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sabato 4 ottobre 2014

Cronache di Leggende Perdute - XIV

La gemma ruotò vorticosamente attorno al piedistallo, la sua luce illuminava completamente la stanza.
"Cosa sta succedendo?"
Chiese il vecchio estremamente preoccupato.
"Non lo so, non era mai accaduto prima!" Alea era preoccupata quanto se non più di Evard.
Improvvisamente la gemma si fermò esattamente al di sopra del piedistallo, vibrando iniziò ad emanare onde di energia luminosa.
Al apparve, fuoriuscendo dalla pietra e fluttuando raggiunse la gemma poggiata sul piedistallo, che iniziò a risplendere a sua volta, come se fosse tornata in vita.
"Questa non è una gemma di risonanza." Spiegò Al.
"Non dovrebbe nemmeno trovarsi qui, questo è uno strumento molto pericoloso nel suo stato attuale."
Senza aggiungere altro, Al toccò la pietra, che nelle sue mani evaporò in uno sbuffo di energia, assorbito dalla gemma di risonanza.
Al scese dal piedistallo, tornando al fianco della Bekku e così fece anche la gemma di risonanza, tornando al suo aspetto normale.
Lo studioso rimase di stucco nell'assistere alla scena, mai nella sua lunga vita gli era capitato di assistere ad un evento simile, e tra lo stupore nel vedere Al materializzarsi e il pezzo più importante della collezione del museo sparire non sapeva da dove cominciare a porre le sue domande.
"Al! Restituisci subito quella gemma!" Gridò Alea infuriata, l'ultima cosa che avrebbe voluto sarebbe stato passare per una ladra.
"Non posso, ma suppongo siano necessarie delle spiegazioni. Sono sicura che anche Evard capirà e ci permetterà di tenere questa pietra."
Il Teyvam osservava attentamente la piccola Bekku, poi portando la mano al mento disse.
"Non ho capito molto di ciò che è appena accaduto, ma sono sicuro che ci spiegerai tutto, non è vero piccola?"
Fece poi cenno alle due di seguirlo, attraversando nuovamente il corridoio e l'atrio, giunsero ad una nuova porta che dava sull'ufficio dello studioso.
La stanza era di dimensioni modeste, una scrivania, due sedie per gli ospiti e libri, tanti libri, libri ovunque.
Il Vecchio tolse alcuni volumi appoggiati sulle sedie e li ripose tra le varie pile che decoravano la stanza.
"Prego, sedetevi pure."
Evard andò a sedersi alla scrivania, su quello che somigliava più ad un trono che ad una semplice sedia.
"Bene ragazze, che ne dite di cominciare dal principio?" Il volto dell'anziano era illuminato dalla curiosità, era evidente che la sua sete di conoscenza prevaleva anche nelle situazioni più complesse.
Alea raccontò di se stessa, della perdita di memoria e della sua estenuante ricerca del suo passato. Insieme ad Al raccontò degli ultimi avvenimenti, del viaggio a Rohe e del motivo della sua visita al museo.
"Interessante, molto interessante. E così sei riuscita a raggiungere il cristallo perduto di Thi'Saiuaela e ne hai persino sconfitto i guardiani. Incredibile, eppure sento che ciò che racconti sia la verità. Anche perché i rapporti della Guardia confermano il tuo racconto, almeno in parte, poiché nessuno ti ha mai vista uscire dalle rovine."
"Come fa a sapere del rapporto della Guardia?" Chiese Alea incuriosita.
"Beh, lo studio di quelle rovine è affidato a me. O almeno lo era finché non mi sono ritirato, sai, ad una certa età si inizia a risentire della stanchezza!" Il vecchio rise sonoramente.
"Ebbene dunque, questa gemma che in realtà non è una gemma, cosa sarebbe?" Chiese rivolgendosi ad Al.
Con un aria preoccupata, la piccola osservò prima Alea, poi il vecchio ed infine sospirò profondamente, iniziando a spiegare.
"Questa pietra simile ad una gemma di risonanza è in realtà una parte di un'arma, costruita dagli antichi Ilbechin."
Si fermò un momento, poi continuò.
"La dinastia imperiale era ossessionata dal potere. I reggenti erano convinti che solo diventando immortali avrebbero potuto mantenere la loro potenza e il controllo sulla popolazione. Fu così che iniziarono gli studi sull'incremento della vita e la clonazione."
Lo studioso rimase a bocca aperta, neanche lui era a conoscenza di tali dettagli.
Al proseguì con la spiegazione.
"Sulle targhe nelle rovine Alea ha potuto vedere come la vita dei reggenti fosse molto più lunga rispetto al normale, quelli furono i risultati degli studi. Tuttavia alcune persone temevano questa acquisita immortalità. Alcuni degli studiosi decisero di creare in segreto un'arma che potesse porre fine al dominio Ilbechin in caso di necessità. Questa gemma è un pezzo di quell'arma."
Il vecchio rimase in silenzio, cercando di riorganizzare le informazioni ricevute con quello che sapeva sugli Ilbechin.
"Dunque la calamità che pose fine alla terza era..."
Al annuì.
"Come gli studiosi avevano previsto, l'ultimo reggente impazzì. Aveva vissuto troppo a lungo, ed ossessionato dalla sua sete di potere iniziò a fare ricorso alla magia proibita, per diventare ancora più forte e soggiogare ciò che rimaneva degli altri imperi. Non ci fu scelta, l'arma andava usata. Immaginate, una singola persona con l'addestramento e l'esperienza, in qualche decennio può far diventare la propria gemma multicolore, cosa sarebbe in grado di fare chi ha secoli di vita da spendere?"
"E quindi l'impero Ilbechin fu sterminato così... non oso immaginare quanto possa essere potente e distruttiva quest'arma." Disse il vecchio.
"In realtà, l'arma non avrebbe dovuto causare tutta quella distruzione, ma il tempo stringeva e non riuscirono a completarla, il catalizzatore che avrebbe dovuto regolarne la potenza non era ancora maturo, così usarono un prototipo. I pochi sopravvissuti decisero di smantellarla e disperderla per il mondo, visto che non era possibile distruggerla. L'arma fu divisa tra i 12 studiosi rimasti, ed ognuno andò per la sua strada."

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