Il lungo corridoio che attraversava il palazzo terminava su una scalinata che seguiva il perimetro circolare per tutti i quattro piani.
Una volta in cima le guardie si fermarono davanti alla porta decorata con finiture in oro.
La porta fu aperta e la luce che ne uscì quasi abbagliò Alea.
L'enorme lampadario al centro del soffitto era formato da cristalli, i quali emanavano un'intensa luce. La sala riunioni era grande e spaziosa, al suo centro sedeva un enorme tavolo rettangolare al quale potevano accomodarsi senza problemi anche una trentina di persone.
Dal lato opposto della stanza, ad attendere la Bekku, vi era il volto apparentemente sempre imbronciato di Echter Baselard.
"Credevo che fosse l'Ammiraglio a volermi incontrare." Disse Alea osservando l'uomo.
"Ed infatti è così!" Rispose una voce alquanto gioviale che sembrava provenire dalla sedia al capo opposto del tavolo.
La sedia roteò lentamente su se stessa, consentendo finalmente ad Alea di vedere il viso dell'Ammiraglio.
Il volto dai lineamenti delicati contrastava di netto con l'austera divisa militare in grigio, nero ed argento che indossava. Sebbene non riuscisse a nascondere le procaci forme, l'abbinamento di colori e lo stile della divisa risucivano a mascherarle egregiamente, almeno dalla distanza.
La donna si alzò ed inchinandosi rimosse il tricorno che le adornava il capo, mostrando le lunghe orecchie e la coda felina.
"Ammiraglio Lailah Mlodyn. È un piacere conoscerti."
Alea rimase per qualche momento senza parole, mai si sarebbe aspettata che un alto ufficiale potesse essere una Bekku come lei. Di solito i membri della sua stessa razza tendono a tenersi in disparte e difficilmente si fanno coinvolgere in affari di stato, preferendo una vita più calma e rilassata. Non che lei stessa non fosse un caso eccezionale.
"Ammiraglio, le vorrei ricordare la grave accusa che pende sulla testa di questa Avventuriera!" Disse adirato Echter.
"Oh suvvia! Non mi sembra una cattiva persona. E poi devo forse ricordarti chi è che comanda qui dentro?"
L'uomo non osò replicare e si limitò ad emettere un grugnito di dissenso.
"Bene!" Continuò Lailah sorridendo.
Posò il tricorno sul tavolo e si diresse velocemente verso Alea, osservandola da vicino ed annusandola.
"Hmm... hai un odore particolare, diverso. Una persona col tuo profumo non potrebbe mai essere cattiva." E sorridendo nuovamente abbracciò la Bekku.
Alea rimase titubante per un momento non sapendo come comportarsi, e con gli occhi si guardava intorno confusa finché non incrociò lo sguardo di Echter, vistosamente infuriato.
"AMMIRAGLIO!" Urlò l'uomo, e Lailah lasciò Alea.
"Giusto, giusto, mi sono fatta prendere la mano!" Rispose cacciando fuori la lingua in una smorfia.
"Prego, siediti, abbiamo alcune cose da discutere."
Alea non se lo fece ripetere due volte e subito si sedette. L'ammiraglio prese posto proprio di fianco a lei.
"I maghi dell'osservatorio hanno rilevato una oscillazione anomala nel flusso di etere che collega Malkia'wa a Kadala Nadara." Disse con espressione seria.
"Secondo loro è stata usata una potente magia proibita, e l'epicentro risulta essere la zona in cui la tua carovana è stata attaccata."
Alea non parlò, ma si limitò ad ascoltare.
"Un incantesimo di tale potenza difficilmente può essere lanciato da una sola persona, spesso servono più incantatori, e comunque difficilmente se ne esce vivi."
"Quindi adesso volete fermare questa minaccia?"
"Teoricamente per l'uso di magie proibite c'è la pena di morte. Tuttavia..."
"Tuttavia?"
"Ci risulta che la persona colpevole abbia in realtà salvato le vite di decine di uomini, protetto un carico importantissimo per la nostra città e al tempo stesso sconfitto la grave minaccia posta da Periya Palli. Quindi per questa volta chiuderemo un occhio."
Alea non si scompose.
"E sono sicura ci siano delle altre motivazioni, non mi avrete convocato qui solo per dirmi che non ci saranno ripercussioni, vero?"
"In effetti ci sarebbe altro. Ci serve il tuo aiuto. Solo una persona con le tue capacità può salvarci."
"Oh, bene, mi sembrava troppo facile. Cosa devo fare quindi?"
"Jörmungandr è risorto!"
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sabato 13 dicembre 2014
sabato 6 dicembre 2014
Cronache di Leggende Perdute - XXII
Il rumore dei soldati in marcia ed il chiacchiericcio destarono Alea dal suo sonno.
"Ungh! Che mal di testa atroce!"
La Bekku scostò i pesanti tendoni del carro per osservare all'esterno. La luce del sole al tramonto le colpì gli occhi, costringendola a pararsi con un braccio.
Appena abituata alla luminosità osservò attentamente il paesaggio. Il canyon era ormai lontano all'orizzonte, ed il deserto aveva lasciato il posto ad una verdeggiante pianura.
"Oh! Guardate un po' chi è tornata fra noi!" Il vocione di Yarost' era inconfondibile.
Urla di gioia, fischi ed applausi si levarono dal gruppo di mercenari.
"Ci hai fatto prendere un bello spavento. Al termine della battaglia ti abbiamo trovata a terra priva di sensi." Spiegò lo Sthula.
"Hai dormito per ben tre giorni, pensavamo non ti saresti più svegliata."
Il cuoco della carovana portò un lauto pasto che la Bekku divorò in poco tempo.
"L'appetito non le manca! Starà bene in fretta!" Disse l'uomo scoppiando in una fragorosa risata.
"Cosa è successo dopo la battaglia?" Chiese Alea.
"Abbiamo viaggiato tranquilli. Voci della sconfitta di Periya devono essere giunte agli altri clan, che hanno ben pensato di tenersi alla larga da noi." Rispose Yarost'.
"Non avrei mai pensato che esistessero degli avventurieri così forti, mi devo ricredere sul loro conto." Aggiunse annuendo col capo.
Alea sorrise e tornò a guardare il panorama.
"Manca poco ormai per Kadala Nadara, dovremmo arrivarci per domani, vero?"
"Sì, non dovremmo più incontrare ostacoli di alcun tipo. L'area in cui ci troviamo è sotto il controllo della Guardia."
Il resto del viaggio proseguì senza alcun intoppo, e lungo il tragitto si fu solo qualche sporadico incontro con la fauna locale.
L'alba arrivò in fretta e all'orizzonte era possibile scorgere il vasto oceano e Kadala Nadara, la città galleggiante.
Bastarono poche ore per giungere al lungo ponte che forniva da punto di accesso terrestre per la città sul mare. Il luogo pululava di mercanti e pescatori, piccole barche ed enormi pescherecci affollavano le acque, tutti intenti a lavorare e a portare a casa le ricchezze del mare.
Al uscì dalla gemma ed iniziò a correre per la spiaggia.
"Erano secoli che non vedevo il mare!" disse divertita.
"Secoli?" Chiese Yarost'.
"Oh, non farci caso, ogni tanto dice cose strane" Rispose Alea cambiando discorso.
La carovana percorse il lungo ponte che terminava ai cancelli della città.
Diversi membri armati della guardia ed un uomo in una pesantissima ma elegante armatura da cerimonia erano lì ad attendere il gruppo.
"Ben arrivati a Kadala Nadara, vi aspettavamo con ansia." Disse l'uomo, visibilmente alterato.
"Oh, saluti a te, Echter. Non mi aspettavo di ricevere il benvenuto dalla Guardia privata dell'Ammiraglio." Rispose lo Sthula con tono di sfida.
"Non sono qui per te ed il tuo gruppo di buoni a nulla, consegnate il vostro carico e sparite dalla mia vista!" Rispose adirato l'uomo.
"E per quale motivo ti saresti scomodato se non per infastidire me ed i miei uomini?"
"Sono qui per lei." Disse puntando il dito verso Alea.
"Per me?" Chiese la Bekku con aria sorpresa. "Cosa potrebbe volere un ufficiale da una semplice avventuriera?"
"Sono io che faccio le domande qui. Seguimi, l'Ammiraglio in persona vuole parlarti." Echter si voltò senza aggiungere altro e si incamminò verso l'interno della città.
Le guardie circondarono Alea, scortandola al seguito del loro superiore.
Il gruppo attraversò la città passando per la via principale, uomini e donne lasciarono il passo al capo della guardia e la scorta, fermandosi a guardare incuriositi. Non capitava tutti i giorni di assistere ad una scena simile.
Giunti di fronte al grande palazzo amministrativo, sito al centro preciso della cittadina, le guardie si fermarono.
"Non è bene che tu ti presenta all'Ammiraglio vestita con quegli stracci. Una volta al'interno del palazzo vedi di cambiarti e darti una lavata!"
"Diamine, ho viaggiato per oltre una settimana e combattuto contro orde di mostri, ti aspettavi che arrivassi profumata e fresca come una rosa?" Rispose seccata Alea.
"Attenta a come parli, Bekku. Mi ci vuole ben poco a farti chiudere in prigione e far buttare via la chiave della cella!" Rispose Echter prima di andarsene.
"Scommetto che non ha molti amici eh?" Chiese Alea ad una delle guardie che la scortavano, che si limitò tuttavia a portarla fino ad una stanza per gli ospiti del palazzo.
La camera era lussuosa e piena di tutti i comfort possibili. L'enorme letto a baldacchino era in ordine perfetto, il prestigioso armadio pieno di vestiti degni di una regina, la specchiera splendente e con i trucchi in bella mostra, uno scrittoio pronto con diversi tipi di carta da lettera e buste. La porta sul lato della stanza dava su un enorme bagno, la cui vasca era talmente grande da poter comodamente ospitare anche quattro persone.
"O beh, sarebbe scortese non approfittare di tanta cortesia." E senza perdere altro tempo, Alea tolse di dosso le vesti impolverate e si immerse nella calda acqua della vasca.
Il tepore sciolse i suoi muscoli, permettendole finalmente di rilassarsi.
"Ah, non ricordo l'ultima volta che ho fatto un bagno come si deve." Spese una buona mezz'ora in ammollo nella calda acqua, dopodiché si decise ad uscirne, arrivando di fronte all'armadio.
"Saranno anche vestiti di buona qualità, ma sono un po' troppo pomposi per i miei gusti."
Decise quindi di optare per un aspetto più sobrio ed adatto ad un incontro con le alte cariche militari, la sua armatura da cerimonia sarebbe andata benissimo.
Dopo essersi cambiata d'abito, uscì dalla stanza dove le guardie la aspettavano e si fece scortare fino al salone delle riunioni dove l'Ammiraglio la attendeva.
"Ungh! Che mal di testa atroce!"
La Bekku scostò i pesanti tendoni del carro per osservare all'esterno. La luce del sole al tramonto le colpì gli occhi, costringendola a pararsi con un braccio.
Appena abituata alla luminosità osservò attentamente il paesaggio. Il canyon era ormai lontano all'orizzonte, ed il deserto aveva lasciato il posto ad una verdeggiante pianura.
"Oh! Guardate un po' chi è tornata fra noi!" Il vocione di Yarost' era inconfondibile.
Urla di gioia, fischi ed applausi si levarono dal gruppo di mercenari.
"Ci hai fatto prendere un bello spavento. Al termine della battaglia ti abbiamo trovata a terra priva di sensi." Spiegò lo Sthula.
"Hai dormito per ben tre giorni, pensavamo non ti saresti più svegliata."
Il cuoco della carovana portò un lauto pasto che la Bekku divorò in poco tempo.
"L'appetito non le manca! Starà bene in fretta!" Disse l'uomo scoppiando in una fragorosa risata.
"Cosa è successo dopo la battaglia?" Chiese Alea.
"Abbiamo viaggiato tranquilli. Voci della sconfitta di Periya devono essere giunte agli altri clan, che hanno ben pensato di tenersi alla larga da noi." Rispose Yarost'.
"Non avrei mai pensato che esistessero degli avventurieri così forti, mi devo ricredere sul loro conto." Aggiunse annuendo col capo.
Alea sorrise e tornò a guardare il panorama.
"Manca poco ormai per Kadala Nadara, dovremmo arrivarci per domani, vero?"
"Sì, non dovremmo più incontrare ostacoli di alcun tipo. L'area in cui ci troviamo è sotto il controllo della Guardia."
Il resto del viaggio proseguì senza alcun intoppo, e lungo il tragitto si fu solo qualche sporadico incontro con la fauna locale.
L'alba arrivò in fretta e all'orizzonte era possibile scorgere il vasto oceano e Kadala Nadara, la città galleggiante.
Bastarono poche ore per giungere al lungo ponte che forniva da punto di accesso terrestre per la città sul mare. Il luogo pululava di mercanti e pescatori, piccole barche ed enormi pescherecci affollavano le acque, tutti intenti a lavorare e a portare a casa le ricchezze del mare.
Al uscì dalla gemma ed iniziò a correre per la spiaggia.
"Erano secoli che non vedevo il mare!" disse divertita.
"Secoli?" Chiese Yarost'.
"Oh, non farci caso, ogni tanto dice cose strane" Rispose Alea cambiando discorso.
La carovana percorse il lungo ponte che terminava ai cancelli della città.
Diversi membri armati della guardia ed un uomo in una pesantissima ma elegante armatura da cerimonia erano lì ad attendere il gruppo.
"Ben arrivati a Kadala Nadara, vi aspettavamo con ansia." Disse l'uomo, visibilmente alterato.
"Oh, saluti a te, Echter. Non mi aspettavo di ricevere il benvenuto dalla Guardia privata dell'Ammiraglio." Rispose lo Sthula con tono di sfida.
"Non sono qui per te ed il tuo gruppo di buoni a nulla, consegnate il vostro carico e sparite dalla mia vista!" Rispose adirato l'uomo.
"E per quale motivo ti saresti scomodato se non per infastidire me ed i miei uomini?"
"Sono qui per lei." Disse puntando il dito verso Alea.
"Per me?" Chiese la Bekku con aria sorpresa. "Cosa potrebbe volere un ufficiale da una semplice avventuriera?"
"Sono io che faccio le domande qui. Seguimi, l'Ammiraglio in persona vuole parlarti." Echter si voltò senza aggiungere altro e si incamminò verso l'interno della città.
Le guardie circondarono Alea, scortandola al seguito del loro superiore.
Il gruppo attraversò la città passando per la via principale, uomini e donne lasciarono il passo al capo della guardia e la scorta, fermandosi a guardare incuriositi. Non capitava tutti i giorni di assistere ad una scena simile.
Giunti di fronte al grande palazzo amministrativo, sito al centro preciso della cittadina, le guardie si fermarono.
"Non è bene che tu ti presenta all'Ammiraglio vestita con quegli stracci. Una volta al'interno del palazzo vedi di cambiarti e darti una lavata!"
"Diamine, ho viaggiato per oltre una settimana e combattuto contro orde di mostri, ti aspettavi che arrivassi profumata e fresca come una rosa?" Rispose seccata Alea.
"Attenta a come parli, Bekku. Mi ci vuole ben poco a farti chiudere in prigione e far buttare via la chiave della cella!" Rispose Echter prima di andarsene.
"Scommetto che non ha molti amici eh?" Chiese Alea ad una delle guardie che la scortavano, che si limitò tuttavia a portarla fino ad una stanza per gli ospiti del palazzo.
La camera era lussuosa e piena di tutti i comfort possibili. L'enorme letto a baldacchino era in ordine perfetto, il prestigioso armadio pieno di vestiti degni di una regina, la specchiera splendente e con i trucchi in bella mostra, uno scrittoio pronto con diversi tipi di carta da lettera e buste. La porta sul lato della stanza dava su un enorme bagno, la cui vasca era talmente grande da poter comodamente ospitare anche quattro persone.
"O beh, sarebbe scortese non approfittare di tanta cortesia." E senza perdere altro tempo, Alea tolse di dosso le vesti impolverate e si immerse nella calda acqua della vasca.
Il tepore sciolse i suoi muscoli, permettendole finalmente di rilassarsi.
"Ah, non ricordo l'ultima volta che ho fatto un bagno come si deve." Spese una buona mezz'ora in ammollo nella calda acqua, dopodiché si decise ad uscirne, arrivando di fronte all'armadio.
"Saranno anche vestiti di buona qualità, ma sono un po' troppo pomposi per i miei gusti."
Decise quindi di optare per un aspetto più sobrio ed adatto ad un incontro con le alte cariche militari, la sua armatura da cerimonia sarebbe andata benissimo.
Dopo essersi cambiata d'abito, uscì dalla stanza dove le guardie la aspettavano e si fece scortare fino al salone delle riunioni dove l'Ammiraglio la attendeva.
domenica 23 novembre 2014
Cronache di Leggende Perdute - XXI
L'aria si fece pesante, satura di etere divenne difficile da respirare.
I due incantesimi si scontrarono e l'onda d'urto spazzò via polveri e detriti per decine di metri nell'area. L'attrito tra le due forze che spingevano l'una contro l'altra causò una pioggia di scintille e scariche elettriche.
Lo sforzo per il mantenimento della magia era ben visibile sul volto di Alea, rigato dal sudore.
Periya invece sembrava non averne risentito affatto.
"Ti vedo stanca Gattina, eppure dopo tutte quelle parole mi sarei aspettato di più!"
Il Pallikal rilasciò quindi maggiore energia, ed il drago di fuoco iniziò a spingere più forte contro la sfera, facendola indietreggiare lentamente.
Alea non batté ciglio, rimanendo immobile nel punto in cui si trovava.
"Finiamola con questa perdita di tempo, non puoi nulla contro un Dio!"
E sfruttando tutta l'energia rimasta Periya impresse ancora maggiore forza al drago.
Un ghigno soddisfatto apparve sul volto della Bekku.
"Ben fatto!" Disse, senza aggiungere nulla.
Sollevando la sua staffa in direzione della sfera e roteandola in senso antiorario due volte, ne sbatté il calcio al suolo.
I simboli magici precedentemente impressi, iniziarono ad illuminarsi, moltiplicandosi a vista d'occhio, fino a coprire un'area circolare di una decina di metri di raggio.
Il Pallikal si guardò intorno, cercando di capire cosa stesse accadendo. Ritornò tuttavia a concentrarsi sulla sua magia.
"Credi forse di riuscire a distrarmi con un paio di lucette? Ci vuole ben altro per farmi perdere l'incantesimo!"
Alea non rispose, ma assunse una posa più rilassata, il rituale era completo e non necessitava più della sua energia.
Nel mentre il drago di fuoco continuava la sua avanzata, spingendo la sfera sopra la testa della Bekku, nel punto centrale dell'area, e proprio quando sembrava fosse ormai la fine, fasci di luce viola si alzarono da ogni glifo.
La sfera cominciò a contorcersi e a roteare, mutando la sua forma fino a diventare ovale. Un'enorme bocca demoniaca apparve sulla superficie, ed una densa nebbia violacea iniziò a fuoriuscirne. I fasci di luce si tramutarono in catene di energia che legarono e bloccarono l'enorme bestia di fuoco ed il Pallikal.
"Cosa... che sta succedendo?" Chiese gridando Periya in preda al panico.
"Sodras, guardiano, il cielo fai offuscare
Apri il portale, che fa ad Ures approdare,
con catene di luce il moto proibisci
del mio nemico la libertà abolisci,
quando le fauci di tenebra vai a spalancare,
la violacea nebbia il corpo fa ansare,
senza via di ritorno l'anima digerisci,
nella terra eterna il destino bandisci."
"Impossibile! Quella è... è solo una leggenda!" Il Pallikal si dimenava nel tentativo di liberarsi dalle catene, ma senza alcun successo.
Improvvisamente la nebbia smise di fuoriuscire dalla bocca, rimanendo confinata nell'area delimitata dalle rune. Le fauci si aprirono ancora di più ed un portale apparve al loro interno. Con forza inaudita iniziarono a risucchiare ogni cosa.
Il drago fu assorbito in un turbinio di vento e fiamme, mentre Periya tentò disperatamente di aggrapparsi al suolo, ma i suoi sforzi furono vani ed infine anche lui venne trascinato via, sparendo in quel buco verso un'altra dimensione dalla quale non avrebbe più fatto ritorno.
Quando tutta la nebbia fu finalmente inghiottita, le fauci si richiusero e la sfera collassò su se stessa, svanendo nel nulla.
Alea era rimasta sola nell'ampio spazio, nel più totale silenzio. Passarono pochi secondi e stremata si accasciò al suolo.
"Questa è la prima ed ultima volta che evoco un semidio..." disse ad alta voce sorridendo, prima di perdere i sensi.
I due incantesimi si scontrarono e l'onda d'urto spazzò via polveri e detriti per decine di metri nell'area. L'attrito tra le due forze che spingevano l'una contro l'altra causò una pioggia di scintille e scariche elettriche.
Lo sforzo per il mantenimento della magia era ben visibile sul volto di Alea, rigato dal sudore.
Periya invece sembrava non averne risentito affatto.
"Ti vedo stanca Gattina, eppure dopo tutte quelle parole mi sarei aspettato di più!"
Il Pallikal rilasciò quindi maggiore energia, ed il drago di fuoco iniziò a spingere più forte contro la sfera, facendola indietreggiare lentamente.
Alea non batté ciglio, rimanendo immobile nel punto in cui si trovava.
"Finiamola con questa perdita di tempo, non puoi nulla contro un Dio!"
E sfruttando tutta l'energia rimasta Periya impresse ancora maggiore forza al drago.
Un ghigno soddisfatto apparve sul volto della Bekku.
"Ben fatto!" Disse, senza aggiungere nulla.
Sollevando la sua staffa in direzione della sfera e roteandola in senso antiorario due volte, ne sbatté il calcio al suolo.
I simboli magici precedentemente impressi, iniziarono ad illuminarsi, moltiplicandosi a vista d'occhio, fino a coprire un'area circolare di una decina di metri di raggio.
Il Pallikal si guardò intorno, cercando di capire cosa stesse accadendo. Ritornò tuttavia a concentrarsi sulla sua magia.
"Credi forse di riuscire a distrarmi con un paio di lucette? Ci vuole ben altro per farmi perdere l'incantesimo!"
Alea non rispose, ma assunse una posa più rilassata, il rituale era completo e non necessitava più della sua energia.
Nel mentre il drago di fuoco continuava la sua avanzata, spingendo la sfera sopra la testa della Bekku, nel punto centrale dell'area, e proprio quando sembrava fosse ormai la fine, fasci di luce viola si alzarono da ogni glifo.
La sfera cominciò a contorcersi e a roteare, mutando la sua forma fino a diventare ovale. Un'enorme bocca demoniaca apparve sulla superficie, ed una densa nebbia violacea iniziò a fuoriuscirne. I fasci di luce si tramutarono in catene di energia che legarono e bloccarono l'enorme bestia di fuoco ed il Pallikal.
"Cosa... che sta succedendo?" Chiese gridando Periya in preda al panico.
"Sodras, guardiano, il cielo fai offuscare
Apri il portale, che fa ad Ures approdare,
con catene di luce il moto proibisci
del mio nemico la libertà abolisci,
quando le fauci di tenebra vai a spalancare,
la violacea nebbia il corpo fa ansare,
senza via di ritorno l'anima digerisci,
nella terra eterna il destino bandisci."
"Impossibile! Quella è... è solo una leggenda!" Il Pallikal si dimenava nel tentativo di liberarsi dalle catene, ma senza alcun successo.
Improvvisamente la nebbia smise di fuoriuscire dalla bocca, rimanendo confinata nell'area delimitata dalle rune. Le fauci si aprirono ancora di più ed un portale apparve al loro interno. Con forza inaudita iniziarono a risucchiare ogni cosa.
Il drago fu assorbito in un turbinio di vento e fiamme, mentre Periya tentò disperatamente di aggrapparsi al suolo, ma i suoi sforzi furono vani ed infine anche lui venne trascinato via, sparendo in quel buco verso un'altra dimensione dalla quale non avrebbe più fatto ritorno.
Quando tutta la nebbia fu finalmente inghiottita, le fauci si richiusero e la sfera collassò su se stessa, svanendo nel nulla.
Alea era rimasta sola nell'ampio spazio, nel più totale silenzio. Passarono pochi secondi e stremata si accasciò al suolo.
"Questa è la prima ed ultima volta che evoco un semidio..." disse ad alta voce sorridendo, prima di perdere i sensi.
sabato 15 novembre 2014
Cronache di Leggende Perdute - XX
Le grida e il rumore delle armi che cozzano contro scudi ed armature dominavano il campo di battaglia.
Sebbene si combattesse ormai su un solo fronte, i mercenari si trovavano in forte inferiorità numerica, rendendo difficile anche solo non perdere terreno.
"Sono in troppi! Non riusciamo più a respingerli!" Gridò uno dei combattenti.
Una nuova improvvisa carica dei Pallikal sbaragliò gli ultimi scudi che reggevano la linea.
"Non così in fretta!"
Con un potente colpo d'ascia, Yarost' rispedì indietro gli assalitori.
"Forza! Riorganizzatevi e riformate la linea! Questi li terrò occupati io." Disse ritornando minacciosamente in posa da combattimento.
Alcuni Pallikal indietreggiarono intimoriti dal possente Sthula, ma furono ben presto colpiti da sfere infuocate pioventi dal cielo come piccoli meteoriti.
"Ai codardi non è concesso di vivere!" Tuonò una voce roca ed i rimanenti uomini lucertola si scostarono per fare spazio.
L'enorme Pallikal si fece avanti, la sua imponente figura incuteva timore persino ai suoi simili. Il corpo coperto di vecchie cicatrici e bruciature era la prova delle innumerevoli battaglie combattute per salire al potere nel suo clan, ed ogni ferita era un trofeo.
"Tu che profani le nostre sacre terre. Tu che calpesti il suolo dei nostri avi, come osi ribellarti al giudizio del Fuoco?" Urlò Periya guardando Yarost' dall'alto verso il basso.
"Hah! Falla finita! Le vostre Terre Sacre sono ad almeno due giorni di cammino da qui. Sappiamo benissimo qual è il tuo obiettivo. I Cristalli contenuti in questi carri!"
"Vedo che non sei uno sprovveduto, ma visto che sai quali sono i miei piani, non posso lasciarti in vita!"
"Oh? Perché? Altrimenti ci avresti risparmiati? Lo sanno tutti che non lasci mai superstiti!"
Senza risposta alcuna, Periya attaccò, invocando una colonna di fuoco proprio sotto allo Sthula che non ebbe il tempo di scansarsi.
"Hahahaha! Brucia nel fuoco purificatore degli elementali!"
"Non così in fretta!" La colonna di fuoco si diradò svanendo, l'enorme ascia di Yarost' uscì dalle fiamme volando in direzione del Pallikal, costringendolo a scansarsi e a terminare l'incantesimo.
"Cosa...?"
"Teletrasporto a corto raggio, nulla che un buon manipolatore dell'etere non possa eseguire." La voce di Alea spiegò al sorpreso Periya.
"È giunto il momento di combattere il fuoco col fuoco." Aggiunse.
La lunga cappa, nera come l'oscurità più profonda, era aperta dalla vita in giù. I pantaloni dello stesso colore terminavano alle caviglie con uno spacco a V, incorniciando gli scuri stivaletti lasciando intravedere la calzamaglia rigata che contrastava con il resto dell'abbigliamento.
Un enorme cappello con la punta piegata all'indietro le copriva il capo, oscurandole quasi completamente il volto. Solo le candide orecchie fuoriuscivano da degli appositi buchi sui fianchi del copricapo.
Senza perdere altro tempo, Alea iniziò a raccogliere l'etere necessario per la magia. Lo stesso fece il Pallikal, preparando il più potente dei suoi incantesimi.
Caratteri luminosi iniziarono ad apparire, bruciando ed incidendo il suolo che toccavano.
"Per gli Undici... non starà mica..." Yarost' ordinò immediatamente agli uomini di tornare ai carri portandosi dietro i feriti e di abbandonare l'area.
Una coltre di fumo denso e scuro come la notte iniziò ad avvolgere Alea, vorticando fino alla punta del suo bastone, per poi dirigersi verso il cielo a formare un'enorme sfera nera.
Periya al tempo stesso fu circondato dalle fiamme, che ben presto presero l'aspetto di un enorme drago di fuoco.
"Questa è la fine per te lucertolone!"
"Nessuno ha mai sconfitto le mie fiamme, e non sarai di certo tu a fermarmi. Non ora che sto per diventare un Dio!"
La conversazione non durò oltre, entrambi gli incantesimi erano ormai pronti ed in rotta di collisione l'uno verso l'altro.
Sebbene si combattesse ormai su un solo fronte, i mercenari si trovavano in forte inferiorità numerica, rendendo difficile anche solo non perdere terreno.
"Sono in troppi! Non riusciamo più a respingerli!" Gridò uno dei combattenti.
Una nuova improvvisa carica dei Pallikal sbaragliò gli ultimi scudi che reggevano la linea.
"Non così in fretta!"
Con un potente colpo d'ascia, Yarost' rispedì indietro gli assalitori.
"Forza! Riorganizzatevi e riformate la linea! Questi li terrò occupati io." Disse ritornando minacciosamente in posa da combattimento.
Alcuni Pallikal indietreggiarono intimoriti dal possente Sthula, ma furono ben presto colpiti da sfere infuocate pioventi dal cielo come piccoli meteoriti.
"Ai codardi non è concesso di vivere!" Tuonò una voce roca ed i rimanenti uomini lucertola si scostarono per fare spazio.
L'enorme Pallikal si fece avanti, la sua imponente figura incuteva timore persino ai suoi simili. Il corpo coperto di vecchie cicatrici e bruciature era la prova delle innumerevoli battaglie combattute per salire al potere nel suo clan, ed ogni ferita era un trofeo.
"Tu che profani le nostre sacre terre. Tu che calpesti il suolo dei nostri avi, come osi ribellarti al giudizio del Fuoco?" Urlò Periya guardando Yarost' dall'alto verso il basso.
"Hah! Falla finita! Le vostre Terre Sacre sono ad almeno due giorni di cammino da qui. Sappiamo benissimo qual è il tuo obiettivo. I Cristalli contenuti in questi carri!"
"Vedo che non sei uno sprovveduto, ma visto che sai quali sono i miei piani, non posso lasciarti in vita!"
"Oh? Perché? Altrimenti ci avresti risparmiati? Lo sanno tutti che non lasci mai superstiti!"
Senza risposta alcuna, Periya attaccò, invocando una colonna di fuoco proprio sotto allo Sthula che non ebbe il tempo di scansarsi.
"Hahahaha! Brucia nel fuoco purificatore degli elementali!"
"Non così in fretta!" La colonna di fuoco si diradò svanendo, l'enorme ascia di Yarost' uscì dalle fiamme volando in direzione del Pallikal, costringendolo a scansarsi e a terminare l'incantesimo.
"Cosa...?"
"Teletrasporto a corto raggio, nulla che un buon manipolatore dell'etere non possa eseguire." La voce di Alea spiegò al sorpreso Periya.
"È giunto il momento di combattere il fuoco col fuoco." Aggiunse.
La lunga cappa, nera come l'oscurità più profonda, era aperta dalla vita in giù. I pantaloni dello stesso colore terminavano alle caviglie con uno spacco a V, incorniciando gli scuri stivaletti lasciando intravedere la calzamaglia rigata che contrastava con il resto dell'abbigliamento.
Un enorme cappello con la punta piegata all'indietro le copriva il capo, oscurandole quasi completamente il volto. Solo le candide orecchie fuoriuscivano da degli appositi buchi sui fianchi del copricapo.
Senza perdere altro tempo, Alea iniziò a raccogliere l'etere necessario per la magia. Lo stesso fece il Pallikal, preparando il più potente dei suoi incantesimi.
Caratteri luminosi iniziarono ad apparire, bruciando ed incidendo il suolo che toccavano.
"Per gli Undici... non starà mica..." Yarost' ordinò immediatamente agli uomini di tornare ai carri portandosi dietro i feriti e di abbandonare l'area.
Una coltre di fumo denso e scuro come la notte iniziò ad avvolgere Alea, vorticando fino alla punta del suo bastone, per poi dirigersi verso il cielo a formare un'enorme sfera nera.
Periya al tempo stesso fu circondato dalle fiamme, che ben presto presero l'aspetto di un enorme drago di fuoco.
"Questa è la fine per te lucertolone!"
"Nessuno ha mai sconfitto le mie fiamme, e non sarai di certo tu a fermarmi. Non ora che sto per diventare un Dio!"
La conversazione non durò oltre, entrambi gli incantesimi erano ormai pronti ed in rotta di collisione l'uno verso l'altro.
sabato 8 novembre 2014
Cronache di Leggende Perdute - XIX
I rumori della battaglia echeggiavano nell'enorme piazzale in cui si era fermata la carovana.
Le fiamme dei falò potenziate dalla presenza degli elementali del fuoco illuminavano abbondantemente l'area altrimenti oscura.
I Pallikal attacavano sui due fronti, arrivati da entrambi i lati del canyon, e il gruppo di mercenari faticava per non perdere terreno.
"Voi con asce e lance, seguitemi! Dobbiamo abbattere quella linea di scudi!"
Yarost' come una furia brandiva la sua enorme ascia bipenne, troppo grande per qualsiasi umano, caricando le linee nemiche e falciando ad uno ad uno tutte le lucertole che tentassero di pararglisi d'innanzi.
Improvvisamente un forte boato scosse il suolo, fumo e fiamme si levarono al cielo, la retroguardia della carovana spazzata via dall'onda d'urto.
Un Pallikal più grande rispetto agli altri aveva scagliato l'incantesimo, un'enorme sfera di fuoco che al contatto con il suolo aveva causato la potente esplosione.
Lo Sthula si girò per osservare la situazione.
"Periya Palli! Dannazione! Abbiamo l'intero clan delle Ceneri addosso!"
Il nome era famoso in tutta Samuha, il capoclan delle Ceneri Ignee, solo morte, distruzione ed uno spesso strato di cenere rimaneva del suo passaggio.
"Presto, correte a rinforzare la retrovia! A questi ci penso io!" Urlò ai pochi uomini con gli scudi rimasti, appena prima di lanciarsi nuovamente all'assalto. Un gruppo di Pallikal distaccatosi dal resto tentò di intercettare i guerrieri, ma furono bloccati sul cammino da una pioggia di frecce dalla scia iridescente.
"Perché non ve la prendete con qualcuno del vostro calibro?" Gridò Alea provocando gli uomini lucertola, con lo sguardo poi intimò ai mercenari di proseguire.
La risposta dei Pallikal non si fece attendere ed immediatamente caricarono la Bekku, che senza troppi complimenti balzò all'indietro, scagliando un'altra pioggia di frecce sui suoi avversari. La carica durò ben poco sotto il feroce attacco potenziato dall'etere.
Yarost' continuava ad attaccare, e con i suoi colpi incessanti gli assalitori caddero uno dopo l'altro, i pochi rimasti decisero di abbandonare la zona e sparpagliandosi raggiunsero l'armata che assaliva la retrovia.
"Bene, se non altro adesso abbiamo solo un fronte di cui preoccuparci." Il grosso Sthula ordinò ai pochi mercenari rimasti con lui di andare ad aiutare gli altri combattenti, prima di cadere in ginocchio. Nello scontro era stato ferito ad un fianco e la ferita si era allargata combattendo.
Una lieve luce azzurra come una nube di vapore lo avvolse improvvisamente, curando parzialmente le sue ferite.
"Potrai ringraziarmi dopo, adesso pensa ad arrivare da un curatore, per ora più di così non posso fare." Disse Alea che nel mentre lo aveva raggiunto.
"E chi l'avrebbe mai detto, l'avventuriera si rivela essere piena di risorse... e più affidabile di questo branco di incapaci." Rispose Yarost' ghignando, ma il suo ghigno fu interrotto da una fitta di dolore.
"Al posto tuo risparmierei le energie, ti serviranno per il prossimo scontro" E volgendo lo sguardo verso Periya continuò "Credo che questa volta dovrò andarci giù pesante." Detto ciò Alea portò la mano al ciondolo che si illuminò, pronto a modificare ancora una volta il suo equipaggiamento.
Le fiamme dei falò potenziate dalla presenza degli elementali del fuoco illuminavano abbondantemente l'area altrimenti oscura.
I Pallikal attacavano sui due fronti, arrivati da entrambi i lati del canyon, e il gruppo di mercenari faticava per non perdere terreno.
"Voi con asce e lance, seguitemi! Dobbiamo abbattere quella linea di scudi!"
Yarost' come una furia brandiva la sua enorme ascia bipenne, troppo grande per qualsiasi umano, caricando le linee nemiche e falciando ad uno ad uno tutte le lucertole che tentassero di pararglisi d'innanzi.
Improvvisamente un forte boato scosse il suolo, fumo e fiamme si levarono al cielo, la retroguardia della carovana spazzata via dall'onda d'urto.
Un Pallikal più grande rispetto agli altri aveva scagliato l'incantesimo, un'enorme sfera di fuoco che al contatto con il suolo aveva causato la potente esplosione.
Lo Sthula si girò per osservare la situazione.
"Periya Palli! Dannazione! Abbiamo l'intero clan delle Ceneri addosso!"
Il nome era famoso in tutta Samuha, il capoclan delle Ceneri Ignee, solo morte, distruzione ed uno spesso strato di cenere rimaneva del suo passaggio.
"Presto, correte a rinforzare la retrovia! A questi ci penso io!" Urlò ai pochi uomini con gli scudi rimasti, appena prima di lanciarsi nuovamente all'assalto. Un gruppo di Pallikal distaccatosi dal resto tentò di intercettare i guerrieri, ma furono bloccati sul cammino da una pioggia di frecce dalla scia iridescente.
"Perché non ve la prendete con qualcuno del vostro calibro?" Gridò Alea provocando gli uomini lucertola, con lo sguardo poi intimò ai mercenari di proseguire.
La risposta dei Pallikal non si fece attendere ed immediatamente caricarono la Bekku, che senza troppi complimenti balzò all'indietro, scagliando un'altra pioggia di frecce sui suoi avversari. La carica durò ben poco sotto il feroce attacco potenziato dall'etere.
Yarost' continuava ad attaccare, e con i suoi colpi incessanti gli assalitori caddero uno dopo l'altro, i pochi rimasti decisero di abbandonare la zona e sparpagliandosi raggiunsero l'armata che assaliva la retrovia.
"Bene, se non altro adesso abbiamo solo un fronte di cui preoccuparci." Il grosso Sthula ordinò ai pochi mercenari rimasti con lui di andare ad aiutare gli altri combattenti, prima di cadere in ginocchio. Nello scontro era stato ferito ad un fianco e la ferita si era allargata combattendo.
Una lieve luce azzurra come una nube di vapore lo avvolse improvvisamente, curando parzialmente le sue ferite.
"Potrai ringraziarmi dopo, adesso pensa ad arrivare da un curatore, per ora più di così non posso fare." Disse Alea che nel mentre lo aveva raggiunto.
"E chi l'avrebbe mai detto, l'avventuriera si rivela essere piena di risorse... e più affidabile di questo branco di incapaci." Rispose Yarost' ghignando, ma il suo ghigno fu interrotto da una fitta di dolore.
"Al posto tuo risparmierei le energie, ti serviranno per il prossimo scontro" E volgendo lo sguardo verso Periya continuò "Credo che questa volta dovrò andarci giù pesante." Detto ciò Alea portò la mano al ciondolo che si illuminò, pronto a modificare ancora una volta il suo equipaggiamento.
sabato 1 novembre 2014
Cronache di Leggende Perdute - XVIII
La carovana procedeva spedita, bastarono un paio d'ore per raggiungere l'entrata di quel labirinto di canyon ed altipiani.
Prima di varcare l'enorme arco naturale che segnalava l'inizio delle Terre del Fuoco, Yarost' ordinò ai suoi uomini di cambiare formazione. Dentro il canyon sarebbe stato difficile scorgere qualsiasi nemico sulla lunga distanza, motivo per cui decise di inviare degli scout in avanscoperta. Scudi e lance formavano la prima linea difensiva, seguiti ad una certa distanza dagli arcieri. In retroguardia erano presenti i combattenti più corazzati, tutti i restanti si tenevano presso il centro della carovana, pronti a dar manforte dove fosse necessario.
Alea rimase sul tetto di una delle carrozze, dal punto sopraelevato aveva visuale libera sull'intero gruppo.
"Tu lassù, sei un facile bersaglio per le frecce lo sai? E quella ragazina che ti seguiva, che fine ha fatto? L'ultima cosa che voglio è una bimba sulla coscienza!" Gridò lo Sthula in direzione della Bekku.
"Non hai nulla di che preoccuparti, so quello che faccio. Ed Al è quì con me." Rispose poggiando una mano sul petto dove il ciondolo era nascosto dalle vesti.
"Bah, se lo dici tu... Bene, ora che siamo pronti proseguiamo!"
Il viaggio continuò a passo ridotto, per non fare troppo rumore ed evitare di attirare attenzioni indesiderate. Ben presto l'entrata scomparve alla vista e solo le alti pareti in arenaria rimanevano a dar forma al paesaggio. La prima giornata di cammino in quelle terre scorse senza intoppi, solo l'incontro con qualche elementale fece temere eventuali attacchi da parte dei Pallikal, ma fortunatamente nulla accadde.
Nonostante non fosse ancora calata la notte, la carovana dovette fermarsi, nelle profondità del canyon e col sole coperto dagli altipiani l'oscurità arrivo molto più in fretta.
"Accampiamoci qui per la notte, voglio due gruppi di guardia, uno sul fronte ed uno sul retro, datevi il cambio ogni 2 ore, dovete rimanere vigili." Ordinò Yarost'.
La zona in cui si erano fermati era vicina ad un incrocio tra due vidersi rami del canyon, e lo spiazzo in cui si trovavano era circondato da terrazze molto più basse rispetto al resto dei restanti altipiani.
"Non sarebbe meglio mettere qualche uomo di guardia su quelle terrazze? Da lassù si avrebbe una visuale migliore." Fece notare Alea.
"Non c'è nulla di cui preoccuparsi, i nostri scout hanno già controllato l'intera zona, addentrandosi anche oltre la diramazione e non c'è alcun pericolo." Rispose burbero lo Sthula.
Alea tuttavia non era convinta e si allontanò dalla carovana per dirigersi verso le terrazze. Usando la gemma si preparò per l'esplorazione, cambiando il suo equipaggiamento in una leggera armatura in pelle che le consentiva una buona libertà di movimento. Prese il lungo arco composito dalla schiena, comparso con l'armatura, ed incoccò una freccia, pronta ad ogni evenienza.
La prima terrazza era libera e nulla lasciava presagire la presenza di forze ostili, la Bekku proseguì quindi in direzione della seconda.
Camminando lentamente e il più silenziosamente possibile, Alea esplorò la superficie piana dalla quale era possibile ben vedere la carovana. Girandosi per tornare giù, scorse non troppo lontano dal bordo dell'altipiano i resti di un falò ormai spento. Alea si avvicinò per esaminarlo meglio, le ceneri erano ancora calde, sebbene umide, spente con l'acqua per non far alzare fumo.
"Dannazione, me lo sentivo!"
Delle grida si levarono dall'accampamento sottostante, la carovana era sotto attacco.
Prima di varcare l'enorme arco naturale che segnalava l'inizio delle Terre del Fuoco, Yarost' ordinò ai suoi uomini di cambiare formazione. Dentro il canyon sarebbe stato difficile scorgere qualsiasi nemico sulla lunga distanza, motivo per cui decise di inviare degli scout in avanscoperta. Scudi e lance formavano la prima linea difensiva, seguiti ad una certa distanza dagli arcieri. In retroguardia erano presenti i combattenti più corazzati, tutti i restanti si tenevano presso il centro della carovana, pronti a dar manforte dove fosse necessario.
Alea rimase sul tetto di una delle carrozze, dal punto sopraelevato aveva visuale libera sull'intero gruppo.
"Tu lassù, sei un facile bersaglio per le frecce lo sai? E quella ragazina che ti seguiva, che fine ha fatto? L'ultima cosa che voglio è una bimba sulla coscienza!" Gridò lo Sthula in direzione della Bekku.
"Non hai nulla di che preoccuparti, so quello che faccio. Ed Al è quì con me." Rispose poggiando una mano sul petto dove il ciondolo era nascosto dalle vesti.
"Bah, se lo dici tu... Bene, ora che siamo pronti proseguiamo!"
Il viaggio continuò a passo ridotto, per non fare troppo rumore ed evitare di attirare attenzioni indesiderate. Ben presto l'entrata scomparve alla vista e solo le alti pareti in arenaria rimanevano a dar forma al paesaggio. La prima giornata di cammino in quelle terre scorse senza intoppi, solo l'incontro con qualche elementale fece temere eventuali attacchi da parte dei Pallikal, ma fortunatamente nulla accadde.
Nonostante non fosse ancora calata la notte, la carovana dovette fermarsi, nelle profondità del canyon e col sole coperto dagli altipiani l'oscurità arrivo molto più in fretta.
"Accampiamoci qui per la notte, voglio due gruppi di guardia, uno sul fronte ed uno sul retro, datevi il cambio ogni 2 ore, dovete rimanere vigili." Ordinò Yarost'.
La zona in cui si erano fermati era vicina ad un incrocio tra due vidersi rami del canyon, e lo spiazzo in cui si trovavano era circondato da terrazze molto più basse rispetto al resto dei restanti altipiani.
"Non sarebbe meglio mettere qualche uomo di guardia su quelle terrazze? Da lassù si avrebbe una visuale migliore." Fece notare Alea.
"Non c'è nulla di cui preoccuparsi, i nostri scout hanno già controllato l'intera zona, addentrandosi anche oltre la diramazione e non c'è alcun pericolo." Rispose burbero lo Sthula.
Alea tuttavia non era convinta e si allontanò dalla carovana per dirigersi verso le terrazze. Usando la gemma si preparò per l'esplorazione, cambiando il suo equipaggiamento in una leggera armatura in pelle che le consentiva una buona libertà di movimento. Prese il lungo arco composito dalla schiena, comparso con l'armatura, ed incoccò una freccia, pronta ad ogni evenienza.
La prima terrazza era libera e nulla lasciava presagire la presenza di forze ostili, la Bekku proseguì quindi in direzione della seconda.
Camminando lentamente e il più silenziosamente possibile, Alea esplorò la superficie piana dalla quale era possibile ben vedere la carovana. Girandosi per tornare giù, scorse non troppo lontano dal bordo dell'altipiano i resti di un falò ormai spento. Alea si avvicinò per esaminarlo meglio, le ceneri erano ancora calde, sebbene umide, spente con l'acqua per non far alzare fumo.
"Dannazione, me lo sentivo!"
Delle grida si levarono dall'accampamento sottostante, la carovana era sotto attacco.
sabato 25 ottobre 2014
Cronache di Leggende Perdute - XVII
Il sole alto in cielo picchiava sul brullo terreno, arso dalla calura.
La carovana era ormai in viaggio da diverse ore, intorno ad essa si estendeva in ogni direzione il desolato paesaggio fino all'orizzonte, spezzato unicamente da qualche alberello e pochi arbusti ormai completamente rinsecchiti.
I mercenari marciavano ai fianchi dei carri dandosi il cambio ogni ora circa, rimanere esposti al caldo torrido del deserto più a lungo avrebbe sfiancato anche il più forte dei guerrieri.
Yarost' era seduto al fianco del cocchiere della prima carrozza, scrutava la mappa mentre con un binocolo osservava attentamente il paesaggio, dando direzioni per raggiungere la destinazione.
Alea era sdraiata sul tetto della stessa carrozza, coperta dalla sua cappa, riparava gli occhi dal sole con un braccio.
Lo Sthula si arrampicò sulle scalette e affacciandosi osserò la Bekku e tirò un profondo sospiro.
"Non si stanchi troppo Madama, non vorrei che un fiore si delicato possa rovinarsi." Disse con tono ironico.
"Siamo ancora lontani dale Terre di Fuoco e non ci arriveremo prima di domani continuando di questo passo. Questa zona è sicura, meglio conservare le energie fino ad allora, ci serviranno."
"E cosa ti fa pensare di essere fuori pericolo?"
Alea non rispose ma con la coda indicò un punto in lontananza. Osservando col binocolo Yarost' potè individuare la zona, un'oasi nel mezzo del deserto.
"Quella è l'ultima oasi prima delle Terre di Fuoco, consiglio di fermarci lì per la notte, ci vorranno comunque ancora diverse ore per raggiungerla." Disse ghignando.
Yarost' sbuffò, ridiscese e tornando a sedere controllò nuovamente la mappa. L'oasi era effettivamente marcata e distava almeno altre cinque ore di viaggio dai confini delle Terre di Fuoco.
"Dannata gatta, come diamine fa ad orientarsi così facilmente nel deserto anche dormendo?" Dopo il suo sfogo, diede nuove indicazioni al cocchiere, cambiando la direzione della carovana.
Quando raggiunsero l'oasi, il sole era ormai quasi tramontato del tutto. Alcuni degli uomini piazzavano le tende per la notte sotto le direzioni del massiccio Sthula, altri raccoglievano acqua per il viaggio. Alea nel mentre perlustrò il perimetro dell'oasi, assicurandosi che il luogo fosse sicuro e tracciando dei glifi di protezione tutt'intorno.
Diversi falò fuorno accesi ed il cuoco della compagnia preparò un calderone pieno di stufato, la Bekku era la prima della fila.
"Stufato, ottima idea, le notti nel deserto sono molto fredde. Mangiate e riposatevi, da domani entreremo in territorio nemico!" Disse Yarost' agli uomini.
Dopo aver gustato la sua porzione, Alea balzò agilmente sul tetto di uno dei carri.
"Mi occupo io del turno di guardia, lascia che i tuoi uomini riposino. D'altronde hanno marciato per quasi tutto il giorno."
"È per questo che hai dormito per tutto quel tempo? Carino da parte tua, non me lo sarei mai aspettato." Rispose lo Sthula con tono ironico.
"Uno dei vantaggi della vita da avventuriera è che non ricevo mai ordini. Gestisco il mio lavoro come meglio credo, l'importante è raggiungere l'obiettivo." Disse, poi guardando Yarost' con un sorriso beffardo continuò "E fin ora non ho mai fallito!"
La notte passò velocemente ed in tutta tranquillità, come previsto da Alea, e alle prime luci dell'alba i mercenari erano già intenti a smontare l'accampamento per riprendere il viaggio.
Ben presto il panorama iniziò a cambiare, il piatto orizzonte lasciò spazio ad una serie di canyon ed altipiani, non meno brulli o desolati rispetto al deserto. Quanto meno il cambio di colore tra il giallo del terreno sabbioso e il più scuro ocra dell'arenaria rendeva la vista meno dolorosa per gli occhi.
Le Terre del Fuoco erano ormai vicine.
La carovana era ormai in viaggio da diverse ore, intorno ad essa si estendeva in ogni direzione il desolato paesaggio fino all'orizzonte, spezzato unicamente da qualche alberello e pochi arbusti ormai completamente rinsecchiti.
I mercenari marciavano ai fianchi dei carri dandosi il cambio ogni ora circa, rimanere esposti al caldo torrido del deserto più a lungo avrebbe sfiancato anche il più forte dei guerrieri.
Yarost' era seduto al fianco del cocchiere della prima carrozza, scrutava la mappa mentre con un binocolo osservava attentamente il paesaggio, dando direzioni per raggiungere la destinazione.
Alea era sdraiata sul tetto della stessa carrozza, coperta dalla sua cappa, riparava gli occhi dal sole con un braccio.
Lo Sthula si arrampicò sulle scalette e affacciandosi osserò la Bekku e tirò un profondo sospiro.
"Non si stanchi troppo Madama, non vorrei che un fiore si delicato possa rovinarsi." Disse con tono ironico.
"Siamo ancora lontani dale Terre di Fuoco e non ci arriveremo prima di domani continuando di questo passo. Questa zona è sicura, meglio conservare le energie fino ad allora, ci serviranno."
"E cosa ti fa pensare di essere fuori pericolo?"
Alea non rispose ma con la coda indicò un punto in lontananza. Osservando col binocolo Yarost' potè individuare la zona, un'oasi nel mezzo del deserto.
"Quella è l'ultima oasi prima delle Terre di Fuoco, consiglio di fermarci lì per la notte, ci vorranno comunque ancora diverse ore per raggiungerla." Disse ghignando.
Yarost' sbuffò, ridiscese e tornando a sedere controllò nuovamente la mappa. L'oasi era effettivamente marcata e distava almeno altre cinque ore di viaggio dai confini delle Terre di Fuoco.
"Dannata gatta, come diamine fa ad orientarsi così facilmente nel deserto anche dormendo?" Dopo il suo sfogo, diede nuove indicazioni al cocchiere, cambiando la direzione della carovana.
Quando raggiunsero l'oasi, il sole era ormai quasi tramontato del tutto. Alcuni degli uomini piazzavano le tende per la notte sotto le direzioni del massiccio Sthula, altri raccoglievano acqua per il viaggio. Alea nel mentre perlustrò il perimetro dell'oasi, assicurandosi che il luogo fosse sicuro e tracciando dei glifi di protezione tutt'intorno.
Diversi falò fuorno accesi ed il cuoco della compagnia preparò un calderone pieno di stufato, la Bekku era la prima della fila.
"Stufato, ottima idea, le notti nel deserto sono molto fredde. Mangiate e riposatevi, da domani entreremo in territorio nemico!" Disse Yarost' agli uomini.
Dopo aver gustato la sua porzione, Alea balzò agilmente sul tetto di uno dei carri.
"Mi occupo io del turno di guardia, lascia che i tuoi uomini riposino. D'altronde hanno marciato per quasi tutto il giorno."
"È per questo che hai dormito per tutto quel tempo? Carino da parte tua, non me lo sarei mai aspettato." Rispose lo Sthula con tono ironico.
"Uno dei vantaggi della vita da avventuriera è che non ricevo mai ordini. Gestisco il mio lavoro come meglio credo, l'importante è raggiungere l'obiettivo." Disse, poi guardando Yarost' con un sorriso beffardo continuò "E fin ora non ho mai fallito!"
La notte passò velocemente ed in tutta tranquillità, come previsto da Alea, e alle prime luci dell'alba i mercenari erano già intenti a smontare l'accampamento per riprendere il viaggio.
Ben presto il panorama iniziò a cambiare, il piatto orizzonte lasciò spazio ad una serie di canyon ed altipiani, non meno brulli o desolati rispetto al deserto. Quanto meno il cambio di colore tra il giallo del terreno sabbioso e il più scuro ocra dell'arenaria rendeva la vista meno dolorosa per gli occhi.
Le Terre del Fuoco erano ormai vicine.
sabato 18 ottobre 2014
Cronache di Leggende Perdute - XVI
Il mattino giunse in fretta, le prime luci dell'alba filtravano dai lati delle tende, illuminando fiocamente la stanza della locanda.
Al si svegliò, il suo volto colpito da un raggio di sole, e stopicciando gli occhi si alzò dal letto.
Si guardò intorno ma di Alea non vi era traccia. Cercò ovunque nella stanza, nel piccolo bagno, dentro l'armadio, persino sotto le coperte del letto.
"Benedetta ragazza, dove si sarà cacciata?"
La porta si aprì improvvisamente ed Alea fece il suo ingresso lanciando un rotolino alla cannella in direzione di Al, che riuscì con non poca difficoltà ad afferrarlo prima che cadesse al suolo.
"Su, mangia e preparati, abbiamo una carovana da scortare!" Disse prima di addentare uno dei dolcetti che stava trasportando.
Pochi minuti dopo le ragazze erano pronte per il viaggio, uscendo dalla locanda in silenzio salutarono Lelei intenta a trafficare dietro al bancone e si diressero verso i grandiosi cancelli della città.
Appena fuori dalle grandi mura, un folto gruppo di mercenari circondava i cinque carri della spedizione.
Il capo della spedizione, un grosso Sthula reso ancora più massiccio dall'imponente armatura che indossava, attirò l'attenzione dei soldati di ventura ed iniziò a spiegare gli obiettivi della missione.
"Il mio nome è Yarost' Vetra, comandante delle Lame Sanguinarie. Seguite alla lettera i miei ordini e tornerete tutti a casa interi... più o meno. Fate di testa vostra e vi assicuro che non rivedrete un altro giorno. Chi non se la sentisse di affrontare questo viaggio è libero di andare via ora."
Alcuni dei combattenti meno coraggiosi abbandonarono il gruppo per tornare in città.
Lo Sthula proseguì.
"Bene, ora che ci siamo liberati degli scocciatori, proseguiamo. Come probabilmente già sapete, il nostro scopo è quello di far arrivare questi cinque carri intatti a Kadala Nadara."
"Ancora non capisco perché dobbiamo viaggiare con questa gente." Chiese Al ad Alea.
"Ascolta e capirai." Rispose la Bekku senza aggiungere altro.
"Dovremo attraversare le Terre di Fuoco per giungere alla nostra destinazione. Sebbene gli elementali siano pacifici, quelle dannate lucertole che li venerano non saranno altrettanto amichevoli. Con un po' di fortuna incontreremo poca resistenza, ma nella peggiore delle ipotesi ci ritroveremo a dover affrontare orde di Pallikal come non ne avete mai visti prima."
La piccola si rivolse nuovamente ad Alea con sguardo perplesso.
"Non avremmo fatto prima con un'Aeronave? Perché affrontare questo pericolo?"
Alea allungò il braccio e mostrò ad Al tre dita.
"Uno, per prendere un'Aeronave serve una licenza che non abbiamo. Due, siamo rimaste senza fondi. Tre, perché così è più divertente!"
Yarost' divise i mercenari in 4 gruppi ed assegnò a ciascuno dei compiti diversi. Alea che si era tenuta in disparte fino a quel momento si avvicinò al massiccio Sthula, dandogli dei colpetti sulla spalla per attirare la sua attenzione.
"E tu chi saresti?" Chiese dopo essersi girato ed aver osservato attentamente la Bekku e la piccola di fianco a lei.
"Non mi sembri un mercenario e non credo che questo sia un luogo adatto ad una bambina."
"Sul primo punto hai ragione, sono un'avventuriera, non una mercenaria. Per quanto riguarda la tua seconda osservazione, posso assicurarti che questa bambina è più che capace di badare a se stessa."
Lo Sthula continuò ad osservarle attentamente per dei lunghi secondi.
"Ah sì, mi avevano detto che un avventuriero aveva accettato la richiesta. Non avrei mai pensato che qualcuno di quegli incapaci fosse anche tanto stupido da rischiare la vita per un lavoro simile, né tanto meno mi sarei aspettato una Bekku. Se ne vedono proprio di tutti i colori."
"Beh, se non ti dispiace, io vado a prendere il mio posto su quel carro lì. Vieni Al!" Ed indossando la sua cappa da viaggio si sedette di fianco al conducente del primo carro.
"Vedi di non farti ammazzare!" Gridò lo Sthula e dopo aver terminato gli ultimi preparativi, ordinò alla carovana di iniziare il viaggio.
Al si svegliò, il suo volto colpito da un raggio di sole, e stopicciando gli occhi si alzò dal letto.
Si guardò intorno ma di Alea non vi era traccia. Cercò ovunque nella stanza, nel piccolo bagno, dentro l'armadio, persino sotto le coperte del letto.
"Benedetta ragazza, dove si sarà cacciata?"
La porta si aprì improvvisamente ed Alea fece il suo ingresso lanciando un rotolino alla cannella in direzione di Al, che riuscì con non poca difficoltà ad afferrarlo prima che cadesse al suolo.
"Su, mangia e preparati, abbiamo una carovana da scortare!" Disse prima di addentare uno dei dolcetti che stava trasportando.
Pochi minuti dopo le ragazze erano pronte per il viaggio, uscendo dalla locanda in silenzio salutarono Lelei intenta a trafficare dietro al bancone e si diressero verso i grandiosi cancelli della città.
Appena fuori dalle grandi mura, un folto gruppo di mercenari circondava i cinque carri della spedizione.
Il capo della spedizione, un grosso Sthula reso ancora più massiccio dall'imponente armatura che indossava, attirò l'attenzione dei soldati di ventura ed iniziò a spiegare gli obiettivi della missione.
"Il mio nome è Yarost' Vetra, comandante delle Lame Sanguinarie. Seguite alla lettera i miei ordini e tornerete tutti a casa interi... più o meno. Fate di testa vostra e vi assicuro che non rivedrete un altro giorno. Chi non se la sentisse di affrontare questo viaggio è libero di andare via ora."
Alcuni dei combattenti meno coraggiosi abbandonarono il gruppo per tornare in città.
Lo Sthula proseguì.
"Bene, ora che ci siamo liberati degli scocciatori, proseguiamo. Come probabilmente già sapete, il nostro scopo è quello di far arrivare questi cinque carri intatti a Kadala Nadara."
"Ancora non capisco perché dobbiamo viaggiare con questa gente." Chiese Al ad Alea.
"Ascolta e capirai." Rispose la Bekku senza aggiungere altro.
"Dovremo attraversare le Terre di Fuoco per giungere alla nostra destinazione. Sebbene gli elementali siano pacifici, quelle dannate lucertole che li venerano non saranno altrettanto amichevoli. Con un po' di fortuna incontreremo poca resistenza, ma nella peggiore delle ipotesi ci ritroveremo a dover affrontare orde di Pallikal come non ne avete mai visti prima."
La piccola si rivolse nuovamente ad Alea con sguardo perplesso.
"Non avremmo fatto prima con un'Aeronave? Perché affrontare questo pericolo?"
Alea allungò il braccio e mostrò ad Al tre dita.
"Uno, per prendere un'Aeronave serve una licenza che non abbiamo. Due, siamo rimaste senza fondi. Tre, perché così è più divertente!"
Yarost' divise i mercenari in 4 gruppi ed assegnò a ciascuno dei compiti diversi. Alea che si era tenuta in disparte fino a quel momento si avvicinò al massiccio Sthula, dandogli dei colpetti sulla spalla per attirare la sua attenzione.
"E tu chi saresti?" Chiese dopo essersi girato ed aver osservato attentamente la Bekku e la piccola di fianco a lei.
"Non mi sembri un mercenario e non credo che questo sia un luogo adatto ad una bambina."
"Sul primo punto hai ragione, sono un'avventuriera, non una mercenaria. Per quanto riguarda la tua seconda osservazione, posso assicurarti che questa bambina è più che capace di badare a se stessa."
Lo Sthula continuò ad osservarle attentamente per dei lunghi secondi.
"Ah sì, mi avevano detto che un avventuriero aveva accettato la richiesta. Non avrei mai pensato che qualcuno di quegli incapaci fosse anche tanto stupido da rischiare la vita per un lavoro simile, né tanto meno mi sarei aspettato una Bekku. Se ne vedono proprio di tutti i colori."
"Beh, se non ti dispiace, io vado a prendere il mio posto su quel carro lì. Vieni Al!" Ed indossando la sua cappa da viaggio si sedette di fianco al conducente del primo carro.
"Vedi di non farti ammazzare!" Gridò lo Sthula e dopo aver terminato gli ultimi preparativi, ordinò alla carovana di iniziare il viaggio.
sabato 11 ottobre 2014
Cronache di Leggende Perdute - XV
Evard rimase in silenzio, ponderando sulla mole di informazioni ricevute. Nonostante i suoi studi sull'antica civiltà, mai avrebbe pensato che la causa della sua scomparsa potesse essere un'arma.
"È difficile credere che un'arma, per quanto potente, possa avere distrutto tutta la civiltà Ilbechin. Dopotutto l'Impero si estese su quasi tutta Samuha. Non avrebbe dovuto spazzare via l'intero pianeta?"
Al non rispose immediatamente, sapeva che il vecchio Teyvam non avrebbe accettato una risposta che non fosse stata esauriente.
"L'arma non va pensata come un semplice strumento, non è infatti una spada, un fucile o un catalizzatore magico, eppure è tutte le cose in una." fece una breve pausa.
"Come avete visto, il frammento è facilmente scambiabile per una gemma di risonanza, questo perché è stata costruita per essere una replica di una gemma. Ciò che più temevano gli Ilbechin era l'ignoto, e solo con la conoscenza è possibile sconfiggerlo. L'arma è un ricettacolo che contiene tutta la conoscenza del nostro mondo, passata, presente ad anche futura."
Il vecchio comprese ed immediatamente, senza pronunciare parola, tirò fuori da un cassetto della scrivania una pergamena, penna e calamaio, ed iniziò a scrivere.
Dopo poco terminò la stesura del documento, vi appose un timbro e lanciò un incantesimo sul pezzo di carta, poi lo arrotolò e lo sigillò con la ceralacca.
"Questo," disse ad Alea porgendole la pergamena.
"È il documento che attesta la vostra proprietà della gemma. Inoltre è anche un mandato speciale, che vi autorizza ad accedere alle più importanti locazioni archeologiche di Samuha, per la ricerca dei restanti pezzi." Detto ciò si alzo dalla sedia e accompagnò le due Bekku fino all'uscita del museo.
"Solo una domanda rimane," Disse prima che le due si incamminassero per la strada.
"Se l'arma è stata smantellata, l'utilizzatore..."
"Non è più tra noi." Rispose Al.
Lo studioso sorrise.
"D'altronde come avrebbe potuto? Sono passate ben nove ere!" Salutò e rientrò nel suo museo per immergersi nuovamente nei suoi studi.
Alea decise di tornare alla locanda, era ormai pomeriggio inoltrato e tutto quel parlare ed ascoltare l'aveva fatta stancare non poco. Stiracchiandosi si rivolse ad Al.
"Certo che non si finisce mai di imparare, ad esempio, tu come fai a sapere tutte quelle cose se sei la mia anima?"
Al saltò davanti ad Alea e sorridendo le rispose.
"Questo è un segreto!"
"Oh, ottimo! Adesso ho segreti anche con me stessa! Non bastavano tutti questi misteri ed un passato che non ricordo?"
Per tutto il tragitto fino alla locanda, la Bekku non potè far altro che ripensare alle nuove rivelazioni, a quell'arma che ha distrutto un'intera civiltà e a come tutto questo potesse in qualche modo essere collegato al suo passato. Dopotutto, la visita al museo aveva come scopo quello di imparare qualcosa in più su se stessa e sulla sua gemma.
I suoi pensieri però svanirono in fretta, l'odore del cibo e delle bevande avevano ormai pienamente catturato la sua attenzione. Alea raggiunse velocemente il bancone dove la mattina aveva parlato con Lelei, si sedette ed ordinò.
La Babama portò velocemente il cibo, riempiendo presto il bancone.
"Allora? Com'è andata la visita al museo?"
"Oh, befe! Ho fscopeffho faffe cofe!" Rispose la Bekku con la bocca ancora piena, mandò giù il boccone e continuò.
"Ma la cosa più importante è questa!" Mostrò la pergamena che il vecchio saggio le aveva dato.
"Ora avrò accesso a tutte le rovine Ilbechin di Samuha, anche se è sorto un piccolo problema..."
Per un momento si fermò, poi riprese a mangiare come se nulla fosse.
"Sono più che sicura che tu sia in grado di risolvere qualsiasi problema ti si pari davanti. In fondo, l'hai dimostrato più volte. Non ti arrendi mai, a volte davvero non so come tu faccia." E ridendo tornò a servire gli altri clienti del locale.
"Dunque che hai intenzione di fare ora?" Chiese Al. Sapeva bene che Alea non si sarebbe mai arresa nella sua ricerca, nonostante l'avviso sulla pericolosità del suo passato.
"Beh, questi frammenti sono pericolosi giusto? Se tu puoi tenerli al sicuro, allora sarà il caso di trovarli tutti. Domani si parte!"
"È difficile credere che un'arma, per quanto potente, possa avere distrutto tutta la civiltà Ilbechin. Dopotutto l'Impero si estese su quasi tutta Samuha. Non avrebbe dovuto spazzare via l'intero pianeta?"
Al non rispose immediatamente, sapeva che il vecchio Teyvam non avrebbe accettato una risposta che non fosse stata esauriente.
"L'arma non va pensata come un semplice strumento, non è infatti una spada, un fucile o un catalizzatore magico, eppure è tutte le cose in una." fece una breve pausa.
"Come avete visto, il frammento è facilmente scambiabile per una gemma di risonanza, questo perché è stata costruita per essere una replica di una gemma. Ciò che più temevano gli Ilbechin era l'ignoto, e solo con la conoscenza è possibile sconfiggerlo. L'arma è un ricettacolo che contiene tutta la conoscenza del nostro mondo, passata, presente ad anche futura."
Il vecchio comprese ed immediatamente, senza pronunciare parola, tirò fuori da un cassetto della scrivania una pergamena, penna e calamaio, ed iniziò a scrivere.
Dopo poco terminò la stesura del documento, vi appose un timbro e lanciò un incantesimo sul pezzo di carta, poi lo arrotolò e lo sigillò con la ceralacca.
"Questo," disse ad Alea porgendole la pergamena.
"È il documento che attesta la vostra proprietà della gemma. Inoltre è anche un mandato speciale, che vi autorizza ad accedere alle più importanti locazioni archeologiche di Samuha, per la ricerca dei restanti pezzi." Detto ciò si alzo dalla sedia e accompagnò le due Bekku fino all'uscita del museo.
"Solo una domanda rimane," Disse prima che le due si incamminassero per la strada.
"Se l'arma è stata smantellata, l'utilizzatore..."
"Non è più tra noi." Rispose Al.
Lo studioso sorrise.
"D'altronde come avrebbe potuto? Sono passate ben nove ere!" Salutò e rientrò nel suo museo per immergersi nuovamente nei suoi studi.
Alea decise di tornare alla locanda, era ormai pomeriggio inoltrato e tutto quel parlare ed ascoltare l'aveva fatta stancare non poco. Stiracchiandosi si rivolse ad Al.
"Certo che non si finisce mai di imparare, ad esempio, tu come fai a sapere tutte quelle cose se sei la mia anima?"
Al saltò davanti ad Alea e sorridendo le rispose.
"Questo è un segreto!"
"Oh, ottimo! Adesso ho segreti anche con me stessa! Non bastavano tutti questi misteri ed un passato che non ricordo?"
Per tutto il tragitto fino alla locanda, la Bekku non potè far altro che ripensare alle nuove rivelazioni, a quell'arma che ha distrutto un'intera civiltà e a come tutto questo potesse in qualche modo essere collegato al suo passato. Dopotutto, la visita al museo aveva come scopo quello di imparare qualcosa in più su se stessa e sulla sua gemma.
I suoi pensieri però svanirono in fretta, l'odore del cibo e delle bevande avevano ormai pienamente catturato la sua attenzione. Alea raggiunse velocemente il bancone dove la mattina aveva parlato con Lelei, si sedette ed ordinò.
La Babama portò velocemente il cibo, riempiendo presto il bancone.
"Allora? Com'è andata la visita al museo?"
"Oh, befe! Ho fscopeffho faffe cofe!" Rispose la Bekku con la bocca ancora piena, mandò giù il boccone e continuò.
"Ma la cosa più importante è questa!" Mostrò la pergamena che il vecchio saggio le aveva dato.
"Ora avrò accesso a tutte le rovine Ilbechin di Samuha, anche se è sorto un piccolo problema..."
Per un momento si fermò, poi riprese a mangiare come se nulla fosse.
"Sono più che sicura che tu sia in grado di risolvere qualsiasi problema ti si pari davanti. In fondo, l'hai dimostrato più volte. Non ti arrendi mai, a volte davvero non so come tu faccia." E ridendo tornò a servire gli altri clienti del locale.
"Dunque che hai intenzione di fare ora?" Chiese Al. Sapeva bene che Alea non si sarebbe mai arresa nella sua ricerca, nonostante l'avviso sulla pericolosità del suo passato.
"Beh, questi frammenti sono pericolosi giusto? Se tu puoi tenerli al sicuro, allora sarà il caso di trovarli tutti. Domani si parte!"
sabato 4 ottobre 2014
Cronache di Leggende Perdute - XIV
La gemma ruotò vorticosamente attorno al piedistallo, la sua luce illuminava completamente la stanza.
"Cosa sta succedendo?"
Chiese il vecchio estremamente preoccupato.
"Non lo so, non era mai accaduto prima!" Alea era preoccupata quanto se non più di Evard.
Improvvisamente la gemma si fermò esattamente al di sopra del piedistallo, vibrando iniziò ad emanare onde di energia luminosa.
Al apparve, fuoriuscendo dalla pietra e fluttuando raggiunse la gemma poggiata sul piedistallo, che iniziò a risplendere a sua volta, come se fosse tornata in vita.
"Questa non è una gemma di risonanza." Spiegò Al.
"Non dovrebbe nemmeno trovarsi qui, questo è uno strumento molto pericoloso nel suo stato attuale."
Senza aggiungere altro, Al toccò la pietra, che nelle sue mani evaporò in uno sbuffo di energia, assorbito dalla gemma di risonanza.
Al scese dal piedistallo, tornando al fianco della Bekku e così fece anche la gemma di risonanza, tornando al suo aspetto normale.
Lo studioso rimase di stucco nell'assistere alla scena, mai nella sua lunga vita gli era capitato di assistere ad un evento simile, e tra lo stupore nel vedere Al materializzarsi e il pezzo più importante della collezione del museo sparire non sapeva da dove cominciare a porre le sue domande.
"Al! Restituisci subito quella gemma!" Gridò Alea infuriata, l'ultima cosa che avrebbe voluto sarebbe stato passare per una ladra.
"Non posso, ma suppongo siano necessarie delle spiegazioni. Sono sicura che anche Evard capirà e ci permetterà di tenere questa pietra."
Il Teyvam osservava attentamente la piccola Bekku, poi portando la mano al mento disse.
"Non ho capito molto di ciò che è appena accaduto, ma sono sicuro che ci spiegerai tutto, non è vero piccola?"
Fece poi cenno alle due di seguirlo, attraversando nuovamente il corridoio e l'atrio, giunsero ad una nuova porta che dava sull'ufficio dello studioso.
La stanza era di dimensioni modeste, una scrivania, due sedie per gli ospiti e libri, tanti libri, libri ovunque.
Il Vecchio tolse alcuni volumi appoggiati sulle sedie e li ripose tra le varie pile che decoravano la stanza.
"Prego, sedetevi pure."
Evard andò a sedersi alla scrivania, su quello che somigliava più ad un trono che ad una semplice sedia.
"Bene ragazze, che ne dite di cominciare dal principio?" Il volto dell'anziano era illuminato dalla curiosità, era evidente che la sua sete di conoscenza prevaleva anche nelle situazioni più complesse.
Alea raccontò di se stessa, della perdita di memoria e della sua estenuante ricerca del suo passato. Insieme ad Al raccontò degli ultimi avvenimenti, del viaggio a Rohe e del motivo della sua visita al museo.
"Interessante, molto interessante. E così sei riuscita a raggiungere il cristallo perduto di Thi'Saiuaela e ne hai persino sconfitto i guardiani. Incredibile, eppure sento che ciò che racconti sia la verità. Anche perché i rapporti della Guardia confermano il tuo racconto, almeno in parte, poiché nessuno ti ha mai vista uscire dalle rovine."
"Come fa a sapere del rapporto della Guardia?" Chiese Alea incuriosita.
"Beh, lo studio di quelle rovine è affidato a me. O almeno lo era finché non mi sono ritirato, sai, ad una certa età si inizia a risentire della stanchezza!" Il vecchio rise sonoramente.
"Ebbene dunque, questa gemma che in realtà non è una gemma, cosa sarebbe?" Chiese rivolgendosi ad Al.
Con un aria preoccupata, la piccola osservò prima Alea, poi il vecchio ed infine sospirò profondamente, iniziando a spiegare.
"Questa pietra simile ad una gemma di risonanza è in realtà una parte di un'arma, costruita dagli antichi Ilbechin."
Si fermò un momento, poi continuò.
"La dinastia imperiale era ossessionata dal potere. I reggenti erano convinti che solo diventando immortali avrebbero potuto mantenere la loro potenza e il controllo sulla popolazione. Fu così che iniziarono gli studi sull'incremento della vita e la clonazione."
Lo studioso rimase a bocca aperta, neanche lui era a conoscenza di tali dettagli.
Al proseguì con la spiegazione.
"Sulle targhe nelle rovine Alea ha potuto vedere come la vita dei reggenti fosse molto più lunga rispetto al normale, quelli furono i risultati degli studi. Tuttavia alcune persone temevano questa acquisita immortalità. Alcuni degli studiosi decisero di creare in segreto un'arma che potesse porre fine al dominio Ilbechin in caso di necessità. Questa gemma è un pezzo di quell'arma."
Il vecchio rimase in silenzio, cercando di riorganizzare le informazioni ricevute con quello che sapeva sugli Ilbechin.
"Dunque la calamità che pose fine alla terza era..."
Al annuì.
"Come gli studiosi avevano previsto, l'ultimo reggente impazzì. Aveva vissuto troppo a lungo, ed ossessionato dalla sua sete di potere iniziò a fare ricorso alla magia proibita, per diventare ancora più forte e soggiogare ciò che rimaneva degli altri imperi. Non ci fu scelta, l'arma andava usata. Immaginate, una singola persona con l'addestramento e l'esperienza, in qualche decennio può far diventare la propria gemma multicolore, cosa sarebbe in grado di fare chi ha secoli di vita da spendere?"
"E quindi l'impero Ilbechin fu sterminato così... non oso immaginare quanto possa essere potente e distruttiva quest'arma." Disse il vecchio.
"In realtà, l'arma non avrebbe dovuto causare tutta quella distruzione, ma il tempo stringeva e non riuscirono a completarla, il catalizzatore che avrebbe dovuto regolarne la potenza non era ancora maturo, così usarono un prototipo. I pochi sopravvissuti decisero di smantellarla e disperderla per il mondo, visto che non era possibile distruggerla. L'arma fu divisa tra i 12 studiosi rimasti, ed ognuno andò per la sua strada."
"Cosa sta succedendo?"
Chiese il vecchio estremamente preoccupato.
"Non lo so, non era mai accaduto prima!" Alea era preoccupata quanto se non più di Evard.
Improvvisamente la gemma si fermò esattamente al di sopra del piedistallo, vibrando iniziò ad emanare onde di energia luminosa.
Al apparve, fuoriuscendo dalla pietra e fluttuando raggiunse la gemma poggiata sul piedistallo, che iniziò a risplendere a sua volta, come se fosse tornata in vita.
"Questa non è una gemma di risonanza." Spiegò Al.
"Non dovrebbe nemmeno trovarsi qui, questo è uno strumento molto pericoloso nel suo stato attuale."
Senza aggiungere altro, Al toccò la pietra, che nelle sue mani evaporò in uno sbuffo di energia, assorbito dalla gemma di risonanza.
Al scese dal piedistallo, tornando al fianco della Bekku e così fece anche la gemma di risonanza, tornando al suo aspetto normale.
Lo studioso rimase di stucco nell'assistere alla scena, mai nella sua lunga vita gli era capitato di assistere ad un evento simile, e tra lo stupore nel vedere Al materializzarsi e il pezzo più importante della collezione del museo sparire non sapeva da dove cominciare a porre le sue domande.
"Al! Restituisci subito quella gemma!" Gridò Alea infuriata, l'ultima cosa che avrebbe voluto sarebbe stato passare per una ladra.
"Non posso, ma suppongo siano necessarie delle spiegazioni. Sono sicura che anche Evard capirà e ci permetterà di tenere questa pietra."
Il Teyvam osservava attentamente la piccola Bekku, poi portando la mano al mento disse.
"Non ho capito molto di ciò che è appena accaduto, ma sono sicuro che ci spiegerai tutto, non è vero piccola?"
Fece poi cenno alle due di seguirlo, attraversando nuovamente il corridoio e l'atrio, giunsero ad una nuova porta che dava sull'ufficio dello studioso.
La stanza era di dimensioni modeste, una scrivania, due sedie per gli ospiti e libri, tanti libri, libri ovunque.
Il Vecchio tolse alcuni volumi appoggiati sulle sedie e li ripose tra le varie pile che decoravano la stanza.
"Prego, sedetevi pure."
Evard andò a sedersi alla scrivania, su quello che somigliava più ad un trono che ad una semplice sedia.
"Bene ragazze, che ne dite di cominciare dal principio?" Il volto dell'anziano era illuminato dalla curiosità, era evidente che la sua sete di conoscenza prevaleva anche nelle situazioni più complesse.
Alea raccontò di se stessa, della perdita di memoria e della sua estenuante ricerca del suo passato. Insieme ad Al raccontò degli ultimi avvenimenti, del viaggio a Rohe e del motivo della sua visita al museo.
"Interessante, molto interessante. E così sei riuscita a raggiungere il cristallo perduto di Thi'Saiuaela e ne hai persino sconfitto i guardiani. Incredibile, eppure sento che ciò che racconti sia la verità. Anche perché i rapporti della Guardia confermano il tuo racconto, almeno in parte, poiché nessuno ti ha mai vista uscire dalle rovine."
"Come fa a sapere del rapporto della Guardia?" Chiese Alea incuriosita.
"Beh, lo studio di quelle rovine è affidato a me. O almeno lo era finché non mi sono ritirato, sai, ad una certa età si inizia a risentire della stanchezza!" Il vecchio rise sonoramente.
"Ebbene dunque, questa gemma che in realtà non è una gemma, cosa sarebbe?" Chiese rivolgendosi ad Al.
Con un aria preoccupata, la piccola osservò prima Alea, poi il vecchio ed infine sospirò profondamente, iniziando a spiegare.
"Questa pietra simile ad una gemma di risonanza è in realtà una parte di un'arma, costruita dagli antichi Ilbechin."
Si fermò un momento, poi continuò.
"La dinastia imperiale era ossessionata dal potere. I reggenti erano convinti che solo diventando immortali avrebbero potuto mantenere la loro potenza e il controllo sulla popolazione. Fu così che iniziarono gli studi sull'incremento della vita e la clonazione."
Lo studioso rimase a bocca aperta, neanche lui era a conoscenza di tali dettagli.
Al proseguì con la spiegazione.
"Sulle targhe nelle rovine Alea ha potuto vedere come la vita dei reggenti fosse molto più lunga rispetto al normale, quelli furono i risultati degli studi. Tuttavia alcune persone temevano questa acquisita immortalità. Alcuni degli studiosi decisero di creare in segreto un'arma che potesse porre fine al dominio Ilbechin in caso di necessità. Questa gemma è un pezzo di quell'arma."
Il vecchio rimase in silenzio, cercando di riorganizzare le informazioni ricevute con quello che sapeva sugli Ilbechin.
"Dunque la calamità che pose fine alla terza era..."
Al annuì.
"Come gli studiosi avevano previsto, l'ultimo reggente impazzì. Aveva vissuto troppo a lungo, ed ossessionato dalla sua sete di potere iniziò a fare ricorso alla magia proibita, per diventare ancora più forte e soggiogare ciò che rimaneva degli altri imperi. Non ci fu scelta, l'arma andava usata. Immaginate, una singola persona con l'addestramento e l'esperienza, in qualche decennio può far diventare la propria gemma multicolore, cosa sarebbe in grado di fare chi ha secoli di vita da spendere?"
"E quindi l'impero Ilbechin fu sterminato così... non oso immaginare quanto possa essere potente e distruttiva quest'arma." Disse il vecchio.
"In realtà, l'arma non avrebbe dovuto causare tutta quella distruzione, ma il tempo stringeva e non riuscirono a completarla, il catalizzatore che avrebbe dovuto regolarne la potenza non era ancora maturo, così usarono un prototipo. I pochi sopravvissuti decisero di smantellarla e disperderla per il mondo, visto che non era possibile distruggerla. L'arma fu divisa tra i 12 studiosi rimasti, ed ognuno andò per la sua strada."
domenica 28 settembre 2014
Cronache di Leggende Perdute - XIII
Il vecchio studioso proseguì con la sua spiegazione.
"Samuha è un pianeta vivo, ora però non immaginarlo come un immenso animale." Disse sorridendo.
Alea era invece sempre più confusa, non riusciva a comprendere come potesse trattarsi di un essere vivente.
"Vedo la perplessità sul tuo volto, ma non disperare, presto capirai." Il vecchio prese una pausa, fece cenno alla Bekku di seguirlo e si incamminò per l'atrio.
"Avrai sicuramente visto dei golem nei tuoi viaggi, giusto? Beh, puoi paragonare il nostro pianeta ad un golem, solo molto più grande, e a differenza delle marionette di terra, dotato di una volontà propria."
Camminando i due raggiunsero una teca notevolmente più grande delle altre, nella quale era presente una rappresentazione olografica del pianeta.
Sul globo fluttuante era possibile distinguere i continenti e le città stato, ma ciò che lo rendeva realmente sorprendente era la raffigurazione di tutti i cristalli maggiori. Onde di energia che attraversavano il pianeta mostravano le vie eteree che collegavano i cristalli tra di loro e che consentivano ai praticanti arcani di teletrasportarsi.
Alea osservò con interesse ed attenzione, finché non notò qualcosa di strano.
"Cos'è quella sfera pulsante al centro del pianeta?" Chiese puntando col dito al singolare fenomeno.
"Alcuni studiosi lo chiamano il Cuore di Samuha, eppure ad oggi, cosa sia in realtà nessuno l'ha scoperto. Solo una cosa è certa, tutto l'etere ha origine dal cuore, e tutto l'etere vi fa ritorno."
Il vecchio Teyvam rimase in silenzio, portando una mano al mento accarezzando la barbetta, visibilmente perso nei suoi pensieri.
"Tornando al discorso precedente." Disse Alea.
"Le gemme si formano per un desiderio dei cristalli, quindi Samuha cosa c'entra?"
"Ho ho ho, arguta osservazione ragazza. Vedi, nel corso di anni di studi si è scoperto che i cristalli reagiscono al mondo che li circonda tanto quanto qualsiasi altro essere vivente. In base all'ambiente in cui si trovano cambiano di forma e colore, ma non solo. Esistono infatti prove che i cristalli si siano anche spostati nel tempo, probabilmente perché non gradivano il loro luogo di origine." Il vecchio fece una breve pausa.
"I cristalli sono generati da Samuha, tramite l'etere, ed essi stessi sono esseri viventi. Non saprei dirti se funzionano come organi o se sono delle vere e proprie entità separate, sta di fatto che chiunque possegga una Gemma di risonanza ha avuto delle visioni che in un modo o nell'altro hanno cambiato il destino di questo mondo."
Voltandosi Evard mostrò nuovamente le teche con le gemme.
"Tutte queste gemme sono appartenuti a grandi eroi del passato e a tutte quelle persone che li hanno aiutati a compiere le imprese che ci hanno portati a questi giorni di pace."
"E con la loro scomparsa, anche la lucentezza delle gemme è andata perduta" Aggiunse Alea.
"Proprio così. Le anime contenute all'interno delle gemme sono tornate a Rohe."
Ripensando al suo inaspettato viaggio a Rohe, la Bekku non potè fare a meno di notare che comunque non aveva visto altre anime oltre alla sua.
"Hmm... probabilmente erano in qualche altro posto..."
"Come dici?" Chiese incuriosito il Teyvam.
"Oh, nulla, non ci faccia caso. Piuttosto, è vero che in questo museo c'è una gemma iridescente?"
Il vecchio rise divertito ed annuì, facendo ad Alea cenno di seguirlo.
Attraversarono l'atrio fino a raggiungere un lungo corridoio, illuminato solo da qualche candela qua e la nelle nicchie che ornavano le pareti.
Il corridoio terminava in una stanza circolare, ben illuminata, al cui centro vi era un piedistallo sul quale fluttuava la gemma iridescente.
Anche questa come le altre aveva perso il suo lustro, tuttavia i riflessi della luce la facevano sembrare più luminosa delle altre. Ciò nonostante, la sua forma era insolita.
Alea cercò di avvicinarsi per vederla meglio, tuttavia la ringhiera che circondava il piedistallo non lo consentiva più di tanto.
"Non sappiamo a chi sia appartenuta quella gemma, né quanto sia vecchia." Disse Evard.
"Fu ritrovata circa vent'anni fa durante degli scavi per una costruzione, chiusa in un cofanetto ornato che riteniamo sia appartenuto a qualche nobile Ilbechin."
"Non è possibile vederla più da vicino? Ha una forma decisamente strana, non assomiglia per niente alla mia se non per i colori."
Il vecchio guardò con aria incuriosita Alea che estrasse il ciondolo dalle vesti per mostrare la sua gemma allo studioso.
La pietra tuttavia iniziò improvvisamente a fluttuare in aria e a brillare intensamente, girando attorno alla gemma sul piedistallo.
"Samuha è un pianeta vivo, ora però non immaginarlo come un immenso animale." Disse sorridendo.
Alea era invece sempre più confusa, non riusciva a comprendere come potesse trattarsi di un essere vivente.
"Vedo la perplessità sul tuo volto, ma non disperare, presto capirai." Il vecchio prese una pausa, fece cenno alla Bekku di seguirlo e si incamminò per l'atrio.
"Avrai sicuramente visto dei golem nei tuoi viaggi, giusto? Beh, puoi paragonare il nostro pianeta ad un golem, solo molto più grande, e a differenza delle marionette di terra, dotato di una volontà propria."
Camminando i due raggiunsero una teca notevolmente più grande delle altre, nella quale era presente una rappresentazione olografica del pianeta.
Sul globo fluttuante era possibile distinguere i continenti e le città stato, ma ciò che lo rendeva realmente sorprendente era la raffigurazione di tutti i cristalli maggiori. Onde di energia che attraversavano il pianeta mostravano le vie eteree che collegavano i cristalli tra di loro e che consentivano ai praticanti arcani di teletrasportarsi.
Alea osservò con interesse ed attenzione, finché non notò qualcosa di strano.
"Cos'è quella sfera pulsante al centro del pianeta?" Chiese puntando col dito al singolare fenomeno.
"Alcuni studiosi lo chiamano il Cuore di Samuha, eppure ad oggi, cosa sia in realtà nessuno l'ha scoperto. Solo una cosa è certa, tutto l'etere ha origine dal cuore, e tutto l'etere vi fa ritorno."
Il vecchio Teyvam rimase in silenzio, portando una mano al mento accarezzando la barbetta, visibilmente perso nei suoi pensieri.
"Tornando al discorso precedente." Disse Alea.
"Le gemme si formano per un desiderio dei cristalli, quindi Samuha cosa c'entra?"
"Ho ho ho, arguta osservazione ragazza. Vedi, nel corso di anni di studi si è scoperto che i cristalli reagiscono al mondo che li circonda tanto quanto qualsiasi altro essere vivente. In base all'ambiente in cui si trovano cambiano di forma e colore, ma non solo. Esistono infatti prove che i cristalli si siano anche spostati nel tempo, probabilmente perché non gradivano il loro luogo di origine." Il vecchio fece una breve pausa.
"I cristalli sono generati da Samuha, tramite l'etere, ed essi stessi sono esseri viventi. Non saprei dirti se funzionano come organi o se sono delle vere e proprie entità separate, sta di fatto che chiunque possegga una Gemma di risonanza ha avuto delle visioni che in un modo o nell'altro hanno cambiato il destino di questo mondo."
Voltandosi Evard mostrò nuovamente le teche con le gemme.
"Tutte queste gemme sono appartenuti a grandi eroi del passato e a tutte quelle persone che li hanno aiutati a compiere le imprese che ci hanno portati a questi giorni di pace."
"E con la loro scomparsa, anche la lucentezza delle gemme è andata perduta" Aggiunse Alea.
"Proprio così. Le anime contenute all'interno delle gemme sono tornate a Rohe."
Ripensando al suo inaspettato viaggio a Rohe, la Bekku non potè fare a meno di notare che comunque non aveva visto altre anime oltre alla sua.
"Hmm... probabilmente erano in qualche altro posto..."
"Come dici?" Chiese incuriosito il Teyvam.
"Oh, nulla, non ci faccia caso. Piuttosto, è vero che in questo museo c'è una gemma iridescente?"
Il vecchio rise divertito ed annuì, facendo ad Alea cenno di seguirlo.
Attraversarono l'atrio fino a raggiungere un lungo corridoio, illuminato solo da qualche candela qua e la nelle nicchie che ornavano le pareti.
Il corridoio terminava in una stanza circolare, ben illuminata, al cui centro vi era un piedistallo sul quale fluttuava la gemma iridescente.
Anche questa come le altre aveva perso il suo lustro, tuttavia i riflessi della luce la facevano sembrare più luminosa delle altre. Ciò nonostante, la sua forma era insolita.
Alea cercò di avvicinarsi per vederla meglio, tuttavia la ringhiera che circondava il piedistallo non lo consentiva più di tanto.
"Non sappiamo a chi sia appartenuta quella gemma, né quanto sia vecchia." Disse Evard.
"Fu ritrovata circa vent'anni fa durante degli scavi per una costruzione, chiusa in un cofanetto ornato che riteniamo sia appartenuto a qualche nobile Ilbechin."
"Non è possibile vederla più da vicino? Ha una forma decisamente strana, non assomiglia per niente alla mia se non per i colori."
Il vecchio guardò con aria incuriosita Alea che estrasse il ciondolo dalle vesti per mostrare la sua gemma allo studioso.
La pietra tuttavia iniziò improvvisamente a fluttuare in aria e a brillare intensamente, girando attorno alla gemma sul piedistallo.
sabato 20 settembre 2014
Cronache di Leggende Perdute - XII
Le strade brulicavano di mercanti ed avventurieri intenti a vendere e scambiare le proprie merci e servizi, una vista comune a Malkia'Wa.
Sebbene fosse ancora mattina, Alea non voleva perdere tempo nel districarsi tra la folla.
Con una serie di rapidi balzi, utilizzando le casse di merci ai bordi della strada come rampe di lancio, raggiunse agevolmente i tetti dei bazaar.
Evitando così le affollatissime strade della capitale, la Bekku si diresse verso il museo saltando di tetto in tetto.
Bastarono pochi minuti per raggiungere la destinazione.
Il museo era facilmente riconoscibile tra le altre costruzioni. Il palazzo era massiccio, con un enorme colonnato, e sebbene ritenesse il colore arancio giallastro dell'arenaria tipico della città, con la sua forma bizzarra risaltava tra i palazzi ordinati di Malkia'Wa.
Alea scese dal tetto sul quale si trovava e con sua grande sorpresa notò che la strada era deserta. Non si vedevano infatti i mercatini e le bancarelle tipiche che adornavano quasi ogni vicolo.
"Incredibile, non credo di aver mai visto una strada di questa città senza un'anima..."
Pensò ad alta voce, continuando a guardarsi attorno quasi sperando di vedere qualcuno. Quel silenzio era quasi surreale.
Camminò in direzione del museo fino a raggiungerne l'entrata, una targa posta sul muro recitava:
"Museo dell'Etere - Mostra permanente sulle Gemme di Risonanza dalla Seconda Era ad oggi. L'evoluzione cromatica."
Il portone era aperto ed Alea entrò. L'ingresso era buio, nessuna luce illuminava la stanza, ma dopo solo un paio di passi le torce alle pareti si illuminarono in successione, rivelando l'enorme atrio pieno di piedistalli e teche.
"Benvenuti al Museo dell'Etere, rilassatevi e seguiteci in questo viaggio alla scoperta del più profondo segreto di Samuha. Per guidarvi lungo il percorso della mostra, vi preghiamo di seguire l'ologramma."
La voce era diffusa in tutto l'atrio, e non sembrava provenire da un punto particolare. Nessuno era presente nella stanza oltre ad Alea, che si guardò intorno cercando l'ologramma.
La ricerca non durò a lungo, infatti proprio davanti a lei apparì materializzandosi poco a poco, quella che sembrava essere una fatina.
La piccola creatura olografica non proferì parola, ma fece cenno con la mano di seguirla.
Alea sorrise pensando alla stranezza di quel posto.
"Museo dell'Etere eh? Di certo non si sono risparmiati nell'uso della magia."
Seguendo l'ologramma, la Bekku passò di fianco a molte teche contenenti diverse gemme di risonanza, sebbene fossero tutte simili tra di loro potè notare che differivano per forma e dimensione oltre che per colore, ma ciò che più le rendeva diverse dalla sua era l'assenza di quella luce calda e brillante.
"Perché queste gemme non splendono? È come se..."
"Come se fossero prive di vita?"
Alea si girò di scatto, una alta figura con indosso vesti da mago ed il volto nascosto da un cappuccio era proprio dietro di lei. Le vistose orecchie a punta che nemmeno il cappuccio poteva nascondere tradivano la sua razza, un Teyvam, così come la sua voce tremolante tradiva l'età avanzata.
"E lei sarebbe?" Chiese Alea indietreggiando di un passo, tenendosi pronta a scattare al minimo segno di pericolo.
"Ah, perdonatemi, non era mia intenzione spaventarvi o essere scortese." Rispose scostando il cappuccio e mostrando il proprio volto solcato da profondi rughe ma dall'aspetto bonario.
"Io sono Evard Leclerc, sommo studioso dell'Etere nonché fondatore del museo in cui ci troviamo."
Disse allargando le braccia a mostrare il salone in cui si trovavano.
"Oh, beh, piacere, io sono Alea Yanglea." Rispose alla presentazione con un lieve inchino.
"Hmm, Yanglea dici eh? Nome inusuale per una Bekku... eppure credo di averlo già sentito da qualche parte..."
"Cosa intendeva per prive di vita?" Alea chiese immediatamente, non lasciando tempo al vecchio Teyvam di proseguire.
"Ah sì, dicevo, queste gemme di risonanza hanno perso il loro lustro poiché sono morte." Evard fece una breve pausa poi continuò.
"Vedi, come forse già sai, le gemme sono dei cristalli di etere puro, la vera essenza della magia e della vita su Samuha. Queste vengono a crearsi quando una forte anima viene a contatto con il desiderio di un cristallo."
"Il desiderio di un cristallo?"
"Sì mia cara, i Cristalli non sono solo dei graziosi sassolini fluttuani. Oltre ad essere enormi strutture in etere, sono anche la fonte di energia del nostro mondo, sono dei punti di contatto con Samuha stessa."
Alea rimase di stucco, ciò che il vecchio diceva poteva solo significare una cosa; Samuha era un essere vivente.
Sebbene fosse ancora mattina, Alea non voleva perdere tempo nel districarsi tra la folla.
Con una serie di rapidi balzi, utilizzando le casse di merci ai bordi della strada come rampe di lancio, raggiunse agevolmente i tetti dei bazaar.
Evitando così le affollatissime strade della capitale, la Bekku si diresse verso il museo saltando di tetto in tetto.
Bastarono pochi minuti per raggiungere la destinazione.
Il museo era facilmente riconoscibile tra le altre costruzioni. Il palazzo era massiccio, con un enorme colonnato, e sebbene ritenesse il colore arancio giallastro dell'arenaria tipico della città, con la sua forma bizzarra risaltava tra i palazzi ordinati di Malkia'Wa.
Alea scese dal tetto sul quale si trovava e con sua grande sorpresa notò che la strada era deserta. Non si vedevano infatti i mercatini e le bancarelle tipiche che adornavano quasi ogni vicolo.
"Incredibile, non credo di aver mai visto una strada di questa città senza un'anima..."
Pensò ad alta voce, continuando a guardarsi attorno quasi sperando di vedere qualcuno. Quel silenzio era quasi surreale.
Camminò in direzione del museo fino a raggiungerne l'entrata, una targa posta sul muro recitava:
"Museo dell'Etere - Mostra permanente sulle Gemme di Risonanza dalla Seconda Era ad oggi. L'evoluzione cromatica."
Il portone era aperto ed Alea entrò. L'ingresso era buio, nessuna luce illuminava la stanza, ma dopo solo un paio di passi le torce alle pareti si illuminarono in successione, rivelando l'enorme atrio pieno di piedistalli e teche.
"Benvenuti al Museo dell'Etere, rilassatevi e seguiteci in questo viaggio alla scoperta del più profondo segreto di Samuha. Per guidarvi lungo il percorso della mostra, vi preghiamo di seguire l'ologramma."
La voce era diffusa in tutto l'atrio, e non sembrava provenire da un punto particolare. Nessuno era presente nella stanza oltre ad Alea, che si guardò intorno cercando l'ologramma.
La ricerca non durò a lungo, infatti proprio davanti a lei apparì materializzandosi poco a poco, quella che sembrava essere una fatina.
La piccola creatura olografica non proferì parola, ma fece cenno con la mano di seguirla.
Alea sorrise pensando alla stranezza di quel posto.
"Museo dell'Etere eh? Di certo non si sono risparmiati nell'uso della magia."
Seguendo l'ologramma, la Bekku passò di fianco a molte teche contenenti diverse gemme di risonanza, sebbene fossero tutte simili tra di loro potè notare che differivano per forma e dimensione oltre che per colore, ma ciò che più le rendeva diverse dalla sua era l'assenza di quella luce calda e brillante.
"Perché queste gemme non splendono? È come se..."
"Come se fossero prive di vita?"
Alea si girò di scatto, una alta figura con indosso vesti da mago ed il volto nascosto da un cappuccio era proprio dietro di lei. Le vistose orecchie a punta che nemmeno il cappuccio poteva nascondere tradivano la sua razza, un Teyvam, così come la sua voce tremolante tradiva l'età avanzata.
"E lei sarebbe?" Chiese Alea indietreggiando di un passo, tenendosi pronta a scattare al minimo segno di pericolo.
"Ah, perdonatemi, non era mia intenzione spaventarvi o essere scortese." Rispose scostando il cappuccio e mostrando il proprio volto solcato da profondi rughe ma dall'aspetto bonario.
"Io sono Evard Leclerc, sommo studioso dell'Etere nonché fondatore del museo in cui ci troviamo."
Disse allargando le braccia a mostrare il salone in cui si trovavano.
"Oh, beh, piacere, io sono Alea Yanglea." Rispose alla presentazione con un lieve inchino.
"Hmm, Yanglea dici eh? Nome inusuale per una Bekku... eppure credo di averlo già sentito da qualche parte..."
"Cosa intendeva per prive di vita?" Alea chiese immediatamente, non lasciando tempo al vecchio Teyvam di proseguire.
"Ah sì, dicevo, queste gemme di risonanza hanno perso il loro lustro poiché sono morte." Evard fece una breve pausa poi continuò.
"Vedi, come forse già sai, le gemme sono dei cristalli di etere puro, la vera essenza della magia e della vita su Samuha. Queste vengono a crearsi quando una forte anima viene a contatto con il desiderio di un cristallo."
"Il desiderio di un cristallo?"
"Sì mia cara, i Cristalli non sono solo dei graziosi sassolini fluttuani. Oltre ad essere enormi strutture in etere, sono anche la fonte di energia del nostro mondo, sono dei punti di contatto con Samuha stessa."
Alea rimase di stucco, ciò che il vecchio diceva poteva solo significare una cosa; Samuha era un essere vivente.
mercoledì 3 settembre 2014
Cronache di Leggende Perdute - XI
Il portale si richiuse dietro di Alea con un tonfo sordo, al suo posto solo la piccola gemma ancora fluttuante al di sopra del letto.
La calda luce che emanava le era mancata.
Si sedette al piccolo scrittoio, ripensando ai momenti passati a Rohe e alle parole di Al. Il suo passato sarebbe tornato alla memoria solo nel momento opportuno. Ma quando? Quanto ancora avrebbe dovuto attendere prima che tutto le fosse rivelato?
Aspettare restando con le mani in mano non era da lei ma non avendo altre alternative, Alea decise di trovare qualcosa con cui occupare il tempo.
Uscì dalla sua stanza, dirigendosi vero la sala centrale della Gilda. Le bacheche erano come al solito piene di incarichi da parte di cittadini ed organizzazioni.
Alea diede uno sguardo alle varie inserzioni, non ne trovò tuttavia nessuna degna di nota. Si sedette quindi al bancone con aria sconsolata.
"Aaah... neanche un lavoro degno di nota. Da una città così grande mi aspettavo di più."
Disse poggiando la testa sul bancone.
"Oh tesoro, non è da te abbatterti in questo modo. Di alla cara vecchia Lelei cosa ti assilla!"
Dall'altro lato del banco la piccola Babama, proprietaria della sede locale della gilda nonché capo della divisione di Malkia'Wa, sorrideva calorosamente.
Il suo aspetto giovanile, tipico dei Babama, tradiva in realtà la sua età avanzata. Lelei si era presa cura di Alea in passato quando, poco dopo essere stata ritrovata sulle spiagge della lontana Grad Mor, aveva deciso di entrare a far parte della gilda.
"Lelei, sono arrivata ad un punto morto nella mia ricerca... Ero così vicina a scoprire la verità ed ora non posso più proseguire."
Rispose Alea con aria sconsolata, nascondendo il viso tra le braccia.
"Tesoro, in passato ti è capitato diverse volte di arrivare a quello che credevi essere il capolinea, ma senza perderti d'animo hai iniziato a seguire delle strade differenti." La piccola Babama parlava mentre trafficava dietro al bancone, intenta a preparare una delle sue speciali tisane aromatiche.
"Perché non ti prendi una piccola pausa? Chi lo sa, magari facendo un giro per la città potresti imbatteti in qualche nuovo indizio!" Disse porgendole una tazza fumante.
Alea sorseggiò la bevanda, il suo calore e l'aroma fragrante le permisero di rilassarsi un po'.
"Dimmi Lelei..." chiese la Bekku con aria molto seria.
"Cosa posso fare per te tesoro?"
"Non è che avresti anche uno di quei rotolini alla cannella che mi piacciono tanto?"
Dopo qualche istante di silenzio, entrambe scoppiarono a ridere.
"Vado a prendertene uno, aspetta qui." La piccola Babama si allontanò dal bancone per andare in cucina.
Un foglio appeso ad una delle colonne del bancone, smosso dalla corrente, colpì l'occhio di Alea. Si trattava di un vecchio volantino per l'apertura del Museo dell'Etere, il punto focale della mostra sembrava essere la collezione di gemme di risonanza appartenute ai grandi condottieri del passato.
"Oh, questo sembra essere interessante, chissà se il museo è ancora aperto, questo volantino è di almeno dieci anni fa."
"Per essere aperto è aperto." Lelei appoggiò sul bancone un piattino con 3 rotolini alla cannella.
"Anche se ormai non credo abbiano più visitatori, visto che sempre più gente ha una gemma. Sarà per via dell'aumento dei cristalli?" Si girò prendendo una nuova tazza e versandoci la tisana precedentemente preparata.
"O beh, poco importa. Comunque dovresti andarci, pare ci sia una gemma simile alla tua, oltre a quella custodita a Pamai c'è anche questa... ma dove?"
Quando rialzò gli occhi, Alea salutava dalla porta d'uscita con la mano e le guance visibilmente gonfie di dolcetti, la sua prossima destinazione era chiara.
La calda luce che emanava le era mancata.
Si sedette al piccolo scrittoio, ripensando ai momenti passati a Rohe e alle parole di Al. Il suo passato sarebbe tornato alla memoria solo nel momento opportuno. Ma quando? Quanto ancora avrebbe dovuto attendere prima che tutto le fosse rivelato?
Aspettare restando con le mani in mano non era da lei ma non avendo altre alternative, Alea decise di trovare qualcosa con cui occupare il tempo.
Uscì dalla sua stanza, dirigendosi vero la sala centrale della Gilda. Le bacheche erano come al solito piene di incarichi da parte di cittadini ed organizzazioni.
Alea diede uno sguardo alle varie inserzioni, non ne trovò tuttavia nessuna degna di nota. Si sedette quindi al bancone con aria sconsolata.
"Aaah... neanche un lavoro degno di nota. Da una città così grande mi aspettavo di più."
Disse poggiando la testa sul bancone.
"Oh tesoro, non è da te abbatterti in questo modo. Di alla cara vecchia Lelei cosa ti assilla!"
Dall'altro lato del banco la piccola Babama, proprietaria della sede locale della gilda nonché capo della divisione di Malkia'Wa, sorrideva calorosamente.
Il suo aspetto giovanile, tipico dei Babama, tradiva in realtà la sua età avanzata. Lelei si era presa cura di Alea in passato quando, poco dopo essere stata ritrovata sulle spiagge della lontana Grad Mor, aveva deciso di entrare a far parte della gilda.
"Lelei, sono arrivata ad un punto morto nella mia ricerca... Ero così vicina a scoprire la verità ed ora non posso più proseguire."
Rispose Alea con aria sconsolata, nascondendo il viso tra le braccia.
"Tesoro, in passato ti è capitato diverse volte di arrivare a quello che credevi essere il capolinea, ma senza perderti d'animo hai iniziato a seguire delle strade differenti." La piccola Babama parlava mentre trafficava dietro al bancone, intenta a preparare una delle sue speciali tisane aromatiche.
"Perché non ti prendi una piccola pausa? Chi lo sa, magari facendo un giro per la città potresti imbatteti in qualche nuovo indizio!" Disse porgendole una tazza fumante.
Alea sorseggiò la bevanda, il suo calore e l'aroma fragrante le permisero di rilassarsi un po'.
"Dimmi Lelei..." chiese la Bekku con aria molto seria.
"Cosa posso fare per te tesoro?"
"Non è che avresti anche uno di quei rotolini alla cannella che mi piacciono tanto?"
Dopo qualche istante di silenzio, entrambe scoppiarono a ridere.
"Vado a prendertene uno, aspetta qui." La piccola Babama si allontanò dal bancone per andare in cucina.
Un foglio appeso ad una delle colonne del bancone, smosso dalla corrente, colpì l'occhio di Alea. Si trattava di un vecchio volantino per l'apertura del Museo dell'Etere, il punto focale della mostra sembrava essere la collezione di gemme di risonanza appartenute ai grandi condottieri del passato.
"Oh, questo sembra essere interessante, chissà se il museo è ancora aperto, questo volantino è di almeno dieci anni fa."
"Per essere aperto è aperto." Lelei appoggiò sul bancone un piattino con 3 rotolini alla cannella.
"Anche se ormai non credo abbiano più visitatori, visto che sempre più gente ha una gemma. Sarà per via dell'aumento dei cristalli?" Si girò prendendo una nuova tazza e versandoci la tisana precedentemente preparata.
"O beh, poco importa. Comunque dovresti andarci, pare ci sia una gemma simile alla tua, oltre a quella custodita a Pamai c'è anche questa... ma dove?"
Quando rialzò gli occhi, Alea salutava dalla porta d'uscita con la mano e le guance visibilmente gonfie di dolcetti, la sua prossima destinazione era chiara.
sabato 28 giugno 2014
Cronache di Leggende Perdute - X
Alle prima luci dell'alba, Alea era già in piedi e fuori dalla casa.
Seduta sotto l'albero con i piedi nella fresca acqua del laghetto, ponderava sulla sua prossima mossa.
Seduta sotto l'albero con i piedi nella fresca acqua del laghetto, ponderava sulla sua prossima mossa.
Guardando la luce filtrare tra le fronde ondeggianti, la bekku notò un particolare a cui non aveva fatto caso il giorno precedente. Il giorno era chiaro e luminoso, proprio come su Zemlya, tuttavia al posto del sole in cielo vi era quello che sembrava essere un enorme glifo magico, che risplendeva di luce propria.
"Ma cosa..."
Percependo una presenza alle sue spalle, Alea si alzò di scatto voltandosi.
Dietro di lei però c'era solo la piccola bekku.
"Per i Sette! Dovresti imparare ad annunciarti anziché apparire come un fantasma!"
Disse visibilmente scossa.
"Ma se ti ho chiamata ben tre volte!" Rispose la piccola.
"Eri talmente assorta nei tuoi pensieri che non mi hai nemmeno sentita."
Alea realizzò che dal suo arrivo a Rohe, era diventata molto più vulnerabile, era in qualche modo cambiata.
"Comunque..." Disse ricomponendosi. "Sono arrivata ad una decisione." Asserì parlando alla piccola.
"Non posso rimanere qui per sempre, devo tornare su Zemlya"
La bimba applaudì la decisione e ridendo allegramente si sedette sul prato.
"Dunque hai un piano?"
"Sì. Ma prima di tutto mi servono dei vestiti. Per quanto possa essere più comodo, non credo sia appropriato andare in giro così."
Chiudendo gli occhi per trovare la concentrazione necessaria, Alea provò nuovamente ad evocare le sue vesti da viaggio, ma ancora una volta senza successo.
La piccola osservava attentamente Alea, e le si avvicinò posandole una mano sul fianco.
"Ma perché non me lo hai detto subito?"
Disse, e schioccando le dita fece comparire i vestiti, ordinatamente ripiegati e puliti.
"In questo mondo siamo una d'avanti l'altra. Non c'è il legame telepatico come con la gemma. Se vuoi qualcosa devi dirlo."
Disse facendo la linguaccia.
Alea rimase un momento in pensiero, essendo abituata a canalizzare la sua volontà alla gemma non aveva immaginato una cosa tanto semplice.
Tornarono entrambe all'abitazione e una volta giunta alla sua stanza, prima di vestirsi, Alea si guardò allo specchio.
La sua figura slanciata era la stessa di sempre e quella che ci si aspetterebbe da una bekku in costante allenamento con lineamenti sinuosi ed eleganti, come quelli di un felino e nonostante le innumerevoli battaglie affrontate, neanche una cicatrice. A contraddistinguerla ulteriormente da tutte le altre persone del mondo poi, quelle strisce metalliche che le adornavano i fianchi e il disco alla base della coda, così perfettamente fusi alla pelle da sembrare una cosa unica.
"Non mi abituerò mai alla loro vista." Disse sospirando prima di vestirsi.
Pochi minuti dopo, uscì dalla stanza e si diresse in cucina, dove la bimba la attendeva.
"Eccomi. Sono pronta. Prima di andare però, dobbiamo metterci d'accordo. Come ti devo chiamare? Mi fa strano usare il mio stesso nome."
La piccola portò una mano al mento e pensando disse.
"In effetti non è conveniente. Che ne dici di Al? Semplice e facile da ricordare, non trovi?"
Alea annuì.
"Bene Al, per la nostra prossima mossa mi servirà il grimorio. Ho intenzione di aprire un portale per Malkia'wa"
Al, sorridendo come sempre, evocò lo spesso tomo magico, porgendolo ad Alea.
"Sei sicura di ciò? Non so se sia possibile creare un portale così. Ci vorrebbe una quantità enorme di mana."
"Oh, ma non ho intenzione di creare un nuovo portale. Voglio solo riaprire quello che c'era già."
Al rimase in silenzio senza riuscire a comprendere ciò che Alea intendesse, non sapeva infatti di alcun portale da Rohe alla città.
"La gemma non è più a Thi'Saiuaela, vero?"
"No, dopo essere diventata portale l'ho riportata per sicurezza... Ah! Ma come facevi a saperlo?"
"Non lo sapevo. Ma è ciò che avrei fatto io."
Disse sorridendo.
"Bene, è ora. Andiamo."
Uscendo dalla casa raggiunsero il grande albero col cristallo, da quel punto la visuale sul glifo in cielo era perfetta.
Aprendo il Grimorio, Alea iniziò ad imprimere sulla carta una serie di glifi e formule con una piuma evocata all'istante.
L'inchiostro generato dal mana raccolto dal cristallo si staccò dai fogli e prese a fluttuare in cielo. I caratteri e i simboli magici formarono una spirale che lentamente salì fino a giungere al grande glifo, che si aprì in un enorme varco.
L'energia iniziò a scorrere lungo i simboli fluttuanti, creando un vortice che sembrava voler risucchiare tutto ciò che vi era intorno.
Alea guardò Al un'ultima volta, le sorrise, chiuse il grimorio e saltò nelle correnti magiche.
Aprendo il Grimorio, Alea iniziò ad imprimere sulla carta una serie di glifi e formule con una piuma evocata all'istante.
L'inchiostro generato dal mana raccolto dal cristallo si staccò dai fogli e prese a fluttuare in cielo. I caratteri e i simboli magici formarono una spirale che lentamente salì fino a giungere al grande glifo, che si aprì in un enorme varco.
L'energia iniziò a scorrere lungo i simboli fluttuanti, creando un vortice che sembrava voler risucchiare tutto ciò che vi era intorno.
Alea guardò Al un'ultima volta, le sorrise, chiuse il grimorio e saltò nelle correnti magiche.
sabato 21 giugno 2014
Cronache di Leggende Perdute - IX
Il cristallo incastonato nell'albero emetteva una flebile luce, a malapena visibile sotto i raggi del sole.
La minuta figura era di spalle, indossava un vestitino bianco ed un largo cappello dello stesso colore.
Immobile in quel punto, sembrava osservare qualcosa verso l'alto, solo la fresca brezza muoveva le sue vesti.
Alea si avvicinò lentamente per vedere meglio, e solo dopo qualche passo riuscì a capire che si trattava di una bambina, una piccola bekku, in quanto anche lei aveva una candida coda che spuntava fuori dal vestito.
Giunta sulla riva del laghetto, la bimba ne percepì la presenza e girò il capo lentamente.
Alea rimase di stucco nel vederla.
Il volto dai lineamenti delicati, i capelli color del platino e gli occhi d'oro e d'argento.
Quella che le si parava d'avanti era una piccola Alea, una sua copia identica ma da bambina.
"Finalmente ti sei svegliata!"
Disse la piccola con un sorriso radioso sul volto.
"Chi sei tu? Perché sei uguale a me?"
La bambina sorrise e tornando a guardare verso l'alto rispose.
"Davvero non mi risonosci? Eppure abbiamo passato così tanto tempo insieme."
Una forte folata di vento costrinse Alea a pararsi il volto con un braccio per evitare che foglie e polvere le finissero negli occhi.
Quando scostò la mano tuttavia la piccola bekku non era più d'avanti a lei.
Alea si guardò intorno per cercarla, ma di lei non vi era alcuna traccia.
"Quassu!"
La voce della piccola provaniva dall'alto.
Seduta su di un ramo dondolava le gambe e rideva allegramente.
"Quando..."
Ma Alea non fece in tempo a terminare la domanda che la piccola, con un rapido balzo, scese dal ramo ritrovandosi al suo fianco.
"Per me tutto è possibile." Sussurrò, correndo poi verso la casa ridendo.
La bekku si voltò stupita e si diresse anche lei verso l'abitazione.
Seduta al tavolo della grande cucina, la piccola sembrava essersi addormentata.
Alea si avvicinò lentamente e silenziosamente, poi le posò una mano sulla spalla per svegliarla.
Una sensazione di calore e familiarità la pervase, dandole l'impressione di averla conosciuta da sempre.
Quel morbido calore, quel senso di pace e quiete erano gli stessi che provava ogni volta che usava la sua gemma.
"Finalmente hai capito?"
Disse la piccola Alea alzandosi dal tavolo e stropicciando gli occhi.
"Io sono te, io sono la tua anima, e questa è Rohe."
La minuta figura era di spalle, indossava un vestitino bianco ed un largo cappello dello stesso colore.
Immobile in quel punto, sembrava osservare qualcosa verso l'alto, solo la fresca brezza muoveva le sue vesti.
Alea si avvicinò lentamente per vedere meglio, e solo dopo qualche passo riuscì a capire che si trattava di una bambina, una piccola bekku, in quanto anche lei aveva una candida coda che spuntava fuori dal vestito.
Giunta sulla riva del laghetto, la bimba ne percepì la presenza e girò il capo lentamente.
Alea rimase di stucco nel vederla.
Il volto dai lineamenti delicati, i capelli color del platino e gli occhi d'oro e d'argento.
Quella che le si parava d'avanti era una piccola Alea, una sua copia identica ma da bambina.
"Finalmente ti sei svegliata!"
Disse la piccola con un sorriso radioso sul volto.
"Chi sei tu? Perché sei uguale a me?"
La bambina sorrise e tornando a guardare verso l'alto rispose.
"Davvero non mi risonosci? Eppure abbiamo passato così tanto tempo insieme."
Una forte folata di vento costrinse Alea a pararsi il volto con un braccio per evitare che foglie e polvere le finissero negli occhi.
Quando scostò la mano tuttavia la piccola bekku non era più d'avanti a lei.
Alea si guardò intorno per cercarla, ma di lei non vi era alcuna traccia.
"Quassu!"
La voce della piccola provaniva dall'alto.
Seduta su di un ramo dondolava le gambe e rideva allegramente.
"Quando..."
Ma Alea non fece in tempo a terminare la domanda che la piccola, con un rapido balzo, scese dal ramo ritrovandosi al suo fianco.
"Per me tutto è possibile." Sussurrò, correndo poi verso la casa ridendo.
La bekku si voltò stupita e si diresse anche lei verso l'abitazione.
Seduta al tavolo della grande cucina, la piccola sembrava essersi addormentata.
Alea si avvicinò lentamente e silenziosamente, poi le posò una mano sulla spalla per svegliarla.
Una sensazione di calore e familiarità la pervase, dandole l'impressione di averla conosciuta da sempre.
Quel morbido calore, quel senso di pace e quiete erano gli stessi che provava ogni volta che usava la sua gemma.
"Finalmente hai capito?"
Disse la piccola Alea alzandosi dal tavolo e stropicciando gli occhi.
"Io sono te, io sono la tua anima, e questa è Rohe."
Rohe, la terra degli Spiriti. Un mondo parallelo dove le anime, sia dei vivi che dei defunti, vagano in attesa di essere richiamate, peregrinando per l'eternità. O almeno così raccontano i bardi.
Un'antica leggenda narra che solo i possessori delle gemme di risonanza possano avere un contatto con Rohe, nei loro sogni, dove possono incontrare le proprie anime.
"Quindi questo è un sogno? Posso parlarti perché sto sognando?" Chiese Alea un po' sconvolta dalla rivelazione.
"No. Questo non è un sogno. Tu sei tangibile. Le Anime Affini, come le chiamaimo noi, quando arrivano dal sonno, appaiono come dei fantasmi."
Rispose la piccola bekku.
Alea si sedette e chiuse gli occhi, doveva elaborare le informazioni ricevute, le sembrava di essere in un incubo dal quale si sarebbe improvvisamente svegliata da un momento all'altro.
Nella sua mente cercava di ripercorrere gli avvenimenti che l'avevano portata in questo luogo. L'indizio del ladro misterioso, le rovine di Thi'Saiuaela, il combattimento con le statue dei reggenti, e poi quello spazio infinitamente vuoto, del quale non ricordava molto, se non la sensazione di disagio e il desiderio di riavere la gemma al suo fianco, mentre cadeva in un sonno profondo.
Fu allora che comprese, riaprendo di scatto gli occhi e ritrovandosi la faccia della piccola a pochissimi centimetri dal naso.
Indietreggiando d'istinto, perse l'equilibrio sulla sedia, cadendo rovinosamente a terra.
"Hahaha! Sei buffa sai?"
"Buffa io? Cosa ti aspettavi che facessi ritrovandomi improvvisamente qualcuno così vicino?"
Disse mentre si rialzava massaggiandosi la coscia che aveva sbattuto sul pavimento.
"Quando ero in quello spazio, la voce che sentivo, quella risata... eri tu!"
La piccola annuì, porgendo una mano ad Alea per aiutarla a rialzarsi.
"Le tue memorie sono state sigillate dentro di me. Quello che sai, chi sei, le tue abilità, sono un potere troppo forte per lasciare che qualcuno possa trarne vantaggio." Iniziò a spiegare.
"Per questo non ricordi più nulla. Il luogo in cui ti trovavi avrebbe risvegliato le memorie perdute, e per evitare che ti autodistruggessi ti ho fatta entrare in un sonno profondo e ti ho portata qua."
Alea scosse il capo, la sua ragione di vita fino ad allora era stata la ricerca del suo passato, ed ora che lo aveva quasi raggiunto si vedeva il cammino bloccato.
"Ma perché? Perché non posso sapere chi sono? Se le mie abilità sono così pericolose, perché semplicemente non bloccare quelle?"
La piccola chiuse gli occhi e mosse la testa in segno di diniego.
"Il tuo nome è stato cancellato da ogni testo, se la gente oggi sapesse chi è Alea Yanglea, farebbe di tutto per averti sotto il suo controllo. Non posso rivelarti altro, non è ancora giunto il momento."
"Il momento? Il momento per cosa?" Chiese infuriata.
"Porta pazienza, un giorno ti sarà rivelato tutto e allora capirai."
Si era fatto buio nel mentre, e una coltre di stelle aveva reso il panorama ancora più suggestivo, con la luce del cristallo che si specchiava nel laghetto, creando un gioco di colori e riflessi simile a quello dell'aurora boreale.
Alea osservava quel cielo stellato dalla finestra della sua stanza, non riconosceva alcuna di quelle costellazioni, e nemmeno le due lune di Zemlya erano visibili.
Sdraiandosi sul letto si infilò sotto le coperte e chiuse gli occhi, e ripensando alla giornata appena trascorsa si addormentò.
Nella sua mente cercava di ripercorrere gli avvenimenti che l'avevano portata in questo luogo. L'indizio del ladro misterioso, le rovine di Thi'Saiuaela, il combattimento con le statue dei reggenti, e poi quello spazio infinitamente vuoto, del quale non ricordava molto, se non la sensazione di disagio e il desiderio di riavere la gemma al suo fianco, mentre cadeva in un sonno profondo.
Fu allora che comprese, riaprendo di scatto gli occhi e ritrovandosi la faccia della piccola a pochissimi centimetri dal naso.
Indietreggiando d'istinto, perse l'equilibrio sulla sedia, cadendo rovinosamente a terra.
"Hahaha! Sei buffa sai?"
"Buffa io? Cosa ti aspettavi che facessi ritrovandomi improvvisamente qualcuno così vicino?"
Disse mentre si rialzava massaggiandosi la coscia che aveva sbattuto sul pavimento.
"Quando ero in quello spazio, la voce che sentivo, quella risata... eri tu!"
La piccola annuì, porgendo una mano ad Alea per aiutarla a rialzarsi.
"Le tue memorie sono state sigillate dentro di me. Quello che sai, chi sei, le tue abilità, sono un potere troppo forte per lasciare che qualcuno possa trarne vantaggio." Iniziò a spiegare.
"Per questo non ricordi più nulla. Il luogo in cui ti trovavi avrebbe risvegliato le memorie perdute, e per evitare che ti autodistruggessi ti ho fatta entrare in un sonno profondo e ti ho portata qua."
Alea scosse il capo, la sua ragione di vita fino ad allora era stata la ricerca del suo passato, ed ora che lo aveva quasi raggiunto si vedeva il cammino bloccato.
"Ma perché? Perché non posso sapere chi sono? Se le mie abilità sono così pericolose, perché semplicemente non bloccare quelle?"
La piccola chiuse gli occhi e mosse la testa in segno di diniego.
"Il tuo nome è stato cancellato da ogni testo, se la gente oggi sapesse chi è Alea Yanglea, farebbe di tutto per averti sotto il suo controllo. Non posso rivelarti altro, non è ancora giunto il momento."
"Il momento? Il momento per cosa?" Chiese infuriata.
"Porta pazienza, un giorno ti sarà rivelato tutto e allora capirai."
Si era fatto buio nel mentre, e una coltre di stelle aveva reso il panorama ancora più suggestivo, con la luce del cristallo che si specchiava nel laghetto, creando un gioco di colori e riflessi simile a quello dell'aurora boreale.
Alea osservava quel cielo stellato dalla finestra della sua stanza, non riconosceva alcuna di quelle costellazioni, e nemmeno le due lune di Zemlya erano visibili.
Sdraiandosi sul letto si infilò sotto le coperte e chiuse gli occhi, e ripensando alla giornata appena trascorsa si addormentò.
sabato 14 giugno 2014
Cronache di Leggende Perdute - VIII
La luce del sole filtrava lievemente attraverso le leggere tende verdi.
I raggi accarezzavano quel volto dai lineamenti delicati e si riflettevano su quei lunghi capelli del colore del platino.
Una lieve brezza mosse le tende e il sole riempì la stanza.
Le palpebre si strizzarono ed uno sbadiglio profondo separò quelle rosee labbra che fino a poco fa erano delicatamente poggiate tra loro.
Stiracchiandosi per scrollare il sonno di dosso, Alea spalancò i felini occhi eterocromi. Si guardò intorno cercando di capire dove si trovasse. Togliendosi le coperte di dosso, scese dal letto.
Non aveva nulla indosso e nella stanza non c'era alcun vestito. L'armadio era vuoto e non c'era niente nemmeno nei cassetti.
"La mia gemma! Dov'è?"
Il ciondolo non era al suo collo e non ne percepiva la presenza da nessuna parte. Provò ad evocare le sue vesti da viaggio ma non accadde nulla.
Senza perdere altro tempo raggiunse la porta della sua stanza e ne uscì. Il corridoio non era molto lungo e solo un'altra stanza era presente sul lato opposto.
I raggi accarezzavano quel volto dai lineamenti delicati e si riflettevano su quei lunghi capelli del colore del platino.
Una lieve brezza mosse le tende e il sole riempì la stanza.
Le palpebre si strizzarono ed uno sbadiglio profondo separò quelle rosee labbra che fino a poco fa erano delicatamente poggiate tra loro.
Stiracchiandosi per scrollare il sonno di dosso, Alea spalancò i felini occhi eterocromi. Si guardò intorno cercando di capire dove si trovasse. Togliendosi le coperte di dosso, scese dal letto.
Non aveva nulla indosso e nella stanza non c'era alcun vestito. L'armadio era vuoto e non c'era niente nemmeno nei cassetti.
"La mia gemma! Dov'è?"
Il ciondolo non era al suo collo e non ne percepiva la presenza da nessuna parte. Provò ad evocare le sue vesti da viaggio ma non accadde nulla.
Senza perdere altro tempo raggiunse la porta della sua stanza e ne uscì. Il corridoio non era molto lungo e solo un'altra stanza era presente sul lato opposto.
Avvicinandosi con cautela appoggiò l'orecchio alla porta per sentire se ci fosse qualcuno all'interno.
Non percependo alcun rumore, Alea aprì la porta ed entrò.
La stanza era identica alla sua, sbirciò quindi in giro sperando di trovare la sua gemma o almeno qualche vestito, ma senza alcun risultato.
Decise quindi di scendere le scale in fondo al corridoio per esplorare il piano inferiore.
Le scale davano su un disimpegno arredato in maniera rustica, piccoli quadri raffiguranti il susseguirsi delle stagioni erano appesi sulle pareti. Un tavolinetto piazzato a ridosso delle scale sosteneva un vaso in ceramica con fiori di campo ancora freschi. Ai lati del tavolino due sedie di canapa completavano la composizione. Dalla grande porta a doppio battente lì di fronte non proveniva alcun suono, Alea decise quindi di proseguire.
La grande cucina abitabile faceva anche da ingresso, con una porta che dava sull'esterno dal lato opposto della stanza.
Le grandi finestre lasciavano passare la luce del sole che illuminava l'intera stanza. Solo il grande tavolo in legno separava la bekku dall'uscita.
Senza preoccuparsi minimamente della sua nudità, come se non le importasse per nulla, Alea varcò la soglia, ritrovandosi sul portico esterno. Lo spettacolo che le si parò innanzi la lasciò senza fiato. La casa si trovava su una piccola isola fluttuante. Un grande prato fiorito sospeso nel cielo, circondato da immense cascate. Un piccolo ruscello di acqua pura divideva quasi a metà quella peculiare isoletta, sfociando in un lagetto poco distante, con un unico, maestoso albero al suo centro.
Inglobato nel fusto dell'albero vi era un cristallo enorme, iridescente proprio come la sua gemma.
E ai piedi dell'albero, una figura minuta che guardava verso l'alto.
venerdì 30 maggio 2014
Cronache di Leggende Perdute - VII
La base a sostegno del cristallo era molto simile a quella delle fontane. Un cerchio perfetto in cermet, con altorilievi raffiguarnti persone che rendevano omaggio ai reggenti e al cristallo stesso.
La luce lampeggiante che catturò l'attenzione di Alea proveniva da quello che sembrava essere un piedistallo, identico a quelli che reggevano le placche metalliche vicino alle fontane. Tuttavia su di questo non era presente alcuna placca, ma una lastra trasparente.
La curiosità era forte, quella luce quasi ipnotica, e la Bekku si avvicinò per vedere meglio.
Le antiche lettere dell'alfabeto Ilbechin comparivano e scomparivano su quello strano aggeggio.
"La via per la verità passa attraverso se stessi"
Senza farci troppo caso, Alea appoggiò la sua mano su quella fredda lastra.
Le lettere precedentemente mostrate scomparvero, e dei disegni animati apparvero al loro posto, libri che si aprivano e le lettere al loro interno che scorrevano verso la mano poggiata sul vetro.
"Senza dubbio gli Ilbechin non erano privi di fantasia."
Mentre le lettere raggiungevano la mano, Alea avvertì un cambiamento. Sentiva un formicolio alla mano, ma non riuscì a rimuoverla dal vetro, come se il braccio fosse paralizzato. Una luce rossa iniziò a lampeggiare dalla lastra, per poi scomparire assieme alla luce emanata dal cristllo.
Lo spazio intorno a lei iniziò a distorcersi, come se tutto stesse venendo risucchiato.
Non capendo cosa stesse accadendo, Alea si girò istintivamente per guardarsi intorno, ma non c'era nulla da vedere.
La città era scomparsa. L'enorme cristallo non era più di fronte a lei. Solo un vuoto infinito la circondava, senza pavimento, senza soffitto. Vuoto in ogni direzione.
Nessun suono poteva essere udito, e nemmeno la sua voce si propagava in quello spazio.
Il terrore la assalì improvvisamente, un brivido freddo le percorse l'intera schiena fino alla punta della sua lunga coda, facendo rizzare il morbido pelo candido.
La sua gemma di risonanza iniziò a brillare e fluttuare, staccandosi dalla catenina alla quale era legata e allontanandosi da lei.
I suoi abiti svanirono, ed Alea rimase sospesa in quello spazio, nuda.
Il suo corpo era diventato rigido e pesante, non eseguiva i suoi ordini, rendendola incapace di raggiungere la sua gemma, che rimaneva immobile di fronte a lei, così vicina ma irraggungibile.
I caratteri delle piccole placche metalliche sulla coda e sui fianchi si illuminarono di azzurro, come la luce dei cristalli, mandando scosse per tutto il suo corpo.
I sensi si affinarono, le sue pupille si dilatarono fino ad occupare tutto lo spazio dell'iride, permettendole di vedere in quello spazio infinito. Riusciva a sentire l'odore della sua pelle e percepire da esso la sua paura, le sue orecchie si agitavano incontrollabilmente, captando il profondo silenzio ormai più insostenibile di qualsiasi rumore. Sentiva pesante sulla pelle la fredda aria che la circondava.
La sua mente fu invasa da immagini, luoghi lontani, paesaggi suggestivi, battaglie dimenticate, grandi guerre e lunghi periodi di pace.
Tra le immagini vi era quello che sembrava essere un laboratorio. Fiale contenenti liquidi fluorescenti poggiate su tavoli metallici. Capsule in vetro e cermet fiocamente illuminate, contenenti gli stessi liquidi ma anche quelle che sembravano essere persone al loro interno.
Uomini e donne con camici bianchi e maschere per nascondere la propria identità, osservavano fogli e discutevano. Impossibile capire però cosa dicessero.
L'unica cosa che accomunava queste visioni, era lei.
La gemma rimaneva lì, fluttuante. Iniziò a vibrare e a roteare su se stessa, emettendo un suono limpido e cristallino, ed Alea ebbe come l'impressione che stesse ridendo.
Tutti i pensieri che fino a quel momento avevano affollato la mente della Bekku, svanirono uno dietro l'altro, facendola calmare e rilassare, fino a che non fu più in grado di mantenere gli occhi aperti.
Lentamente cadde in un lungo sonno profondo, privo di sogni, privo di sensazioni, accompagnato solo dal dolce suono della gemma.
La luce lampeggiante che catturò l'attenzione di Alea proveniva da quello che sembrava essere un piedistallo, identico a quelli che reggevano le placche metalliche vicino alle fontane. Tuttavia su di questo non era presente alcuna placca, ma una lastra trasparente.
La curiosità era forte, quella luce quasi ipnotica, e la Bekku si avvicinò per vedere meglio.
Le antiche lettere dell'alfabeto Ilbechin comparivano e scomparivano su quello strano aggeggio.
"La via per la verità passa attraverso se stessi"
Senza farci troppo caso, Alea appoggiò la sua mano su quella fredda lastra.
Le lettere precedentemente mostrate scomparvero, e dei disegni animati apparvero al loro posto, libri che si aprivano e le lettere al loro interno che scorrevano verso la mano poggiata sul vetro.
"Senza dubbio gli Ilbechin non erano privi di fantasia."
Mentre le lettere raggiungevano la mano, Alea avvertì un cambiamento. Sentiva un formicolio alla mano, ma non riuscì a rimuoverla dal vetro, come se il braccio fosse paralizzato. Una luce rossa iniziò a lampeggiare dalla lastra, per poi scomparire assieme alla luce emanata dal cristllo.
Lo spazio intorno a lei iniziò a distorcersi, come se tutto stesse venendo risucchiato.
Non capendo cosa stesse accadendo, Alea si girò istintivamente per guardarsi intorno, ma non c'era nulla da vedere.
La città era scomparsa. L'enorme cristallo non era più di fronte a lei. Solo un vuoto infinito la circondava, senza pavimento, senza soffitto. Vuoto in ogni direzione.
Nessun suono poteva essere udito, e nemmeno la sua voce si propagava in quello spazio.
Il terrore la assalì improvvisamente, un brivido freddo le percorse l'intera schiena fino alla punta della sua lunga coda, facendo rizzare il morbido pelo candido.
La sua gemma di risonanza iniziò a brillare e fluttuare, staccandosi dalla catenina alla quale era legata e allontanandosi da lei.
I suoi abiti svanirono, ed Alea rimase sospesa in quello spazio, nuda.
Il suo corpo era diventato rigido e pesante, non eseguiva i suoi ordini, rendendola incapace di raggiungere la sua gemma, che rimaneva immobile di fronte a lei, così vicina ma irraggungibile.
I caratteri delle piccole placche metalliche sulla coda e sui fianchi si illuminarono di azzurro, come la luce dei cristalli, mandando scosse per tutto il suo corpo.
I sensi si affinarono, le sue pupille si dilatarono fino ad occupare tutto lo spazio dell'iride, permettendole di vedere in quello spazio infinito. Riusciva a sentire l'odore della sua pelle e percepire da esso la sua paura, le sue orecchie si agitavano incontrollabilmente, captando il profondo silenzio ormai più insostenibile di qualsiasi rumore. Sentiva pesante sulla pelle la fredda aria che la circondava.
La sua mente fu invasa da immagini, luoghi lontani, paesaggi suggestivi, battaglie dimenticate, grandi guerre e lunghi periodi di pace.
Tra le immagini vi era quello che sembrava essere un laboratorio. Fiale contenenti liquidi fluorescenti poggiate su tavoli metallici. Capsule in vetro e cermet fiocamente illuminate, contenenti gli stessi liquidi ma anche quelle che sembravano essere persone al loro interno.
Uomini e donne con camici bianchi e maschere per nascondere la propria identità, osservavano fogli e discutevano. Impossibile capire però cosa dicessero.
L'unica cosa che accomunava queste visioni, era lei.
La gemma rimaneva lì, fluttuante. Iniziò a vibrare e a roteare su se stessa, emettendo un suono limpido e cristallino, ed Alea ebbe come l'impressione che stesse ridendo.
Tutti i pensieri che fino a quel momento avevano affollato la mente della Bekku, svanirono uno dietro l'altro, facendola calmare e rilassare, fino a che non fu più in grado di mantenere gli occhi aperti.
Lentamente cadde in un lungo sonno profondo, privo di sogni, privo di sensazioni, accompagnato solo dal dolce suono della gemma.
domenica 18 maggio 2014
Cronache di Leggende Perdute - VI
Alea sedette su una grande roccia li vicino, accavallò le gambe e prese in una mano la sua lunga coda, giocherellandoci delicatamente.
"Le Gemme di Risonanza non sono dei semplici strumenti, e non servono a misurare la vostra forza."
Iniziò a spiegare.
"Queste pietre sono una materializzazione della vostra anima, ed è proprio il motivo per cui sono estremamente importanti, fanno parte di voi stessi, e se la vostra gemma dovesse andare distrutta... beh, non sareste tanto diversi dai golem che avete incontrato fin ora, dei gusci senza anima, freddi e meccanici."
I tre avventurieri rimasero a bocca aperta.
"D-davvero diventerò come un g-g-golem?" chiese terrorizzato il Babama.
"Quello è il destino di chi vede la propria gemma distrutta. Ma non preoccuparti troppo di questo, non è facile romperne una. E comunque con il vostro livello di abilità, è più probabile che facciate una fine peggiore prima che qualcuno o qualcosa possa rompere la vostra gemma." Rispose la Bekku scrollando le spalle.
Il mago nero borbottò, visibilmente adirato per quelle parole.
"Allora spiegaci, perché le nostre gemme hanno più colori delle altre? Se non indicano la nostra forza, perché sono differenti?"
"Oh, ma è semplice. I colori delle gemme indicano quante diverse tecniche siete in grado di adoperare. Come ho detto poco fa, queste pietre sono la vostra anima cristallizzata, quindi rispecchiano in tutto e per tutto voi stessi. Probabilmente non lo sapete, ma anche alcuni tra i più famosi artigiani del mondo hanno queste gemme, e sebbene non siano combattenti, anche le loro hanno diversi colori. Diciamo che i colori indicano quanti mestieri siete in grado di svolgere."
Gli avventurieri si guardarono tra di loro pensosi, si resero conto di non sapere davvero nulla sulle gemme e a quanto sembrava, nemmeno delle loro capacità.
"Ora che ci penso..." Disse il guerriero. "...prima di dedicarmi all'ascia come strumento di lotta, ero un ottimo taglialegna. Ho iniziato a combattere perché la segheria in cui lavoravo veniva spesso invasa dai koboldi. E presi qualche lezione di combattimento da un picchiere in città."
"Bene." Rispose Alea. "Prova ad immaginare l'abbigliamento e l'ascia che utilizzavi quando eri un taglialegna, ed incanala il tuo pensiero nella gemma."
Il Guerriero chiuse gli occhi ed iniziò a concentrarsi, pensando intensamente agli abiti semplici di canapa e juta che utilizzava per lavorare, e a quella pesante e rozza accetta dalla lama particolare, ricurva in modo da abbracciare il tronco quando veniva colpito.
La sua gemma emise una fioca luce e gradualmente il suo equipaggiamento da combattente svanì, lasciando posto a quello appena immaginato.
"E-ecco come hai fatto a c-cambiare il tuo equipaggiamento!" Affermò sbalordito il piccolo mago.
Alea sorrise soddisfatta.
"Ora sapete come si utilizzano le gemme. Bravi, è un grande passo avanti. Questo vi permetterà di cambiare la vostra strategia quando affrontate dei mostri o qualsiasi altro tipo di combattimento."
Gli avventurieri ringraziarono la Bekku per tutte le informazioni fornite, prima di raccattare i propri averi ed iniziare a dirigersi verso l'uscita.
"Un'ultima cosa: allenatevi prima di tentare nuovamente un'avventura come questa. Maggiore sarà la vostra esperienza, maggiori saranno le vostre possibilità di sopravvivenza. E chi lo sa, magari un giorno sarete anche in grado di combinare i vostri stili!"
I tre salutarono mentre continuavano a camminare, scomparendo ben presto alla vista. Alea rimase li ferma per qualche minuto, con le braccia incrociate, a pensare su come proseguire.
Non aveva più alcuna traccia da seguire, decise quindi di esplorare ancora un po' l'immensa Thi'Saiuaela, nella speranza di trovare qualche indizio che le indicasse la prossima mossa.
Prendendo tra le mani la sua gemma di risonanza, Alea cambiò il suo equipaggiamento con i più comodi abiti da viaggio che aveva indosso prima di accedere alle rovine. Ritornando sui suoi passi, si diresse verso una delle quattro fontane per leggere nuovamente la placca metallica. Tuttavia non scoprì nulla di nuovo, le placche indicavano solo i nomi dei reggenti ed in breve la loro storia. Fu colpita però dalle date.
"112-235 della prima era... longevi questi Ilbechin, 123 anni di regno non sono po..." Alea si interruppe bruscamente assorta dai pensieri. Impossibile per qualunque essere umano vivere così a lungo, inoltre la data indicava la durata del regno e non della vita del reggente. Corse così verso la seconda fontana per leggere la targa.
"235-393 della prima era... no, non è possibile. Ilbechin o meno, non possono aver esteso la propria vita..." Corse dunque alla terza fontana.
"393 della prima era - 213 della seconda... che sia questo il motivo per cui sono scomparsi? Hanno scoperto il segreto della vita eterna e gli Dei li hanno puniti?" Alea non era mai stata religiosa, ma è un dato di fatto che le divinità siano reali, nel corso dei millenni più volte si sono mostrate ed hanno preso parte agli eventi che hanno dettato il cambio delle ere.
"Ne è rimasta solo una!" Pensò tra se e se raggiungendo l'ultima fontana.
"213 della seconda era - 178 della terza, e poi, pochi anni dopo, la fine dell'impero..."
Alea iniziò a sudare fredda, l'antico impero aveva realmente scoperto la vita eterna, o quantomeno il segreto della longevità.
"N-no... non è possibile. Se ciò fosse vero, questo significherebbe che io... io..."
Erano ormai passati 12 anni da quando Alea fu ritrovata tra i resti di un naufragio, non ricordava nulla del viaggio, né della nave su cui si trovava, né di tutto ciò che era accaduto prima, ciò che le rimaneva di se stessa era il suo nome. E in tutti quegli anni era rimasta perfettamente uguale, come se il tempo non l'avesse mai nemmeno sfiorata, mentre aveva visto molta altra gente invecchiare, gente che aveva imparato a conoscere, amici e anche nemici.
Le sue gambe cedettero e rimase in ginocchio per diversi minuti, con lo sguardo perso nel vuoto, ancora nel tentativo di realizzare ciò che credeva di avere appena scoperto.
Finché un lampo di luce colpì la sua attenzione.
"Le Gemme di Risonanza non sono dei semplici strumenti, e non servono a misurare la vostra forza."
Iniziò a spiegare.
"Queste pietre sono una materializzazione della vostra anima, ed è proprio il motivo per cui sono estremamente importanti, fanno parte di voi stessi, e se la vostra gemma dovesse andare distrutta... beh, non sareste tanto diversi dai golem che avete incontrato fin ora, dei gusci senza anima, freddi e meccanici."
I tre avventurieri rimasero a bocca aperta.
"D-davvero diventerò come un g-g-golem?" chiese terrorizzato il Babama.
"Quello è il destino di chi vede la propria gemma distrutta. Ma non preoccuparti troppo di questo, non è facile romperne una. E comunque con il vostro livello di abilità, è più probabile che facciate una fine peggiore prima che qualcuno o qualcosa possa rompere la vostra gemma." Rispose la Bekku scrollando le spalle.
Il mago nero borbottò, visibilmente adirato per quelle parole.
"Allora spiegaci, perché le nostre gemme hanno più colori delle altre? Se non indicano la nostra forza, perché sono differenti?"
"Oh, ma è semplice. I colori delle gemme indicano quante diverse tecniche siete in grado di adoperare. Come ho detto poco fa, queste pietre sono la vostra anima cristallizzata, quindi rispecchiano in tutto e per tutto voi stessi. Probabilmente non lo sapete, ma anche alcuni tra i più famosi artigiani del mondo hanno queste gemme, e sebbene non siano combattenti, anche le loro hanno diversi colori. Diciamo che i colori indicano quanti mestieri siete in grado di svolgere."
Gli avventurieri si guardarono tra di loro pensosi, si resero conto di non sapere davvero nulla sulle gemme e a quanto sembrava, nemmeno delle loro capacità.
"Ora che ci penso..." Disse il guerriero. "...prima di dedicarmi all'ascia come strumento di lotta, ero un ottimo taglialegna. Ho iniziato a combattere perché la segheria in cui lavoravo veniva spesso invasa dai koboldi. E presi qualche lezione di combattimento da un picchiere in città."
"Bene." Rispose Alea. "Prova ad immaginare l'abbigliamento e l'ascia che utilizzavi quando eri un taglialegna, ed incanala il tuo pensiero nella gemma."
Il Guerriero chiuse gli occhi ed iniziò a concentrarsi, pensando intensamente agli abiti semplici di canapa e juta che utilizzava per lavorare, e a quella pesante e rozza accetta dalla lama particolare, ricurva in modo da abbracciare il tronco quando veniva colpito.
La sua gemma emise una fioca luce e gradualmente il suo equipaggiamento da combattente svanì, lasciando posto a quello appena immaginato.
"E-ecco come hai fatto a c-cambiare il tuo equipaggiamento!" Affermò sbalordito il piccolo mago.
Alea sorrise soddisfatta.
"Ora sapete come si utilizzano le gemme. Bravi, è un grande passo avanti. Questo vi permetterà di cambiare la vostra strategia quando affrontate dei mostri o qualsiasi altro tipo di combattimento."
Gli avventurieri ringraziarono la Bekku per tutte le informazioni fornite, prima di raccattare i propri averi ed iniziare a dirigersi verso l'uscita.
"Un'ultima cosa: allenatevi prima di tentare nuovamente un'avventura come questa. Maggiore sarà la vostra esperienza, maggiori saranno le vostre possibilità di sopravvivenza. E chi lo sa, magari un giorno sarete anche in grado di combinare i vostri stili!"
I tre salutarono mentre continuavano a camminare, scomparendo ben presto alla vista. Alea rimase li ferma per qualche minuto, con le braccia incrociate, a pensare su come proseguire.
Non aveva più alcuna traccia da seguire, decise quindi di esplorare ancora un po' l'immensa Thi'Saiuaela, nella speranza di trovare qualche indizio che le indicasse la prossima mossa.
Prendendo tra le mani la sua gemma di risonanza, Alea cambiò il suo equipaggiamento con i più comodi abiti da viaggio che aveva indosso prima di accedere alle rovine. Ritornando sui suoi passi, si diresse verso una delle quattro fontane per leggere nuovamente la placca metallica. Tuttavia non scoprì nulla di nuovo, le placche indicavano solo i nomi dei reggenti ed in breve la loro storia. Fu colpita però dalle date.
"112-235 della prima era... longevi questi Ilbechin, 123 anni di regno non sono po..." Alea si interruppe bruscamente assorta dai pensieri. Impossibile per qualunque essere umano vivere così a lungo, inoltre la data indicava la durata del regno e non della vita del reggente. Corse così verso la seconda fontana per leggere la targa.
"235-393 della prima era... no, non è possibile. Ilbechin o meno, non possono aver esteso la propria vita..." Corse dunque alla terza fontana.
"393 della prima era - 213 della seconda... che sia questo il motivo per cui sono scomparsi? Hanno scoperto il segreto della vita eterna e gli Dei li hanno puniti?" Alea non era mai stata religiosa, ma è un dato di fatto che le divinità siano reali, nel corso dei millenni più volte si sono mostrate ed hanno preso parte agli eventi che hanno dettato il cambio delle ere.
"Ne è rimasta solo una!" Pensò tra se e se raggiungendo l'ultima fontana.
"213 della seconda era - 178 della terza, e poi, pochi anni dopo, la fine dell'impero..."
Alea iniziò a sudare fredda, l'antico impero aveva realmente scoperto la vita eterna, o quantomeno il segreto della longevità.
"N-no... non è possibile. Se ciò fosse vero, questo significherebbe che io... io..."
Erano ormai passati 12 anni da quando Alea fu ritrovata tra i resti di un naufragio, non ricordava nulla del viaggio, né della nave su cui si trovava, né di tutto ciò che era accaduto prima, ciò che le rimaneva di se stessa era il suo nome. E in tutti quegli anni era rimasta perfettamente uguale, come se il tempo non l'avesse mai nemmeno sfiorata, mentre aveva visto molta altra gente invecchiare, gente che aveva imparato a conoscere, amici e anche nemici.
Le sue gambe cedettero e rimase in ginocchio per diversi minuti, con lo sguardo perso nel vuoto, ancora nel tentativo di realizzare ciò che credeva di avere appena scoperto.
Finché un lampo di luce colpì la sua attenzione.
domenica 11 maggio 2014
Cronache di Leggende Perdute - V
La terra tremò un'ultima volta, violentemente, poi tutto tacque.
Irradiate dalla luce del cristallo, le statue dei reggenti iniziarono a mutare, prendendo colore e con esso anche la vita.
I quattro antichi reggenti discesero fluttuando dalle fontane, che fino ad allora avevano servito loro da piedistallo.
Percependo il pericolo che le statue animate ponevano, Alea si preparò ad un qualsiasi attacco, parandosi dietro al solido scudo ed osservando attentamente i loro movimenti.
Irradiate dalla luce del cristallo, le statue dei reggenti iniziarono a mutare, prendendo colore e con esso anche la vita.
I quattro antichi reggenti discesero fluttuando dalle fontane, che fino ad allora avevano servito loro da piedistallo.
Percependo il pericolo che le statue animate ponevano, Alea si preparò ad un qualsiasi attacco, parandosi dietro al solido scudo ed osservando attentamente i loro movimenti.
Tuttavia le statue non attaccarono, allungarono invece le mani verso il cristallo ed iniziarono a cantare una nenia nella lingua degli antichi.
Alea comprendeva bene quelle parole anche se non sapeva il perchè.
La canzone suonava come una profezia, parlava della resurrezione dell'antica civiltà se il grande cristallo della vita fosse stato riattivato.
Terminata la nenia, armi di cristallo apparvero tra le mani delle statue, e queste si rivolsero minacciose verso Alea.
"Tu che disturbi il sonno dei grandi quattro, dichiara le tue intenzioni o preparati ad affrontare la nostra ira."
Disse una delle quattro statue, incredibilmente parlando nella lingua comune.
"Sono qui in cerca di risposte, non voglio causare problemi né disturbare il sonno degli antichi." Gridò Alea continuando a ripararsi dietro lo scudo.
"Poni dunque il tuo quesito, Bekku, ma sappi che le risposte che cerchi potrebbero non trovarsi in questo luogo."
Dopo essere arrivata così lontano sarebbe stato stupido non approfittare dell'occasione per saperne di più, se non sul suo passato, almeno sulle placche metalliche presenti sul suo corpo.
Dopo qualche attimo di esitazione, Alea prese coraggio e si fece avanti.
"Voglio sapere chi sono, voglio ricordare il mio passato e voglio sapere cosa sono queste placche metalliche sul mio corpo!" Chiese mostrando l'anello sulla coda.
La statua osservò silente per dei lunghi attimi, poi come colta da stupore disse "Non è possibile... quei sigilli non dovrebbero..."
Una forte esplosione interruppe la voce degli antichi. Una sfera di fuoco aveva colpito in pieno la statua.
"Che cos...?"
Alea si girò di scatto verso il punto da cui era partita la sfera.
Un gruppo di avventurieri aveva raggiunto il luogo e senza troppe cerimonie aveva deciso di dare battaglia.
"Hahaha! Visto? Che vi avevo detto? Questi golem non sono altro che un mucchietto di pietre!"
"Fa attenzione, questi sembrano più forti degli altri."
"S-stai bene?" Chiese ad Alea un piccolo Bamana che sembrava essere il curatore del gruppo.
Le statue tuttavia non diedero loro il tempo di continuare la conversazione. Il contrattacco partì rapido e delle sfere di energia si schiantarono al suolo proprio davati al gruppo di avventurieri, che a malapena riuscì a schivarle.
"Dannazione!" Gridò Alea nello schivare l'esplosione.
"Perché ogni volta ci deve essere un'interruzione?"
Rialzandosi ed utilizzando la gemma di risonanza, modificò il suo equipaggiamento in una più leggera armatura a scaglie, di colore nero e viola scuro, trasformando spada e scudo in una robusta lancia il cui aspetto ricordava vagamente un drago.
"M-ma come hai fatto a cambiare così velocemente?" Chiese il mago incredulo.
"Non c'è tempo. Concentratevi!" Rispose con tono glaciale Alea, scagliandosi all'attacco verso la statua più vicina.
"Non suppongo sia possibile discuterne civilmente, vero?"
La statua non rispose, limitandosi ad attaccare nuovamente il gruppo con le sfere di energia.
Puntando la lancia al suolo e sfruttandola come asta per un salto altissimo, la Bekku schivò completamente l'attacco, che andò a schiantarsi al suolo alzando polvere e detriti.
"Tu con l'armatura pesante, tieni distratte le altre statue! Mago, prepara il tuo incantesimo più potente e scaglialo contro quella statua con lo scudo! E tu, mantieni in salute i tuoi compagni!" Gridò ancora in aria, puntando la sua lancia verso la statua e piombandosi in picchiata su di essa.
"E a te ci penso io..."
Un'intensa energia si concentrò sulla punta della lancia, trascinandosi appresso una scia di mana e scintille, creando l'illusione di petali di ciliegio.
L'impatto fu tremendo, l'onda d'urto spazzò via la polvere ed i detriti nel raggio di un paio di metri.
La statua trafitta dalla lancia rimase immobile per quella che sembrò un'eternità, poi lentamente voltò il busto verso Alea, allungando un braccio ad indicarla.
"Tu... non dovresti... essere qui... Alea..."
Lentamente il colore svanì, e la statua tornò nella sua forma granitica.
Gli avventurieri continuarono il loro combattimento ancora per diversi minuti.
Eseguendo i comandi che Alea impartiva loro riuscirono piano piano a sconfiggere i propri avversari.
Con le statue nuovamente in pietra, il cristallo smise di vibrare ed emettere energia, riacquistando l'originale colore azzurro.
Tutti i golem di sicurezza cessarono di funzionare, tornando ad essere semplici cumuli di roccia.
"Uff... alla fine ce l'abbiamo fatta, questo è stato senza dubbio il combattimento più duro che abbiamo affrontato" Il guerriero posò la pesante ascia bipenne al suolo utilizzandola come appoggio per riprendere fiato.
"U-un solo minuto in più e-e le mie riserve magiche si sarebbero esaurite. Siamo stati fortunati!" Il piccolo mago bianco si sedette per riposare.
"Hahaha! Ve l'avevo detto che sarebbe stato un gioco da ragazzi! Con i miei potenti incantesimi nessuno può batterci!"
Lo stregone si girò poi verso Alea, avvicinandosi a lei con fare spavaldo.
"Non c'è bisogno che ci ringrazi per averti salvata, per noi è stato un piacere, siamo degli Eroi dopotutto! Hahaha!"
Senza dire una parola Alea si fece avanti e alzando la mano tirò uno schiaffo al mago.
Gli altri due avventurieri guardarono la scena sbalorditi, mentre il mago portava le sue mani sul volto dove era stato colpito.
"Ma sei pazza? È così che ringrazi chi ti ha aiutata?" Gridò il mago infuriato.
"Aiutata? AIUTATA? TU non hai la più pallida idea di cosa avete combinato! Non ero mai stata così vicina al mio obiettivo e siete arrivati voi a rovinare tutto! Non ho avuto le risposte che cercavo ed ora non ho più nemmeno alcun indizio su dove cercarle!"
Visibilmente scossa dalla rabbia, Alea inspirò profondamente per calmarsi prima di continuare.
"E se non fosse stato per me e i miei consigli, a quest'ora sareste tutti morti. Da quanto tempo fate gli avventurieri? Un mese? Non conoscete le basi del combattimento e non sapete nemmeno organizzarvi come gruppo, come potete pensare di affrontare sfide di questo genere?"
"A-abbiamo ottenuto le nostre gemme u-una s-settimana fa..." Rispose timidamente il piccolo mago.
"Una settimana..." Disse Alea portandosi una mano alla fronte e scuotendo il capo in segno di disappunto.
"Scommetto che non sapete nemmeno come funzionano le gemme di risonanza vero?"
I tre annuirono.
"Sappiamo che il numero di colori indica la potenza dell'utilizzatore e le diverse tecniche di combattimento che può utilizzare" Rispose il guerriero mostrando la sua gemma tricolore.
"Abbiamo tutti una gemma tricolore." Aggiunse. "In genere le persone ne hanno di monocromatiche o due colori, quindi noi siamo più forti, non è così?"
Alea sospirò profondamente e scosse il capo.
"Non sapete proprio nulla eh? Aprite bene le orecchie perché non ho intenzione di ripetermi!"
I giovani avventurieri si sedettero ed annuirono, ascoltando attentamente le parole della Bekku.
"Non suppongo sia possibile discuterne civilmente, vero?"
La statua non rispose, limitandosi ad attaccare nuovamente il gruppo con le sfere di energia.
Puntando la lancia al suolo e sfruttandola come asta per un salto altissimo, la Bekku schivò completamente l'attacco, che andò a schiantarsi al suolo alzando polvere e detriti.
"Tu con l'armatura pesante, tieni distratte le altre statue! Mago, prepara il tuo incantesimo più potente e scaglialo contro quella statua con lo scudo! E tu, mantieni in salute i tuoi compagni!" Gridò ancora in aria, puntando la sua lancia verso la statua e piombandosi in picchiata su di essa.
"E a te ci penso io..."
Un'intensa energia si concentrò sulla punta della lancia, trascinandosi appresso una scia di mana e scintille, creando l'illusione di petali di ciliegio.
L'impatto fu tremendo, l'onda d'urto spazzò via la polvere ed i detriti nel raggio di un paio di metri.
La statua trafitta dalla lancia rimase immobile per quella che sembrò un'eternità, poi lentamente voltò il busto verso Alea, allungando un braccio ad indicarla.
"Tu... non dovresti... essere qui... Alea..."
Lentamente il colore svanì, e la statua tornò nella sua forma granitica.
Gli avventurieri continuarono il loro combattimento ancora per diversi minuti.
Eseguendo i comandi che Alea impartiva loro riuscirono piano piano a sconfiggere i propri avversari.
Con le statue nuovamente in pietra, il cristallo smise di vibrare ed emettere energia, riacquistando l'originale colore azzurro.
Tutti i golem di sicurezza cessarono di funzionare, tornando ad essere semplici cumuli di roccia.
"Uff... alla fine ce l'abbiamo fatta, questo è stato senza dubbio il combattimento più duro che abbiamo affrontato" Il guerriero posò la pesante ascia bipenne al suolo utilizzandola come appoggio per riprendere fiato.
"U-un solo minuto in più e-e le mie riserve magiche si sarebbero esaurite. Siamo stati fortunati!" Il piccolo mago bianco si sedette per riposare.
"Hahaha! Ve l'avevo detto che sarebbe stato un gioco da ragazzi! Con i miei potenti incantesimi nessuno può batterci!"
Lo stregone si girò poi verso Alea, avvicinandosi a lei con fare spavaldo.
"Non c'è bisogno che ci ringrazi per averti salvata, per noi è stato un piacere, siamo degli Eroi dopotutto! Hahaha!"
Senza dire una parola Alea si fece avanti e alzando la mano tirò uno schiaffo al mago.
Gli altri due avventurieri guardarono la scena sbalorditi, mentre il mago portava le sue mani sul volto dove era stato colpito.
"Ma sei pazza? È così che ringrazi chi ti ha aiutata?" Gridò il mago infuriato.
"Aiutata? AIUTATA? TU non hai la più pallida idea di cosa avete combinato! Non ero mai stata così vicina al mio obiettivo e siete arrivati voi a rovinare tutto! Non ho avuto le risposte che cercavo ed ora non ho più nemmeno alcun indizio su dove cercarle!"
Visibilmente scossa dalla rabbia, Alea inspirò profondamente per calmarsi prima di continuare.
"E se non fosse stato per me e i miei consigli, a quest'ora sareste tutti morti. Da quanto tempo fate gli avventurieri? Un mese? Non conoscete le basi del combattimento e non sapete nemmeno organizzarvi come gruppo, come potete pensare di affrontare sfide di questo genere?"
"A-abbiamo ottenuto le nostre gemme u-una s-settimana fa..." Rispose timidamente il piccolo mago.
"Una settimana..." Disse Alea portandosi una mano alla fronte e scuotendo il capo in segno di disappunto.
"Scommetto che non sapete nemmeno come funzionano le gemme di risonanza vero?"
I tre annuirono.
"Sappiamo che il numero di colori indica la potenza dell'utilizzatore e le diverse tecniche di combattimento che può utilizzare" Rispose il guerriero mostrando la sua gemma tricolore.
"Abbiamo tutti una gemma tricolore." Aggiunse. "In genere le persone ne hanno di monocromatiche o due colori, quindi noi siamo più forti, non è così?"
Alea sospirò profondamente e scosse il capo.
"Non sapete proprio nulla eh? Aprite bene le orecchie perché non ho intenzione di ripetermi!"
I giovani avventurieri si sedettero ed annuirono, ascoltando attentamente le parole della Bekku.
venerdì 18 aprile 2014
Cronache di Leggende Perdute - IV
La fioca luce azzurra dei cristalli era tutto ciò che illuminava l'immenso sotterraneo.
Rovine di antichi palazzi e cumuli di macerie si estendevano a perdita d'occhio in quella enorme struttura sorretta da giganteschi pilastri in Cermet.
Gli ultimi resti dell'antica civiltà Ilbechin.
Un impero interamente fondato sulla magitecnologia.
La sua grandezza fu tale che per ben 3 ere regnò sul mondo intero, fino alla sua improvvisa estinzione.
Come una tale potenza potesse essere stata annientata da un giorno all'altro è un mistero che ancora oggi rimane da scoprire, e tutti gli studiosi di Thidin erano ancora alla ricerca di qualche indizio che potesse lasciar intendere cosa accadde.
Per quanto quelle rovine potessero essere affascinanti, Alea non poteva permettersi di perdere tempo curiosando in giro. Percepiva infatti la pericolosità di quel luogo, ed un qualsiasi passo falso avrebbe potuto significare problemi.
Il lungo selciato conduceva verso il centro della città, la zona più luminosa delle rovine, dove sicuramente si trovava il cristallo e possibilmente anche ciò di cui era alla ricerca.
"C'è qualcosa che non va. Possibile che non abbia ancora individuato alcuna trappola o nemico?" Pensò Alea parlando tra se e se.
Il cammino fino a quel punto era stato fin troppo semplice, come mai anche dopo essersi addentrati così tanto nelle rovine nessun meccanismo di difesa si era attivato?
Non si sentivano nemmeno suoni di battaglia in lontananza, nessun altro avventuriero era presente?
Alea continuò ad avanzare, ma più lentamente, cercando attentamente di percepire qualsiasi segno che potesse tradire la presenza di qualche nemico celato.
Improvvisamente la terra fu scossa, alcune tra le macerie più instabili crollarono sollevando nubi di polvere. La luce del cristallo in lontananza pulsò, emanando onde di energia per tutta la città.
Dai resti fatiscenti delle case mostri di terra e roccia presero vita.
I golem guardiani erano nuovamente attivi.
"Oh! Il comitato d'accoglienza... un po' in ritardo?" Disse Alea prendendo rapidamente la gemma di risonanza e levandola al cielo, mentre un golem si rianimava proprio davanti a lei.
Con un intenso bagliore, gli abiti di Alea mutarono.
La cappa color sabbia scomparve, assieme alle protezioni in pelle che prima indossava, sostituite da una candida armatura rifinita in oro, argento e blu.
Uno scudo ed una spada apparvero tra le sue mani, entrambi emettevano un'aura iridescente proprio come la gemma.
Senza farsi attendere, il Golem portò un primo attacco, che fu immediatamente bloccato dallo scudo, seguito da un veloce sgualembro che lasciò un profondo solco nel corpo roccioso del golem, tuttavia il costrutto non sembrò risentirne minimamente.
Continuando a parare e schivare gli attacchi, Alea riuscì a distanziarsi quanto bastava dal suo nemico, ed impugnando la spada con entrambe le mani caricò il golem. L'affondo trafisse il torso del costrutto, rompendo il cristallo nascosto all'interno.
Con un rapido balzo all'indietro la giovane Bekku si distanziò nuovamente dal golem che dimenandosi incontrollatamente cominciò a sgretolarsi fino a ritornare un semplice cumulo di macerie.
"E anche questa è fatta... spero di non incontrarne molti altri, non ho tutto questo tempo da perdere."
Alea riprese a camminare, facendo attenzione ad evitare tutti i costrutti che incontrava sul suo cammino, approfittando dei vari vicoli tra le costruzioni in rovina dove i golem non sarebbero potuti passare.
Tenere traccia del tempo era difficile non potendo vedere il cielo, ma erano sicuramente passate diverse ore dal suo ingresso nelle rovine, la zona centrale della città doveva ormai essere vicina.
Svoltando un ultimo angolo Alea raggiunse finalmente il centro della città.
Un'enorme piazza illuminata dal maestoso cristallo al suo centro mostrava ancora la magnificenza dell'impero Ilbechin. Quattro fontane ancora intatte anche se completamente asciutte ormai da millenni, indicavano i punti cardinali, e le statue su di esse rappresentavano i quattro reggenti dell'impero.
Alea esaminò le fontane una per una, tutte portavano una placca metallica, identiche in tutto e per tutto a quelle sul suo corpo.
I caratteri incisi raccontavano brevemente le vite dei reggenti, e di come grazie alla magitecnologia riuscirono a far prosperare l'Impero.
Tuttavia non trovò alcuna informazione inerente alla sua condizione o al suo passato.
"Beh, almeno ora so per certo che c'è un collegamento con l'antica Ilbechin..." disse sospirando profondamente.
Continuando a girare per la piazza in cerca di altri indizi, Alea si avvicinò al cristallo. Non fece tuttavia in tempo a raggiungerlo che la terra tremò nuovamente. Il cristallo vibrò fortemente, risonando all'interno della caverna ed emanando nuove onde di energia, questa volta però si tinse di rosso.
Rovine di antichi palazzi e cumuli di macerie si estendevano a perdita d'occhio in quella enorme struttura sorretta da giganteschi pilastri in Cermet.
Gli ultimi resti dell'antica civiltà Ilbechin.
Un impero interamente fondato sulla magitecnologia.
La sua grandezza fu tale che per ben 3 ere regnò sul mondo intero, fino alla sua improvvisa estinzione.
Come una tale potenza potesse essere stata annientata da un giorno all'altro è un mistero che ancora oggi rimane da scoprire, e tutti gli studiosi di Thidin erano ancora alla ricerca di qualche indizio che potesse lasciar intendere cosa accadde.
Per quanto quelle rovine potessero essere affascinanti, Alea non poteva permettersi di perdere tempo curiosando in giro. Percepiva infatti la pericolosità di quel luogo, ed un qualsiasi passo falso avrebbe potuto significare problemi.
Il lungo selciato conduceva verso il centro della città, la zona più luminosa delle rovine, dove sicuramente si trovava il cristallo e possibilmente anche ciò di cui era alla ricerca.
"C'è qualcosa che non va. Possibile che non abbia ancora individuato alcuna trappola o nemico?" Pensò Alea parlando tra se e se.
Il cammino fino a quel punto era stato fin troppo semplice, come mai anche dopo essersi addentrati così tanto nelle rovine nessun meccanismo di difesa si era attivato?
Non si sentivano nemmeno suoni di battaglia in lontananza, nessun altro avventuriero era presente?
Alea continuò ad avanzare, ma più lentamente, cercando attentamente di percepire qualsiasi segno che potesse tradire la presenza di qualche nemico celato.
Improvvisamente la terra fu scossa, alcune tra le macerie più instabili crollarono sollevando nubi di polvere. La luce del cristallo in lontananza pulsò, emanando onde di energia per tutta la città.
Dai resti fatiscenti delle case mostri di terra e roccia presero vita.
I golem guardiani erano nuovamente attivi.
"Oh! Il comitato d'accoglienza... un po' in ritardo?" Disse Alea prendendo rapidamente la gemma di risonanza e levandola al cielo, mentre un golem si rianimava proprio davanti a lei.
Con un intenso bagliore, gli abiti di Alea mutarono.
La cappa color sabbia scomparve, assieme alle protezioni in pelle che prima indossava, sostituite da una candida armatura rifinita in oro, argento e blu.
Uno scudo ed una spada apparvero tra le sue mani, entrambi emettevano un'aura iridescente proprio come la gemma.
Senza farsi attendere, il Golem portò un primo attacco, che fu immediatamente bloccato dallo scudo, seguito da un veloce sgualembro che lasciò un profondo solco nel corpo roccioso del golem, tuttavia il costrutto non sembrò risentirne minimamente.
Continuando a parare e schivare gli attacchi, Alea riuscì a distanziarsi quanto bastava dal suo nemico, ed impugnando la spada con entrambe le mani caricò il golem. L'affondo trafisse il torso del costrutto, rompendo il cristallo nascosto all'interno.
Con un rapido balzo all'indietro la giovane Bekku si distanziò nuovamente dal golem che dimenandosi incontrollatamente cominciò a sgretolarsi fino a ritornare un semplice cumulo di macerie.
"E anche questa è fatta... spero di non incontrarne molti altri, non ho tutto questo tempo da perdere."
Alea riprese a camminare, facendo attenzione ad evitare tutti i costrutti che incontrava sul suo cammino, approfittando dei vari vicoli tra le costruzioni in rovina dove i golem non sarebbero potuti passare.
Tenere traccia del tempo era difficile non potendo vedere il cielo, ma erano sicuramente passate diverse ore dal suo ingresso nelle rovine, la zona centrale della città doveva ormai essere vicina.
Svoltando un ultimo angolo Alea raggiunse finalmente il centro della città.
Un'enorme piazza illuminata dal maestoso cristallo al suo centro mostrava ancora la magnificenza dell'impero Ilbechin. Quattro fontane ancora intatte anche se completamente asciutte ormai da millenni, indicavano i punti cardinali, e le statue su di esse rappresentavano i quattro reggenti dell'impero.
Alea esaminò le fontane una per una, tutte portavano una placca metallica, identiche in tutto e per tutto a quelle sul suo corpo.
I caratteri incisi raccontavano brevemente le vite dei reggenti, e di come grazie alla magitecnologia riuscirono a far prosperare l'Impero.
Tuttavia non trovò alcuna informazione inerente alla sua condizione o al suo passato.
"Beh, almeno ora so per certo che c'è un collegamento con l'antica Ilbechin..." disse sospirando profondamente.
Continuando a girare per la piazza in cerca di altri indizi, Alea si avvicinò al cristallo. Non fece tuttavia in tempo a raggiungerlo che la terra tremò nuovamente. Il cristallo vibrò fortemente, risonando all'interno della caverna ed emanando nuove onde di energia, questa volta però si tinse di rosso.
martedì 8 aprile 2014
Cronache di Leggende Perdute - III
Le rovine di Thi'Saiuaela non erano molto distanti dalla città.
Di buon passo sarebbero bastati solo due giorni di cammino.
Tuttavia, la difficoltà maggiore sarebbe stata nel guadagnare l'accesso all'antica città. Solo agli utilizzatori delle gemme di risonanza era consentito accedere alle antiche rovine sparse in tutto il mondo, per via della loro pericolosità.
Sebbene Alea ne possedesse una, metterla in mostra non era tra le sue predilezioni a causa dell'unicità di quella gemma.
Arrivata nei pressi dei resti dell'antica città, fu d'obbligo una sosta al vicino campo delle forze dell'unione. Trattandosi di un luogo di estrema importanza, le forze alleate delle quattro nazioni presiedevano l'area, e l'accesso all'entrata era controllato costantemente, anche se in realtà si trovavano lì più per evitare che qualcosa uscisse anziché entrare.
Di buon passo sarebbero bastati solo due giorni di cammino.
Tuttavia, la difficoltà maggiore sarebbe stata nel guadagnare l'accesso all'antica città. Solo agli utilizzatori delle gemme di risonanza era consentito accedere alle antiche rovine sparse in tutto il mondo, per via della loro pericolosità.
Sebbene Alea ne possedesse una, metterla in mostra non era tra le sue predilezioni a causa dell'unicità di quella gemma.
Arrivata nei pressi dei resti dell'antica città, fu d'obbligo una sosta al vicino campo delle forze dell'unione. Trattandosi di un luogo di estrema importanza, le forze alleate delle quattro nazioni presiedevano l'area, e l'accesso all'entrata era controllato costantemente, anche se in realtà si trovavano lì più per evitare che qualcosa uscisse anziché entrare.
Un gruppo di avventurieri discuteva animatamente con i membri della guardia per l'ispezione delle gemme.
Trattandosi di un sito molto pericoloso, solo i possessori di gemme con tre o più colori erano autorizzati ad accedere e ognuno di se poteva portare uno o più compagni a seconda di quanto fosse potente il cristallo.
"Spiacente, ma lei non può passare, con una gemma monocromatica rischierebbe solo la vita."
Disse la guardia fermando l'ultimo membro del gruppo.
"Ma come? Sono l'unico con capacità di guarigione tra loro, come possono fare senza di me?"
"Ci dispiace, ma è troppo pericoloso. Nessuno del vostro gruppo ha una gemma di risonanza che possa permettere l'accesso di un membro aggiuntivo, il tuo capogruppo ha già l'altro ragazzo sotto la sua responsabilità, e con una gemma tricolore non può permettersi di portare qualcun altro."
Con non poco disappunto, gli avventurieri lasciarono il posto e si diressero altrove, probabilmente verso altre rovine più accessibili.
"Sono davvero così pericolose queste rovine?" Chiese Alea alla guardia.
"Sembrerebbe proprio di si, da quando sono state scoperte, numerosi avventurieri hanno tentato di raggiungere la zona centrale, dove si dice sia presente uno tra i più grandi cristalli esistenti al mondo.Tuttavia nessuno di quei gruppi è mai tornato. Il posto pullula di mostri e ci sono innumerevoli trappole magiche, il più delle persone esce pochi minuti dopo l'ingresso e non sempre sono così fortunati da uscire interi."
"Capisco. A quanto pare non sarà semplice come speravo."
"Oh, sei qui per entrare nelle rovine anche tu?" Chiese scrutando attentamente Alea.
Trattandosi di un sito molto pericoloso, solo i possessori di gemme con tre o più colori erano autorizzati ad accedere e ognuno di se poteva portare uno o più compagni a seconda di quanto fosse potente il cristallo.
"Spiacente, ma lei non può passare, con una gemma monocromatica rischierebbe solo la vita."
Disse la guardia fermando l'ultimo membro del gruppo.
"Ma come? Sono l'unico con capacità di guarigione tra loro, come possono fare senza di me?"
"Ci dispiace, ma è troppo pericoloso. Nessuno del vostro gruppo ha una gemma di risonanza che possa permettere l'accesso di un membro aggiuntivo, il tuo capogruppo ha già l'altro ragazzo sotto la sua responsabilità, e con una gemma tricolore non può permettersi di portare qualcun altro."
Con non poco disappunto, gli avventurieri lasciarono il posto e si diressero altrove, probabilmente verso altre rovine più accessibili.
"Sono davvero così pericolose queste rovine?" Chiese Alea alla guardia.
"Sembrerebbe proprio di si, da quando sono state scoperte, numerosi avventurieri hanno tentato di raggiungere la zona centrale, dove si dice sia presente uno tra i più grandi cristalli esistenti al mondo.Tuttavia nessuno di quei gruppi è mai tornato. Il posto pullula di mostri e ci sono innumerevoli trappole magiche, il più delle persone esce pochi minuti dopo l'ingresso e non sempre sono così fortunati da uscire interi."
"Capisco. A quanto pare non sarà semplice come speravo."
"Oh, sei qui per entrare nelle rovine anche tu?" Chiese scrutando attentamente Alea.
"Scusa se te lo dico, ma a guardarti non sembreresti una persona adatta al combattimento. Comunque sia, sarà la tua gemma a mostrare quanto vali."
"È proprio necessario? Non mi piace mostrare quell'arnese in giro..."
"Che c'è? Non hai fiducia nelle tue capacità? Non preoccuparti, nessuno ti deriderà anche se la tua gemma è monocromatica. Il solo fatto di possederne una ti rende speciale. Anche se non forte come i membri della Guardia!"
Sospirando profondamente, Alea prese la gemma indossata come ciondolo e nascosta dalle vesti.
Quando aprì la mano un intenso bagliore quasi accecò i guardiani, per poi rimanere come uno scintillio sulla superficie iridescente del cristallo.
"N-non è possibile!" Gridò uno dei guardiani.
"Una gemma iridescente? L'unica mai vista prima è custodita a Pamai, sotto il controllo della guardia Reale!"
Con un altro sospiro Alea ripose la gemma sotto i vestiti.
"Ora posso passare?"
Le guardie si guardarono sbigottite, poi senza proferire parola annuirono.
Alea attraversò la barriera magica a protezione delle rovine, scendendo le scale che portavano all'antica città sotterranea di Thi'Saiuaela.
Con un altro sospiro Alea ripose la gemma sotto i vestiti.
"Ora posso passare?"
Le guardie si guardarono sbigottite, poi senza proferire parola annuirono.
Alea attraversò la barriera magica a protezione delle rovine, scendendo le scale che portavano all'antica città sotterranea di Thi'Saiuaela.
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