi?"
Alea girò la testa per cercare di scordere il suo interlocutore.
"Ma chi sei? E come fai a sapere del mio viaggio?"
"Suvvia, comando io in questa città, ho occhi ed orecchie ovunque!"
"Ammiraglio? Ma cosa? Perché?"
"Mi serviva una pausa dal lavoro governativo, e poi ero in pensiero per te."
Lailah continuò il massaggio senza fermarsi, ed Alea iniziò finalmente a rilassarsi, raccontando della sua avventura nelle rovine, omettendo però il suo sogno.
"Hmm, quindi Jörmungandr non ha mai avuto intenzione di attaccarci. Beh, questo è un peso in meno. Continuo però a non capire come mai abbia reagito alla tua presenza.
"Ci sono troppe cose che nemmeno io comprendo di me stessa." Disse Alea sospirando.
"Beh, credo sia ora di andare, è tardi e domani dovrò tornare alle mie mansioni, altrimenti chi lo sente Echter." Disse l'Ammiraglio ghignando.
La Bekku terminò il massaggio passando le mani sui fianchi di Alea, sfiorando le piastre metalliche che le adornavano il corpo.
Reagendo al tocco, i caratteri Ilbechin incisi su ogni placca del suo corpo iniziarono ad illuminarsi fiocamente.